“So, Tommy Shelby… It’s war you want… It’s war you shall have.”
Dopo un avvio di stagione tutt’altro che pacato, è tempo per Tommy di scegliere da che parte stare. Per i Peaky Blinders non esistono momenti di tranquillità e, forse ora più che mai, in questa quinta annata i nemici sembrano spuntare da ogni angolo. Siano essi avversari politici, bande rivali o minacce interne alla famiglia poco importa, sembra infatti che la pace non sia un’opzione praticabile nelle caliginose strade di Birmingham.
La minaccia dei Billy Boys si fa sempre più incombente, soprattutto grazie all’iniziativa di Aberama Gold, giustamente assetato di vendetta per l’omicidio di suo figlio, e la risposta della gang scozzese sembra promettere spargimenti di sangue e violenza indiscriminata a palate. Ma se la minaccia da Glasgow non bastasse per garantire un po’ di azione a questa quinta stagione, ecco spuntare dalle retrovie un altro pericolo altrettanto temibile.
Sono tempi duri, l’ombra del fascismo fa capolino e Thomas deve decidere su quale fronte combattere la sua battaglia personale. Tenendo conto della sua estrazione gipsy la decisione appare piuttosto semplice e così, dopo aver ritirato i fondi dall’orfanotrofio di St. Hilda’s con l’accusa di discriminare bambini di colore, il passo successivo è quello di sabotare dall’interno il partito fascista di Mosley, simbolo di tutto ciò che Tommy disprezza e quindi minaccia da combattere ed eliminare ad ogni costo.
“The man we’re about to meet is the Minister for the Duchy of Lancaster. He’s also deputy to the Chancellor of the Exchequer and Cabinet adviser to the Prime Minister of Great Britain. You’ve both met bad men before. The man we’re about to meet is the devil.”
Sentire un uomo come Thomas, testimone ed autore di innumerevoli atrocità, definire “Il diavolo” un uomo come Mosley, minaccia molto differente da quelle che abitualmente i nostri Peaky Blinders sono abituati ad affrontare, riesce nell’intento di porre il giusto accento su una minaccia, quella fascista, che in quel periodo diventava sempre più temibile. A pochi anni dalla proclamazione della dittatura da parte di Mussolini, negli anni in cui il fascismo conobbe una forte opposizione sotterranea di matrice cospirativa da parte di esponenti anarchici, comunisti, socialisti e liberali, Thomas Shelby si trova così cospirare lui stesso alle spalle di un Mosley sempre più invasato, convinto della sua superiorità ideologica ed evidentemente disposto a tutto per plasmare un nuovo futuro sotto l’egida del Signor Mussolini, conosciuto poco tempo prima nel corso di un suo viaggio a Roma.
“Two months ago I was in Rome. I met Mr. Mussolini. You and I and men like him we will shape the future.”
Peaky Blinders decide così di percorrere senza paura la strada del political drama, scelta molto coraggiosa se si pensa al cammino compiuto nelle stagioni precedenti, ma lo fa in maniera intelligente, senza abbandonare le proprie radici e proseguendo nella disamina dei drammi personali dei nostri protagonisti.
Il fantasma di Grace apparso ad un sempre meno lucido Thomas rappresenta alla perfezione la discesa agli inferi che ogni membro dei Peaky Blinders – mogli incluse – deve prima o poi affrontare. Quasi fosse una maledizione, follia e terrore sembrano essere elementi imprescindibili per i membri di questa famiglia, e se da una parte Lizzie e Linda vorrebbero scappare (pur sapendo che una volta entrati nella famiglia è impossibile uscirne se non in una cassa di legno) dall’altra Arthur piomba nuovamente nell’abisso di follia che oramai sembrava essere un ricordo lontano. Non più alcol e droghe, ma puro e semplice degrado psichico, che lo porta così a compiere l’ennesimo passo falso, in una sequenza che vuole mischiare sacro e profano e che ci regala, nella sua asprezza e crudeltà, uno dei momenti più alti a livello visivo e recitativo. Da personaggio universalmente apprezzato dal pubblico, Arthur si trasforma così in uno dei character più deprecabili del telefilm, trasformazione sublime che deve la quasi totalità del merito all’interpretazione di Paul Anderson, trasformato in primo luogo fisicamente – l’attore ha decisamente perso qualche chilo rispetto alla prima stagione – impeccabile nell’esprimere il disagio mentale del suo personaggio. Personaggio che nell’ultima stagione ha dimostrato di essere protagonista della sua personalissima storia e che nonostante i suoi gravi e progressivi disagi, ci auguriamo di vedere ancora per molto tempo, prima di assistere all’inevitabile chiusura della sua parabola discendente.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Black Cats 5×02 | 5.92 milioni – ND rating |
Strategy 5×03 | 5.76 milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.