Uscito un po’ in sordina già qualche giorno fa, I Am Not Okay With This preannuncia però vendetta nel lungo periodo grazie a quello strano ma efficace mix di sofferenza adolescenziale, dark humour e superpoteri che ha sempre il suo perché. La serie si fa innanzitutto subito notare per i suoi sette (sì, solo sette) episodi della durata massima di 28 minuti (in generale anche 22 minuti), il che garantisce una certa rapidità di fruizione che, di questi tempi, scarseggia ma è anche estremamente gradita. A tutto ciò si aggiunge anche un elemento importante, ovvero l’origine dell’idea che, per dovere di cronaca, arriva direttamente dall’esperienza personale del suo creatore che ha perso il padre quando aveva 11 anni.
Guardando allo stile e alla struttura della serie tutto porterebbe a pensare ad una sorta di clone di The End Of This F***ing World ma in realtà I Am Not Okay With This deve le sue somiglianze a Charles Forsman che, coincidenza delle coincidenze, è lo stesso creatore di entrambi i titoli fumettistici. Così come Netflix è, anche ma non solo, il distributore principale di entrambi i prodotti. Insomma, tante caratteristiche in comune che da un lato danno l’idea di un qualcosa non propriamente originalissimo ma dall’altro fanno anche ben sperare visto il risultato del suo predecessore.
Syd: “Dear Diary go fuck yourself. Just kidding. I don’t know what to write in this stupid thing. Anyway, hi. My name is Sydney. I’m a boring 17-year-old white girl. I’m not special, is what I’m trying to say, and I’m okay with that.”
La series premiere si apre con una ragazza totalmente insanguinata che cammina di notte in mezzo alla strada parlando direttamente con lo spettatore attraverso la sempre apprezzata voce fuori campo (ed il tutto ha il sapore di un flashforward che al momento non si può, volutamente, capire). Nel giro di qualche minuto si scoprirà presto che la ragazza ha un nome (a sorpresa!), Sydney “Syd” Novak, che è anche la protagonista indiscussa della serie e ha un superpotere di cui non è a conoscenza. E questa è la vera novità della storia.
Più che focalizzarsi sui nuovi poteri acquisiti dal nulla, “Dear Diary…” enfatizza molto di più il lato umano e sociale della vita di Sydney, andando a presentare gradualmente tutti i comprimari. Non essendo propriamente la ragazza più famosa della scuola, i personaggi che le ruotano attorno sono per lo più “loosers” (come il vicino di casa Stanley Barber) o character piuttosto alternativi (la migliore amica Dina), ovviamente accompagnati da altri più stereotipati (Brad, il fidanzato di Dina) messi apposta lì a sottolineare le differenze.
“Dear Diary…” comunque tiene l’attenzione sempre e solo su Sydney, scegliendo un percorso molto intimo fatto di segreti che lei svela al suo diario (che il pubblico praticamente legge in via indiretta grazie alla voce fuori campo). L’introduzione di pochi ma specifici personaggi, che non vengono esplorati in questi primi 19 minuti, promette di evolvere molto la storyline migliorando ulteriormente tutto ciò di buono che si è già visto.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.