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Era iniziata un po’ troppo scanzonata, questa puntata di Marvel’s Agent Carter, con tutti quei momenti leggeri, le battute a raffica e le comicissime gag di Peggy Carter spalleggiata dal bistrattato Edwin Jarvis. Benché apprezzabili e sinceramente godibili, ad un certo punto si è avuto come il sospetto che “A Sin To Err” volesse puntare tutto su quello, facendo regredire lo show agli sgraditi fasti della prima parte della prima stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. Nonostante la dose comica sia sempre stata ben dosata con sapienza e criterio, nell’apertura di “A Sin To Err” se ne fa un abuso eccessivo, sopratutto sulla fin troppo gonfiata vita sentimentale di Howard Stark; ma poco male, “errore/svista” largamente perdonabile perché la scelta di un’introduzione alla puntata più leggera è servita al suo scopo: sottolineare ulteriormente il concetto di quiete prima della tempesta.
Se dovessimo riassumere questa sesta puntata in una sola parola, questa sarebbe proprio “calma prima della tempesta”. Questo perché tutte le trame tracciate dal doppio pilota fino ad oggi cominciano a convergere in un unico punto; tutte le pedine mosse nella scacchiera seriale fatta di otto puntante, cominciano a muoversi di casella in casella, fino a soddisfare il compito per cui i giocatori (gli abili showrunner Christopher Markus e Stephen McFeely) le hanno mosse. Tutti i soldati raggiungono la loro postazione e si preparano al grande finale, dedito a rendere sempre più chiaro il mistero sollevato dalla prima puntata.
In quello che potremmo definire un preludio al season finale, “A Sin To Err” gioca tutto su un climax crescente, partendo dalle sopracitate atmosfere allegrotte, progredendo poi verso una complicazione sempre più vertiginosa di eventi, fino a mettere in seria difficoltà la protagonista principale, regalandoci come risultato uno status quo irrimediabilmente compromesso, ma non per questo meno interessante o epico. Non prendeteci per sadici, ma in qualsiasi storia è sempre grandioso vedere il proprio eroe in difficoltà e messo letteralmente con le spalle al muro, perché è li che mostra di che pasta è fatto veramente, confermandoci se abbiamo puntato sul cavallo giusto; e difatti, Peggy Carter non ci delude, mostrandoci (anche braccata) la sua determinazione, affrontando a viso aperto i colleghi del SSR, riuscendo nelle svariate (e sempre ottimamente coreografate) scene d’azione ad avere la meglio. O almeno, sul discorso corpo a corpo, di sicuro.
In quello che potremmo definire un preludio al season finale, “A Sin To Err” gioca tutto su un climax crescente, partendo dalle sopracitate atmosfere allegrotte, progredendo poi verso una complicazione sempre più vertiginosa di eventi, fino a mettere in seria difficoltà la protagonista principale, regalandoci come risultato uno status quo irrimediabilmente compromesso, ma non per questo meno interessante o epico. Non prendeteci per sadici, ma in qualsiasi storia è sempre grandioso vedere il proprio eroe in difficoltà e messo letteralmente con le spalle al muro, perché è li che mostra di che pasta è fatto veramente, confermandoci se abbiamo puntato sul cavallo giusto; e difatti, Peggy Carter non ci delude, mostrandoci (anche braccata) la sua determinazione, affrontando a viso aperto i colleghi del SSR, riuscendo nelle svariate (e sempre ottimamente coreografate) scene d’azione ad avere la meglio. O almeno, sul discorso corpo a corpo, di sicuro.
Ma una storia non può essere mai a senso unico e concentrata su un solo personaggio, e in questo continuo crescendo di tensione e panico, in “A Sin To Err” si distinguono anche altri personaggi, che già erano un valore aggiunto al serial per incredibile carisma e presenza, ma che qui mostrano tutta la loro ricchezza caratteriale al massimo splendore: parliamo di Angie, Dottie, il Doctor Ivchenko. Anche se non lo è, facciamo finta che Peggy Carter sia una super-eroina con tanto di costume e mantello. In questo esempio, Angie Martinelli è indubbiamente la sua side-kick, il suo Robin, un side-kick (in questo caso) cresciuto, maturo e in grado a sua volta di salvare il proprio “maestro”; una bella inversione di ruoli che non solo dona prestigio alla figura positiva della Carter, capace quindi di circondarsi di persone amabili, ma anche al personaggio di Angie, che (a modo suo, in questo caso, attraverso la sua recitazione) mostra di non essere da meno di un uomo. Dottie invece rafforza anch’ella il concetto del femminismo nonché imposizione della figura femminile e parità dei sessi che Peggy Carter porta avanti sin dall’inizio della stagione, ma sotto una luce diversa: sotto una luce imprevedibile ma pur sempre accattivante; una figura misteriosa ed eclettica che, dal twist finale, si dimostra degna del titolo di Vedova Nera. Per Ivchenko la questione è diversa ma è presto detto: l’apparenza inganna. Sembra una persona così squisita e amabile, e invece si è dimostrata uno squisito bastardo. Messe tutte insieme questi comprimari regalano profondità alla puntata ma anche alla serie stessa, non possiamo che gioirne.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la prima stagione di Marvel’s Agent Carter, come succedeva per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
- Il titolo della puntata si rifà al Cifrario Nichilista, un cifrario simmetrico eseguito manualmente inizialmente utilizzato dai Nichilisti Russi intorno al 1880 per organizzare attacchi terroristici contro il potere degli zar. “A Sin To Err”, in questo caso, era una chiave per memorizzare le lettere più frequenti nella lingua Inglese. Per ulteriori informazioni, si consiglia l’esaustiva pagina di Wikipedia.
- Le tecniche di ipnosi di Ivchenko, ricordano molte quelle utilizzate da Johann Fennhoff; conosciuto sopratutto con il nome di Dottor Faustus, Fennhoff è un celebre avversario di Capitan America specializzato in psicologia, ipnosi e manipolazione della psiche. Le sue tecniche di ipnosi e suggestione psicologica sono praticamente le stesse del dottore Russo dell’episodio.
- Curiosamente parlando, anche se lo show ha fatto capire ai fan che Dottie è una Vedova Nera addestrata nella Stanza Rossa, queste due parole non vengono mai menzionate a gran voce.
- Sempre curiosamente parlando, il rossetto inibitore di Peggy Carter (poi utilizzato da Dottie) ha un nome specifico: Widow’s Kiss. Nei comics, il Bacio della Vedova era un sostanza fumosa color rosa capace di far perdere conoscenza a chiunque lo esalasse per venti ore.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ancora una volta, Marvel’s Agent Carter ci offre puro spettacolo utilizzando “A Sin To Err” come puntata preparatoria per il season finale, ribaltando gli status quo e offrendoci una nuova dinamica narrativa, dedita a sbrogliare la matassa di cui Peggy Carter si sta occupando da inizio serie. Le pedine sono posizionate, i soldati sono armati: che la fine cominci, perché noi, non vediamo l’ora di vedere come va a finire.
The Iron Ceiling 1×05 | 4.25 milioni – 1.3 rating |
A Sin To Err 1×06 | 4.20 milioni – 1.4 rating |
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