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Una serie che non è mai a tutti gli effetti decollata, con conseguente sensazione nello spettatore di inesistenza della storia, può ritenersi “terminata”? Insomma, se non si è mai percepito nemmeno l’inizio del racconto, del suo fluire, come può considerarsi un finale o una conclusione?
I Am The Night è stato un prodotto di nicchia senza alcun dubbio, forte di due particolari che hanno sicuramente reso la serie puro e semplice guilty pleasure piuttosto che evento dell’anno seriale 2019.
Prima di tutto il network di riferimento, TNT, che sicuramente non spicca tra i principali canali di riferimento negli USA. Certo, TNT ha dato modo ad un prodotto come The Alienist di vedere la luce riuscendo a raccogliere l’appoggio di mamma Netflix. Ma insomma, stiamo parlando di un caso isolato. Soprattutto se si vuole confrontare la serie con Daniel Bruhl con I Am The Night.
L’unico elemento da cui si è sempre tentato di ritornare per evidenziare elementi positivi è sempre stato il cast, ma un fattore di questo tipo non può sicuramente colmare la grave mancanza di questa serie tv: una storia a cui poter appigliarsi.
Il secondo problema di I Am The Night dopo il network, che ne denota la caratura di serie tv relegata ai margini della notorietà, è il fatto storico da cui si era deciso di attingere.
La fama di George Hodel, per i pochi interessati, era strettamente collegata allo Zodiac killer e c’era quindi forte interesse in una serie tv che sembrava poter addentrarsi nella vita di una figura così psicologicamente deviata da risultare interessante. Negli ultimi anni molte serie tv hanno cercato di addentrarsi in un genere seriale che rappresenta la commistione tra documentario e thriller: Mindhunter, Making A Murder, ma anche American Crime da un certo punto di vista. Si sono moltiplicate anche le serie tv di puro carattere storico. I Am The Night si presentava quindi come la possibilità di rendere Trust non un semplice caso isolato di bellezza seriale con questo peculiare costrutto narrativo.
Eppure tutto sembra essere andato come non si sarebbe osato supporre.
Anche in “Queen’s Gambit, Accepted” spesso e volentieri l’action della scena viene accantonata per soddisfare un certo desiderio di rendere la visione esoterica, a tinte lynchiane, con scarsissimi risultati. Dopo cinque episodi in cui George Hodel è stato presentato senza un vero background, privato di quell’analisi con la lente di ingrandimento che forse avrebbe meritato, si è deciso di concedere allo spettatore uno spaccato del passato del diavolo in persona. Ma pochi minuti, condensati e gettati in faccia allo spettatore come fosse un osso gettato al cane per farlo contento, non possono bastare in alcun modo: I Am The Night ha perso l’opportunità molti episodi fa di addentrarsi nella psiche di Hodel ed ora è semplicemente troppo tardi tentare di rendere interessante un personaggio che a conti fatti non potrà più esserlo.
La serie finisce così come è iniziata, senza lasciare traccia alcuna nello spettatore: non viene sollevato interesse sulla vera storia e sui veri personaggi e, soprattutto, non lascia nulla allo spettatore.
Per serie tv come Waco e The Looming Tower, il finale aveva rappresentato un alto momento in cui la storia (quella vera) aveva sollevato questioni, dubbi ed interesse sull’avvenimento storico raccontato dalla serie stessa.
I Am The Night solleva una sola cosa: la coperta dello spettatore che, terminata la puntata, può finalmente coricarsi senza problema alcuno dal momento che anche questa ennesima, dimenticabilissima, serie tv può ritenersi archiviata.
I Am The Night è stato un prodotto di nicchia senza alcun dubbio, forte di due particolari che hanno sicuramente reso la serie puro e semplice guilty pleasure piuttosto che evento dell’anno seriale 2019.
Prima di tutto il network di riferimento, TNT, che sicuramente non spicca tra i principali canali di riferimento negli USA. Certo, TNT ha dato modo ad un prodotto come The Alienist di vedere la luce riuscendo a raccogliere l’appoggio di mamma Netflix. Ma insomma, stiamo parlando di un caso isolato. Soprattutto se si vuole confrontare la serie con Daniel Bruhl con I Am The Night.
L’unico elemento da cui si è sempre tentato di ritornare per evidenziare elementi positivi è sempre stato il cast, ma un fattore di questo tipo non può sicuramente colmare la grave mancanza di questa serie tv: una storia a cui poter appigliarsi.
Il secondo problema di I Am The Night dopo il network, che ne denota la caratura di serie tv relegata ai margini della notorietà, è il fatto storico da cui si era deciso di attingere.
La fama di George Hodel, per i pochi interessati, era strettamente collegata allo Zodiac killer e c’era quindi forte interesse in una serie tv che sembrava poter addentrarsi nella vita di una figura così psicologicamente deviata da risultare interessante. Negli ultimi anni molte serie tv hanno cercato di addentrarsi in un genere seriale che rappresenta la commistione tra documentario e thriller: Mindhunter, Making A Murder, ma anche American Crime da un certo punto di vista. Si sono moltiplicate anche le serie tv di puro carattere storico. I Am The Night si presentava quindi come la possibilità di rendere Trust non un semplice caso isolato di bellezza seriale con questo peculiare costrutto narrativo.
Eppure tutto sembra essere andato come non si sarebbe osato supporre.
Anche in “Queen’s Gambit, Accepted” spesso e volentieri l’action della scena viene accantonata per soddisfare un certo desiderio di rendere la visione esoterica, a tinte lynchiane, con scarsissimi risultati. Dopo cinque episodi in cui George Hodel è stato presentato senza un vero background, privato di quell’analisi con la lente di ingrandimento che forse avrebbe meritato, si è deciso di concedere allo spettatore uno spaccato del passato del diavolo in persona. Ma pochi minuti, condensati e gettati in faccia allo spettatore come fosse un osso gettato al cane per farlo contento, non possono bastare in alcun modo: I Am The Night ha perso l’opportunità molti episodi fa di addentrarsi nella psiche di Hodel ed ora è semplicemente troppo tardi tentare di rendere interessante un personaggio che a conti fatti non potrà più esserlo.
La serie finisce così come è iniziata, senza lasciare traccia alcuna nello spettatore: non viene sollevato interesse sulla vera storia e sui veri personaggi e, soprattutto, non lascia nulla allo spettatore.
Per serie tv come Waco e The Looming Tower, il finale aveva rappresentato un alto momento in cui la storia (quella vera) aveva sollevato questioni, dubbi ed interesse sull’avvenimento storico raccontato dalla serie stessa.
I Am The Night solleva una sola cosa: la coperta dello spettatore che, terminata la puntata, può finalmente coricarsi senza problema alcuno dal momento che anche questa ennesima, dimenticabilissima, serie tv può ritenersi archiviata.
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I Am The Night è finalmente terminato. Possiamo tornare tutti quanti a riposare. Per quelli che non l’hanno vista: non vi siete persi nulla, guardate altrove, risparmierete del tempo.
Aloha 1×05 | 1.11 milioni – 0.2 rating |
Queen’s Gambit, Accepted 1×06 | 1.15 milioni – 0.2 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.