Un ingegnere idealista costruisce la propria isola al largo della riviera romagnola e la proclama nazione autonoma attirando l’attenzione del mondo intero. Quando il governo italiano dichiara nemico il nuovo stato cominciano i guai. |
L’incredibile Storia Dell’Isola Delle Rose. Titolo migliore non poteva esistere per una storia, appunto, ai limiti della credibilità. Sydney Sibilia, regista salernitano, dopo l’exploit della trilogia di Smetto Quando Voglio decide di lanciarsi in un nuovo progetto audace; una sfida intrigante per messinscena e realizzazione, ovvero quella di narrare le gesta dell’ing. Giorgio Rosa alle prese con la creazione di uno Stato autonomo, fuori dalle acque territoriali italiane, nell’anno più rivoluzionario di tutti: il 1968.
Il film sin da subito mostra la Bologna degli anni ’60, ben resa con l’aiuto di automobili dell’epoca, tra cui spicca la city-car “fai da te” del protagonista, e soprattutto con l’utilizzo di un accento squisitamente emiliano che distingue la pellicola dalla stragrande maggioranza dei film italiani. Spesso la percezione degli accenti si perde nel cinema nostrano a causa del doppiaggio, croce e delizia, che omologa il dialogo cinematografico a una lingua con la corretta dizione, che però nella realtà non esiste. Altre volte invece viene proposto come unica cadenza quella romanesca, fa quindi estremamente piacere ascoltare la musicalità di un accento diverso, che aiuta tantissimo lo spettatore a calarsi nella vicenda.
Allora forse dovrei… costruire un mondo tutto mio.
Il personaggio di Giorgio Rosa è uno con cui si empatizza facilmente. È un genio (incompreso), un sognatore, un ribelle, che cerca disperatamente di riconquistare la sua bellissima ex-fidanzata convincendola a non sposarsi. Proprio per lei deciderà di costruire “un mondo tutto suo”, andando oltre gli schemi di una burocrazia che gli tarpa le ali, tra lampi di genio ingegneristici come l’installazione dei pilastri subacquei e infinite attese al Consiglio d’Europa a Strasburgo. L’idea alla base sembra quasi un soggetto originale e per nulla reale, e lo sviluppo dell’intreccio non fa che alzare continuamente la posta in gioco arrivando a chiamare in causa addirittura l’ONU e il governo italiano.
Una delle chiavi di lettura della pellicola è anche lo scontro generazionale mostrato nel pieno dei moti rivoluzionari del ’68. Il cast ci contrappone gli “eroi” della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose ai “nemici” del governo italiano, unico oppositore a un precedente fin troppo pericoloso. Buone le prove del cast, con Elio Germano in palla per tutto il film con il suo costruito accento emiliano, ben coadiuvato da una Matilda De Angelis che buca lo schermo in ogni apparizione e Leonardo Lidi piacevole rivelazione. Nota di merito anche per Tom Wlaschiha (“Il Trono di Spade”) e il suo Wolfgang Rudy Neumann, simbolo vero e proprio dell’intero film che approfitta dello stato sulle palafitte per avere una cittadinanza e finalmente non essere più un clandestino figlio di buchi nel sistema e vizi di forma burocratici. Risultano a proprio agio anche Luca Zingaretti e Fabrizio Bentivoglio, nei rispettivi panni del presidente del Consiglio Giovanni Leone e il ministro dell’Interno Franco Restivo, seppur in certi momenti vi è un’eccessiva caricatura nella scrittura dei “vecchi bigotti” dell’epoca nello scontro ideale con i più libertini protagonisti.
Bisogna pur correre dei rischi se vuoi cambiare il mondo.
Il governo e la burocrazia entra nel film man mano che scorrono i minuti arrivando a diventare i nemici ideologici non solo dell’Isola delle Rose, ma di un intero momento di rivoluzione e fermento culturale. Purtroppo non risulta troppo approfondito il contesto europeo di quell’anno, che avrebbe dato un ulteriore spinta alla pellicola, viste le ideologie ben condivise. Sibilia sfiora solo la questione, in più di un momento, temendo quasi di soffermarsi troppo e di appesantire l’intreccio ben costruito con l’inizio in medias res con conseguente flashback. Nonostante ciò viene ben resa l’ideologia democratico-cristiana che permea gli ambienti dei colletti bianchi italiani, profondamente frustrati per la casistica non prevista da una Costituzione secondo loro inattaccabile. L’Isola delle Rose non era una questione di sgravi fiscali e non era un tentativo di sovversione, era un semplice atto romantico in un periodo florido di ideali.
Il respiro internazionale del film è stato garantito anche con una scelta di produzione coraggiosa, come quella di ricreare l’intera struttra dell’isola nel set acquatico più grande d’Europa, a Malta, con un importante dispiegamento di mezzi. Ciò ha contribuito ha garantire una fotografia molto fresca di Valerio Azzali, di pari passo a una scenografia molto fedele alla ricostruzione storica. Ha consentito anche di ridurre al minimo l’utilizzo di chroma key, dati i risultati non eccellenti con qualche personaggio scontornato a vista d’occhio qua e là. I difetti si presentano anche in fase di scrittura, con i restanti “abitanti” dell’isola troppo piatti e poco caratterizzati, risultando delle mere comparse.
Tuttavia L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è un film che si lascia perdonare. Sopperisce a difetti evidenti con la scelta di mostrare una storia vera, seppur romanzata, ma di cuore. Affascina il personaggio dell’ingegnere Giorgio Rosa, affascina la sua idea e affascina l’intero racconto. Il nuovo film di Sydney Sibilia non è affatto un film perfetto, e non vuole neanche esserlo. Vuole raccontare anche in modo esasperato uno scontro generazionale giunto al limite, vuole raccontare quanto è bello avere dei sogni e realizzarli. Un film per i sognatori che non si arrendono davanti ai meccanismi di una burocrazia che tende a standardizzare qualsiasi cosa per tenerla sotto controllo. Un’incredibile storia vera. Recensione del film L’Incredibile Storia Dell’Isola Delle Rose
TITOLO ORIGINALE: L’incredibile storia dell’Isola delle Rose REGIA: Sydney Sibilia SCENEGGIATURA: Francesca Manieri, Sidney Sibilia INTERPRETI: Elio Germano, Matilda De Angelis, Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha, Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 117′ ORIGINE: Italia, 2020 DATA DI USCITA: 09/12/2020 |