All’interno del panorama televisivo contemporaneo, letteralmente invaso da prodotti seriali di ogni genere e qualità, incappare in uno show di buona fattura non è più cosa rara. Meno comune, invece, è trovarsi dinnanzi a una serie come Peaky Blinders, capace non solo di mostrare un’indubbia qualità estetica e tecnica fin dalla primissima messa in onda, ma addirittura di confermarsi anno dopo anno senza mai perdere un colpo. L’indiscutibile qualità mostrata dallo show raggiunge vette ancor più elevate se messa in relazione alla sua collocazione palinsestuale: la serie è infatti prodotta dalla BBC, emittente pubblica che può essere facilmente identificata come la più importante al mondo e, senza alcun dubbio, modello su cui metà delle televisioni di Stato esistenti hanno plasmato la propria esperienza. Detto questo, sarebbe più che giustificabile, da parte vostra, un sincero e onesto: “E quindi? In quale modo questa premessa dovrebbe convincerci ulteriormente dell’indubbia qualità dello show?”. Ebbene, decideremo di rispondervi con un conciso, ma senza dubbio esplicativo, termine di paragone: è come se Peaky Blinders venisse prodotta dalla RAI. E magari trasmessa pure dopo Un Posto Al Sole. Per fortuna stavolta la televisione pubblica, storicamente refrattaria alle opere autoriali sacrificate in funzione di prodotti industriali qualitativamente uniformati, riesce nell’ardua impresa di bilanciare il suo classico schema imprenditoriale con l’apporto estetico-formale di personalità artistiche di grande rilievo, dando vita a un prodotto seriale di altissimo livello.
“All religion is a foolish answer to a foolish question.”
Tante sono le questioni al centro di questo terzo episodio. In primis il crollo di Tommy in seguito alla scomparsa di sua moglie Grace, un crollo che finisce per ripercuotersi su tutti i membri della Shelby Company, minando dall’interno il già precario equilibrio familiare. Arthur e John, sempre più relegati al ruolo di sicari, mostrano inizialmente il loro disappunto nei confronti di Michael, al centro di una rapida scalata professionale dovuta alla sua posizione di preminenza nella gestione delle attività legali legate alle famiglia Shelby. È interessante, in questo senso, la figura di Arthur, al centro di un cambiamento radicale, da imputare principalmente alla sua compagna, in seguito al quale l’instabilità che lo ha sempre contraddistinto lascia il posto a una maggiore capacità di giudizio, rivelatasi indispensabile nel momento in cui il capofamiglia sembra aver perso momentaneamente la bussola. L’alternanza tra momenti di incredibile lucidità, nei quali il compromesso prende il sopravvento sull’impulsività, e istanti di pura follia, dove invece la sua instabilità riemerge in maniera preoccupante, non fa altro che conferire ulteriore spessore al suo personaggio, minuziosamente sfaccettato grazie a un ottimo lavoro autoriale e impreziosito da una performance recitativa di altissimo livello.
Altro punto cruciale, al centro non solo dell’episodio ma, più in generale, dell’intera serie, è il delicato rapporto tra generi sessuali. Se il comparto maschile risulta composto da uomini forti e indipendenti, quello femminile non è certo da meno. Proprio come Kurt Sutter fece nel suo mastodontico Sons Of Anarchy, anche in Peaky Blinders il gentil sesso assume un ruolo cruciale all’interno della narrazione, mostrando una composizione perlopiù duale: da una parte, certamente, troviamo figure femminili in balìa di una società maschilista bisognose di protezione e succube rispetto ai propri compagni; dall’altra, però, emergono figure forti ed emancipate, portatrici di stabilità e assennatezza (non a caso sono due donne, la duchessa Izabella e la principessa Tatiana, a gestire l’importante rivelazione relativa al tradimento di padre Hughes).
Ulteriore punto sul quale vale la pena spendere qualche riga è la situazione tormentata in cui riversa Tommy a seguito della perdita di Grace, elemento che finisce per influenzare non solo la sua leadership ma anche, e soprattutto, il suo ruolo di padre. Venuto meno alla promessa fatta alla moglie, che più di una volta manifestò la necessità di essere tenuta al sicuro da un mondo fatto di sangue e violenza gratuita, Thomas sente ormai l’obbligo morale di proteggere suo figlio a qualunque costo, unico legame rimanente con la memoria di Grace. Accecato dal desiderio di vendetta e alla ricerca di risposte da Madame Boswell (risposte che sarebbe più giusto definire cure palliative al suo senso di colpa), Thomas finirà per perdere di vista i valori tradizionali e solidi su cui quest’ultimo ha basato il suo stesso impero, arrivando quasi a macchiare l’onore dei Peaky Blinders con un’ignobile tortura ai danni di Vicente Changretta. Il pronto intervento di Arthur impedirà a Thomas di sprofondare in un abisso di rabbia e risentimento che certamente avrebbe condotto il capofamiglia degli Shelby alla deriva; mentre la disobbedienza in merito all’ordine di uccisione della signora Changretta mette temporaneamente in discussione l’autorità di Tommy, sottolineando quanto Arthur (in particolare) e John non siano unicamente toy soldiers nelle sue mani, bensì membri attivi della Shelby Company.
Un notevole passo in avanti nel percorso di maturazione del primo dei due fratelli, ben lontano dall’uomo che ricordiamo nella precedente stagione, in grado ora di arrivare a compromessi pensando ai vantaggi che questi porteranno nel lungo periodo. Un cambiamento sicuramente notato da Thomas che, dopo la notizia finale in merito al nipote in arrivo, sembra quasi infastidirlo, non tanto per invidia, quanto per la consapevolezza che se avesse deciso di seguire i consigli di “Mr. Apologize” (così lo chiamò nella precedente puntata) ora Grace sarebbe ancora al suo fianco.
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Episode Two 3×02 | ND milioni – ND rating |
Episode Three 3×03 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.