Se c’è una cosa di cui si può colpevolizzare Narcos (anche nelle prime due stagioni) questa è l’assenza della concezione di tempo. La mancanza di una componente temporale che permetta allo spettatore di capire quanto tempo intercorre tra un evento ed un altro è una scelta voluta dagli sceneggiatori, ma è un qualcosa che poteva essere tranquillamente evitato. Quanti giorni passano tra “Convivir” e “Todos Los Hombres Del Presidente”? Probabilmente solo uno o due, o forse molti di più, rimane il fatto che, fatta eccezione per alcuni eventi noti di cui si può andare a ricercare una cronologia, tutto il resto rimane totalmente indefinito.
Si parte da questa considerazione perchè, all’alba del season finale, la percezione del tempo ricopre un ruolo di primo piano sia nell’evoluzione caratteriale di alcuni personaggi (vedasi Miguel e Jorge), sia nella percezione degli eventi. Il comportamento di Miguel, ora pienamente nel ruolo del boss pronto a sacrificare tutto per la propria libertà, si pone in netta contrapposizione con la prima apparizione del personaggio che esternava una certa timidezza e reverenza per il fratello maggiore; se è apprezzabile constatare il cambiamento, un po’ più difficile è contestualizzare il tutto in un’ottica temporale che ne giustifichi l’improvvisa crudeltà. Lo stesso discorso si potrebbe fare anche per Jorge, ora armato nonostante la sua etica, ma il suo personaggio è stato maggiormente approfondito quindi la componente temporale passa in secondo piano in funzione degli eventi che si sono susseguiti.
È però nuovamente il tempo a ritornare soggetto di discussione in “Todos Los Hombres Del Presidente” quando un Peña, ormai deposto, si trova a dover fare il passaggio di consegne al governo colombiano entro le 5 di pomeriggio. Ecco quindi che, armonicamente con il volere (ed il potere) degli sceneggiatori, il tempo si comprime e si espande per facilitare la narrazione. E lo stesso discorso si potrebbe fare anche per gli spostamenti geografici vista l’assenza di punti di riferimento.
Peña: “We never had a chance.”
Tralasciando la diatriba temporale/geografica e saltando a piè pari tutti i complimenti per l’ottima regia che ha reso il pubblico protagonista dell’attacco a Miguel, non rimane che parlare della verità svelata a Peña: niente è bianco o nero, tutto è estremamente grigio e pieno di sfumature. La cattura di Miguel, che sulla carta rappresenta una grande vittoria, dall’altra si rivela essere inutile, o se non altro non così utile e importante come si poteva immaginare. Il Cartello di Cali, pur con le sue divergenze interne e le sue faide esterne, è e rimane con le mani in pasta nel governo, il tutto con buona complicità degli USA che nel presidente colombiano vedono un alleato che più di tanto male non può fare. Sapere che il Ministro Botero è in combutta con il Cartello di Cali può sorprendere ma sapere che l’ecosistema politico è compromesso è ben altra cosa. Ed è un grosso problema per persone come Peña che credono in un mondo bianco e nero in cui questo genere di cose non esistono. Eliminare Miguel Rodriguez si rivela essere l’equivalente di un cerotto sopra una pugnalata: non potrà mai fermare l’emorragia. Ma se l’intero sistema è corrotto ha ancora senso lottare per estirpare il narcotraffico? Una buona domanda a cui Peña dovrà rispondere.
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Convivir 3×08 | ND milioni – ND rating |
Todos Los Hombres Del Presidente 3×09 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.