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Arrivati in prossimità del traguardo finale, che metterà il definitivo punto all’avventura di uno degli show più amati e significativi dell’ultimo decennio televisivo, è ormai chiara la direzione che gli sceneggiatori avevano intenzione di prendere e che probabilmente hanno avuto in mente dal primo secondo della stagione finale, con buona pace di chi, legittimamente, si aspettava qualcosa di diverso e più accattivante.
Homeland è sempre stato lo show dedicato a Carrie e Saul, i due personaggi più significativi e la puntata in questione restituisce una panoramica a sorpresa molto ampia a chi guarda, lasciando di volta in volta indizi all’interno dei flashback sulla vita di Saul, qualcosa di raramente approfondito dagli sceneggiatori fino ad oggi. Di solito episodi come questo portano alla morte del personaggio a cui viene dedicata ampia trattazione, ma alcuni dettagli rendono chiarissimo il motivo per cui in questo caso non succeda e perché l’ultimo episodio metterà insieme le due anime che fino ad oggi hanno dato di più a Homeland.
L’unione delle vicende parte da lontano e si materializza sempre di più grazie anche alle informazioni già acquisite nei precedenti episodi. “The English Teacher” chiarisce anche l’eccezionale abilità di Carrie nel suo lavoro (per quanto strana considerando la facilità con cui si muove pur essendo un soggetto altamente sospetto) e soprattutto la sua enorme e sconfinata capacità di leggere nella mente del suo mentore.
Il primo passo è ovviamente quello di sfruttare ancora l’unica risorsa a cui può appigliarsi, ovvero Jenna. In questo caso il suo aiuto è fondamentale per sapere come Saul abbia aiutato un suo contatto a fuggire da Berlino mediante l’aiuto di una terza figura: la fantomatica professoressa di inglese a cui è dedicato il titolo dell’episodio e, misteriosamente, scomparsa dalla città poco tempo dopo. Si fa più chiara quindi la connessione di Saul col Cremlino ed il sospetto che germina dentro la protagonista (per gli spettatori confermato sia dai flashback, che raccontano lo spaccato di parte della vita di Saul a Berlino, sia da un taglio della regia che passa attivamente dalla foto tenuta in mano da Carrie con tale Anna Pomerantseva girata di spalle ancora relativamente giovane).
In questo caso sono opportune due osservazioni che giustamente indicano due punti estremamente deboli dell’episodio: la prima è notare l’abilità di Saul all’interno dei flashback e anche al di fuori di essi di produrre risorse arruolabili per il proprio lavoro, uno dei rari casi in cui si può osservare la sua abilità da spia e soprattutto capire come crea la propria rete di contatti, un qualcosa che probabilmente sarebbe stato più piacevole veder approfondito anche prima della penultima puntata in assoluto; la seconda è che Carrie non possiede le informazioni degli spettatori e non conosce alla perfezione i particolari del passato di Saul che le vengono raccontati solo parzialmente. Rimane difficile quindi credere che effettivamente possa risolvere gli enigmi dei libri in casa sua soltanto con la, seppur estrema, conoscenza della sua mente e qualche aiuto casuale. L’intervento del plot armor in questo caso è stato decisamente importante.
L’episodio, pur essendo senza ombra di dubbio il migliore dell’ultima stagione finora, suona comunque come un’occasione persa, al pari di tutto l’arco narrativo. Gli sceneggiatori hanno infatti abbandonato la storyline di Carrie portata al nemico quasi subito approfondendo di più il suo rapporto di botta e risposta con Saul e anche se l’idea della protagonista costretta dalle circostanze ad uccidere il suo mentore è per forza di cose molto allettante, con tutta probabilità l’altra strada sarebbe stata ben più interessante da percorrere.
Al di là di questo è impossibile non identificare con il dialogo tra Jenna e Saul gran parte dell’arco racchiuso nell’ottava stagione:
Homeland è sempre stato lo show dedicato a Carrie e Saul, i due personaggi più significativi e la puntata in questione restituisce una panoramica a sorpresa molto ampia a chi guarda, lasciando di volta in volta indizi all’interno dei flashback sulla vita di Saul, qualcosa di raramente approfondito dagli sceneggiatori fino ad oggi. Di solito episodi come questo portano alla morte del personaggio a cui viene dedicata ampia trattazione, ma alcuni dettagli rendono chiarissimo il motivo per cui in questo caso non succeda e perché l’ultimo episodio metterà insieme le due anime che fino ad oggi hanno dato di più a Homeland.
L’unione delle vicende parte da lontano e si materializza sempre di più grazie anche alle informazioni già acquisite nei precedenti episodi. “The English Teacher” chiarisce anche l’eccezionale abilità di Carrie nel suo lavoro (per quanto strana considerando la facilità con cui si muove pur essendo un soggetto altamente sospetto) e soprattutto la sua enorme e sconfinata capacità di leggere nella mente del suo mentore.
Il primo passo è ovviamente quello di sfruttare ancora l’unica risorsa a cui può appigliarsi, ovvero Jenna. In questo caso il suo aiuto è fondamentale per sapere come Saul abbia aiutato un suo contatto a fuggire da Berlino mediante l’aiuto di una terza figura: la fantomatica professoressa di inglese a cui è dedicato il titolo dell’episodio e, misteriosamente, scomparsa dalla città poco tempo dopo. Si fa più chiara quindi la connessione di Saul col Cremlino ed il sospetto che germina dentro la protagonista (per gli spettatori confermato sia dai flashback, che raccontano lo spaccato di parte della vita di Saul a Berlino, sia da un taglio della regia che passa attivamente dalla foto tenuta in mano da Carrie con tale Anna Pomerantseva girata di spalle ancora relativamente giovane).
In questo caso sono opportune due osservazioni che giustamente indicano due punti estremamente deboli dell’episodio: la prima è notare l’abilità di Saul all’interno dei flashback e anche al di fuori di essi di produrre risorse arruolabili per il proprio lavoro, uno dei rari casi in cui si può osservare la sua abilità da spia e soprattutto capire come crea la propria rete di contatti, un qualcosa che probabilmente sarebbe stato più piacevole veder approfondito anche prima della penultima puntata in assoluto; la seconda è che Carrie non possiede le informazioni degli spettatori e non conosce alla perfezione i particolari del passato di Saul che le vengono raccontati solo parzialmente. Rimane difficile quindi credere che effettivamente possa risolvere gli enigmi dei libri in casa sua soltanto con la, seppur estrema, conoscenza della sua mente e qualche aiuto casuale. L’intervento del plot armor in questo caso è stato decisamente importante.
L’episodio, pur essendo senza ombra di dubbio il migliore dell’ultima stagione finora, suona comunque come un’occasione persa, al pari di tutto l’arco narrativo. Gli sceneggiatori hanno infatti abbandonato la storyline di Carrie portata al nemico quasi subito approfondendo di più il suo rapporto di botta e risposta con Saul e anche se l’idea della protagonista costretta dalle circostanze ad uccidere il suo mentore è per forza di cose molto allettante, con tutta probabilità l’altra strada sarebbe stata ben più interessante da percorrere.
Al di là di questo è impossibile non identificare con il dialogo tra Jenna e Saul gran parte dell’arco racchiuso nell’ottava stagione:
“I’m not exactly sure what she did or didn’t do or what mistakes she made. There’s always some. But everything she does, everything, is because she never loses sight of what’s important. And honestly, she’s the only person I’ve ever known I can say that of…When you’re dealing with Carrie, you have to do what she does. You have to decide for yourself what matters.“
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Considerando l’importanza dell’obiettivo, teso a questo punto a giustificare otto anni di tira e molla tra Carrie e la CIA e la volontà ferma di Saul di non rinunciare a lei nonostante tutto, la preparazione al gran finale sembra molto efficace. Non risolve in nessun modo i problemi maturati tra i personaggi all’interno delle inevitabili macchie narrative di uno show di otto stagioni, ma a questo punto è difficile anche pensare di farlo in poche puntate. Come Gromov ha ricordato, Carrie non ha effettivamente fatto tutto il possibile per salvare la situazione: sul piatto c’è quanto Homeland ha saputo esprimere in otto anni di onorata carriera. Dare una conclusione degna e che rispecchi il meglio di entrambe le personalità in gioco è certamente il modo più adatto per congedarsi.
Designated Driver 8×10 | 0.89 milioni – 0.1 rating |
The English Teacher 8×11 | 0.95 milioni – 0.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.