Potevamo forse rimanere delusi dal ritorno di POI? Ovviamente no ma stavolta rimaniamo pure piacevolmente sorpresi ed il perché è sotto gli occhi, anzi gli occhiali, di tutti. Finch. Passato da spalla informatica a protagonista indiscusso e soprattutto padrone della scena in meno di un episodio. Niente da fare, non ce n’è per nessuno, nè per Fusco nè per Carter che pur di farsi notare si mette anche in ghingheri.
Non siamo sorpresi dalla bravura di Michael Emerson ma dalla caratura che riesce a trasmettere nel suo personaggio. Tralasciamo il fatto non trascurabile che, in una chiacchierata di qualche minuto con Caleb, si apra confidandosi molto più che in 1 anno e mezzo con Reese, e tralasciamo anche il fatto che provi a spacciarsi per mentore del giovane perchè ci saranno tempi e modi più adeguati per disquisire sul suo modus operandi. Quello che mi interessa far notare è come si percepisca chiaramente il fatto che Emerson creda in tutto ciò che dice come se lo pensasse veramente. Non è un semplice gesto meccanico di ripetizione delle frasi del copione ma una vera e propria immedesimazione che dovrebbe valergli almeno un altro Emmy.
Grazie alla sua interpretazione Finch acquista profondità e si paventa sempre più come genio e non come sregolatezza. La sregolatezza l’ha lasciata perdere dai tempi in cui hackerò Arpanet (tanto di cappello a proposito) ma la sua astuzia lo rende padrone della scena a partire da quel misterioso cellulare che Reese sente squillare sotto la brandina. Non è un caso che sia lì, non lo è per il semplice fatto che Harold aveva pensato a tutto, anche a questa evenienza, e, nonostante non ci sia dato sapere il modo in cui sia stato messo là, nel frattempo ci facciamo già abbastanza trip mentali pensando a quali sotterfugi abbia utilizzato. Vogliamo poi parlare della parabola del cerchio e del pi greco con la quale riesce a farsi rispettare da una classe di inetti che giocano con l’Iphone? Harold Finch ha tutta la mia stima, ce l’aveva anche prima ma dopo la sua lezione ne ha il doppio. Parafrasando un celebre detto: le vie di Finch sono infinite, un po’ come lo sono i numeri del pi greco…
Ma parliamo invece di chi non ha molte scelte, ovvero Carter, che la sua decisione l’ha già presa molto tempo fa come ammette anche lei stessa, e Reese, che per ragioni logistiche non può fare molto in una cella 3×2. I due si troveranno a breve in un faccia a faccia che ha tutti i connotati per essere chiamato anche interrogatorio dove dovranno non smascherarsi a vicenda visto che a sorvegliare il tutto c’è l’Agente Speciale Donnelly che, ammaliato dalla bravura della Carter, le crede ancora ciecamente. La collaborazione di Carter con l’FBI è sempre stata un’arma a doppio taglio ma qui, oggi, ci siamo spinti oltre: doppio gioco, sostituzione di prove già archiviate e, passatemi il termine, “soporiferizzazione” di un tizio approcciato al bar. Insomma la nostra Agente Provvisoria Carter ha decisamente oltrepassato il confine e si è gettata a capofitto nella causa del dinamico duo, le conseguenze di queste sue scelte però non tarderanno ad arrivare, questo è certo.
Tutto questo non fa che caricare ulteriormente le nostre aspettative per la prossima puntata ed in generale le aspettative sulla serie. Come detto duecento volte nelle scorse recensioni, Person Of Interest non ha mai sbagliato un colpo, è una macchina da guerra ben oliata che spara a raffica tutta una serie di munizioni a ritmo sostenuto che però non sfiancano nè ridicolizzano la narrazione. Insomma un serial perfetto che speriamo non si tradisca sotto tutta la pressione che sta costruendo intorno a sè.
- La filosofia del π (PiGreco)
- Il telefono sotto il materasso, inspiegabile ma geniale
- Finch che si rivela essere il primo hacker di Arpanet
- Dimenticata tutta la faccenda di Lorenzo, perchè ovviamente il boss del quartiere si sarà dimenticato di spaccargli le gambe come aveva promesso…
- Pur non sentendone la mancanza, per merito di un incredibile Finch, si poteva avere un po’ più Reese e meno Finch
- Caleb poteva essere messo sotto l’ala protettiva di Finch ed invece…
Solo 4/5? Perchè pur essendo un episodio splendidamente costruito fa notare la forzatura dell’assenza di Reese e comunque, a prescindere da ciò, abbiamo toccato vette inimmaginabili che posso essere ancora raggiunte. 5 Emmy preserviamoli per quei momenti…
VOTO EMMY
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.