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Per godersi appieno un prodotto televisivo sono necessarie due cose: non avere aspettative troppo alte e accettare le premesse iniziali. Fatto questo, 13 Reasons Why offre un buon pilot e costringe lo spettatore ad un binge-watching forzato per scoprire al più presto le ragioni del suicidio di Hannah. |
È 24. Semplicemente. Il nucleo centrale è quello, il resto gli viene rimodellato attorno. |
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Serie Netflix. E già questo basterebbe per invogliare qualcuno a vederla, ma c’è da tener presente di tanti fattori che, almeno nel pilot, azzoppano la storia. Per il momento sono piccole cose ma se si dovessero trascinare potrebbero risultare un peso non da poco sulle spalle della serie stessa. |
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La FOX ha puntato su un prodotto senza mordente in cui si salva la regia fluida ma poco altro. La trama poteva essere sviluppata con l’aggiunta di qualche elemento innovativo o di interesse ed invece si è scelta una strada diversa. Come detto, il panorama televisivo offre una scelta ampia e APB non è tra le prime serie da tenere in calendario. |
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Better Things omaggia l’omonima canzone dei The Kinks ma non è collegata in alcun modo ad essa. Può piacere come no, può essere compresa come no. 20 minuti settimanali non sono poi questo grande sforzo, ma è anche vero che a parità di tempo investito ci sono comedy o dramedy più interessanti. |
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La trama può sembrare trita e ritrita ma la bravura delle interpreti, la fotografia da grande cinema e alcuni meccanismi narrativi costruiti ad arte la rendono una delle serie meglio riuscite del 2017 (almeno finora). Il lato dramedy delle vicende si sposa in maniera ottima con quello crime creando un prodotto di alta qualità. |
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Spesso un pilot molto seducente può nascondere soltanto grosse delusioni, almeno nell’immediato futuro. |
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Purtroppo Bull è l’archetipo del prodotto seriale superficiale che avrà successo fintanto che avrà un traino come quello di NCIS, niente di più e niente di meno. |
Hugh Laurie funziona. Tutto il resto non tanto. |
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Tanti spunti, positivi e negativi. Sicuramente tratti distintivi inequivocabili per i fan del Dottore. Siamo tuttavia ancora in un oblio per cui non sappiamo se l’asticella si alzerà o se le nostre aspettative sono destinate ad appiattirsi del tutto. Il giudizio finale vuole porsi nel mezzo dei futuri possibili di Class: solo il futuro potrà dirci se si tratterà di una rampa di lancio o di una speranza tradita. |
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Per salvare la series premiére la si salva. Sicuramente un altro episodio come questo potrebbe compromettere seriamente il giudizio complessivo della serie. Per ora è meglio rimanere in modalità “attendista”. |
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Kiefer Sutherland non rinuncia a giocare d’anticipo con i personaggi di spicco della Casa Bianca, ma stavolta prova a farlo introducendo un personaggio positivo, proprio del genere di cui si lamentava la mancanza da tempo nel panorama tv. La risposta del pubblico a questa prima puntata è stata davvero buona e addirittura la rete spera di rendere lo show un punto di riferimento. |
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Il mondo virtuale di Internet ha infinite potenzialità di espansione e di sviluppo. Nascosta nei meandri dell’assurdo, una di queste potenzialità (la quattrocentoquattresima, diciamo) non ha il sapore tragico di Black Mirror, ma al contrario una sana dose di spensieratezza anch’essa utile ad osservare e giudicare la realtà 2.0 che ci sta attorno. Dimension 404, pur avendo esordito in sordina e inosservato da tutti, ha esordito bene. |
DIRK GENTLY’S HOLISTIC DETECTIVE AGENCY Non si sa che strada prenderà questa nuova serie, sta di fatto che per ora gli elementi sono tutti estremamente positivi. Se metà del delirio verrà mantenuto, in tutti gli altri episodi ci sarà da divertirsi. |
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Non si può giudicare una serie intera solo dal pilot, quello che si può fare è valutarne le premesse. E le premesse, per quanto riguarda “Divorce”, sono deboli e molto poco convincenti. |
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Una nuova occasione per Katherine Heigl per dimostrare le sue doti recitative, per gli sceneggiatori di raccontare una storia forse già vista ma comunque interessante, usando la bravura del cast a disposizione. Doubt inizia salvando bene la sua partita ma per affermarsi dovrà fare di più. |
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Tanta fatica, tanti anni di lavoro, tanta cura all’aspetto scenico per poi lasciar regnare la superficialità e la pochezza generale di un prodotto “senza magia”: questo è l’unico vero nemico di Oz, non la Beast Forever del titolo. |
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Pur non essendo un capolavoro (almeno per ora) e avendo diversi difetti, Feed The Beast convince abbastanza da ottenere la salvezza o, quantomeno, la visione del secondo episodio. Del resto, AMC merita sempre fiducia. |
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Pilot realizzato come si deve e che funziona perfettamente. Il ritmo risente di questo ma rimane un prodotto di qualità, con grandi interpretazioni, una scrittura solida e che contiene tutte le caratteristiche che si conoscono già dei telefilm di Ryan Murphy. |
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Produzione sfarzosa, premiata da ottimi ascolti, dovuti non soltanto alla presenza prestigiosa di Dustin Hoffman e alla bella presenza di Richard Madden. Si prova a variare un po’ il menù, rispetto ai soliti standard delle produzioni Lux Vide per la Rai, per modernizzare il prodotto. Sicuramente molta strada c’è ancora da fare, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare e il tentativo è apprezzabile. |
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Il pilot di una serie dovrebbe mettere in mostra le qualità migliori per poter catturare l’attenzione del massimo range di pubblico, ma purtroppo Kevin Can Wait si presenta solo inconcludente e banalotto. Come detto ad inizio recensione: la serie potrebbe essere un buon prodotto, ma non si applica. |
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Legion è un prodotto televisivo che cammina grazie alle contaminazioni del genere supereroistico, ma che non ha praticamente nulla dei canonici elementi del genere. È una produzione sicura di sé, consapevole delle proprie possibilità. Forse è la nascita di una nuova generazione di serie tv. |
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LEMONY SNICKET’S A SERIES OF UNFORTUNATE EVENTS Un Neil Patrick Harris mastodontico, una regia curatissima ed una sceneggiatura firmata dallo stesso autore delle opere letterarie non possono che essere la formula perfetta per una rivisitazione seriale di Lemony Snicket’s: A Series Of Unfortunate Events. I pochi dubbi che si potevano avere all’inizio sono letteralmente vaporizzati dopo questi 49 minuti. |
Lethal Weapon si dimostra un prodotto abbastanza solido e ben rodato che può puntare ad un percorso tranquillo, da 6 politico. Non il paradiso per gli amanti di prodotti innovativi e sperimentali, ma comunque ci sono tutti i presupposti per ottenere la salvezza. |
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Era da un po’ di tempo che non si trovava una nuova comedy che facesse effettivamente ridere ed è un piacere constatare che le aspettative di Maggio non sono sono state frantumate. God Bless Making History. |
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Classica sit-com familiare con un Matt Le Blanc imbolsito e perennemente imprigionato nel suo personaggio di Friends. Gag buone ma prevedibili e meccanismi che nascono già triti e ritriti ancora prima di cominciare. Buona l’idea ma lo sviluppo deve essere migliorato, sit-com da rimandare, con debito, a data da destinarsi. |
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National Geographic sforna un buon pilot in stile documentario che si fa apprezzare sia per i dettagli tecnici che per la realizzazione. Ora le altre 5 puntate avranno il compito di confermare quanto di buono si è visto in questa series premiére, per ora comunque andrebbe consigliata la visione a tutti. |
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L’obiettivo, pienamente centrato, era quello di prendere “Power Man” e tornare a farlo diventare uno strumento con cui si potessero affrontare tematiche scottanti. Marvel’s Luke Cage cerca di descrivere questi problemi, queste tematiche con il suo linguaggio utilizzando tutte gli strumenti tipici della cultura afroamericana. |
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Per come ne abbiamo parlato il Save Them All potrebbe stare un po’ stretto, tuttavia lo diamo come segno di incoraggiamento e non di punizione. Outcast ha delle valide potenzialità, tutto sta nel saperle gestire bene con le prossime 9 puntate. |
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Powerless è una comedy come le altre che riesce a spiccare dalla massa solo per il fatto di avere una licenza DC Comics da utilizzare. L’umorismo, la caratteristica che cerca di incentivare di più, ha ancora molti progressi da fare. E se proprio si vuole puntate tutto sul ridere è il caso che tra “Wayne Or Lose” la spunti il “Wayne”, perché Powerless rischia di finire come la precedente e infelice collaborazione tra DC e NBC. |
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Indubbiamente Preacher deve ancora ingranare e “Pilot” di certo non aiuta a comprendere appieno le potenzialità del serial, quanto più si limita a mostrarle e ad introdurle per poi promettere che le svilupperà in un secondo momento. Nonostante ciò, il serial AMC riesce nell’ardua impresa di portare sul piccolo schermo in maniera inalterata la mentalità e lo spirito della serie Vertigo, dato che era fondamentale che non andassero deturpati né il linguaggio né l’approccio di Preacher. |
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Ransom appare come un buon procedurale, con delle buone basi di sviluppo e, con un creatore e sceneggiatore come Frank Spotnitz, qualche sorpresa è da tenere in considerazione. Ma il pilot appare più che mai acerbo e privo di nerbo. |
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Archie Andrews non poteva festeggiare nel modo peggiore i suoi 75anni. Alla fine della visione di “Chapter One: The River’s Edge” si arriva con la sensazione che questo telefilm non abbia nessuna ragione d’esistere. |
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Unire due generi come l’horror/splatter e la comedy è un’impresa che solo poche serie sono riuscite a fare. Questa ci riesce benissimo unendo cannibalismo e sit-com familiare. La narrazione procede spedita con dialoghi brillanti e colpi di scena (soprattutto il cliffhanger finale) che danno un quadro generale della situazione e spingono ad andare avanti con gli episodi. Al momento una delle sorprese più piacevoli di Netflix in questo 2017. |
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Six è una serie che tratta di guerra e lo fa prendendo in esame (male) i cardini narrativi dal quale pellicole ben più famose hanno già attinto (e forse prosciugato) ogni spunto. È solo il pilot ma c’è già tanto lavoro da fare. |
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Snatch che non è Snatch, almeno dal pilot. Ma presa come serie a sé, il tempo per la sua visione sembrerebbe meritarselo. O almeno non sembrerebbe tempo sprecato. |
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Son Of Zorn si presenta come una comedy innovativa fresca e irriverente per il contrasto insito della natura visiva e creativa. FOX ha fatto centro, bisogna dargliene atto, dopo anni di flop questa volta ha fatto centro. |
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Rischioso ma riuscito il tentativo di affrontare il tema della disabilità in chiave comedy, un cast azzeccato con Minnie Driver vera protagonista. Un pilot soddisfacente ma che lascia a desiderare per quanto riguarda il trattamento di alcuni personaggi come il padre e la figlia Dylan, che si spera verranno approfonditi nei prossimi episodi. |
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La sensazione è che “Seed Money” sia solo una prefazione inespressa delle vere potenzialità della serie. Nel dubbio una visione fugace non ve la sconsigliamo. |
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Viene quasi voglia di andarsi a recuperare qualche vecchio lavoro di Carpenter. |
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Taboo si sofferma forse troppo su vezzi stilistici ma riuscendo comunque a dare un primo quadro di una storia che si preannuncia intrigante quanto inquietante. Sicuramente il lato più accattivante è quello mistico e misterioso con l’ambientazione esotica e si confida ovviamente che non sia solo fumo negli occhi sparato da trailer ambiziosi ma anche un nuovo prodotto affascinante, almeno quanto il suo protagonista. |
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Se la BBC ha scelto di rappresentare i grandi cambiamenti avvenuti nella società inglese, fra gli anni ’50 e ’60, con prodotti come Call the Midwife, qui il punto di vista è quello della famiglia reale e della ristretta cerchia che le gravita attorno. La qualità produttiva è alta, con le sue minute ricostruzioni degli ambienti e di un’epoca. Il taglio intimista può non piacere a tutti e rischia di non essere adeguato in certi passaggi. Il risultato, comunque, è interessante e una seconda stagione è già in lavorazione. |
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Fregiarsi di un nome talmente conosciuto come The Exorcist è un peso non indifferente che bisogna saper portare. Fino in fondo. La serie pare essere partita con il piede giusto, ma ha ancora qualche mancanza che nel prosieguo potrebbe farsi sentire ed azzopparla (sia in termini di trama, sia in termini di personaggi credibili). |
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The Get Down si presenta inizialmente in maniera convulsa, salvo poi migliorare sensibilmente con l’avanzare del minutaggio. In fin dei conti è di Baz Luhrmann che si sta parlando, le aspettative sono state ampiamente rispettate. Nel bene e nel male. |
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Christine Baranski e i coniugi King rappresentano una garanzia, oltretutto l’universo di The Good Wife, con il suo brillante stile narrativo, aveva ancora molto da regalare (e visto il finale riservato a Diane nella 7×22, il suo personaggio meritava di proseguire). |
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È ancora troppo presto per giudicare, ma chi ben comincia… |
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Pilot e serie da “salvare”. Sicuramente non un prodotto di qualità eccellente o che conceda allo spettatore una morale collegata a ciò che è avvenuto durante l’episodio, tuttavia il suo compito, quello di far ridere, lo svolge. Il minimo sindacale anche se difficilmente rimarrà nella storia della televisione. |
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“Homecoming” è solo un primo doveroso atto introduttivo che sconquassa stomaco e cervello, illude e sorprende e, proprio per questo motivo, può essere mal digerito da molti. Sinceramente ci sentiamo di promuovere l’audacia di un prodotto del genere che, proprio per lo stuolo di predecessori che hanno affrontato questi temi, è riuscito a portare lo spettatore lì dove non era mai andato nessuno. |
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La nuova opera di Sorrentino ha debuttato su Sky Atlantic con un vero e proprio boom di ascolti: 953000 spettatori di media, ovvero il 45% in più rispetto al debutto di Gomorra – La serie e il 42% in più rispetto al debutto di 1992. La serie, girata in lingua inglese, è già stata venduta in 80 Paesi. I numeri premiano un prodotto di indubbia qualità, interpretato da ottimi attori. Lo stile molto personale del regista, ricco di momenti surreali, con squarci inaspettati di dolcezza, dove forse c’è il vero Dio cercato da molti, deve piacere. Chi lo apprezza, però, si può godere pagine di grande tv. |
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La stagione telefilmica e la corsa ai nuovi pilot è appena iniziata e, per ora, la NBC sembra aver segnato già il primo punto. |
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Time After Time è senza dubbio uno dei peggiori titoli della stagione. Jack Lo Squartatore ha smesso di uccidere? E allora lo diamo noi un bel Kill. |
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Kripke e Ryan insieme: da collaborazione idilliaca a coppia da disassemblare prima che partoriscano altri pilot riprovevoli. Tutte le note positive del trailer e della trama sono scoppiate come bolle di sapone e niente si può salvare in Timeless. A quanto pare è stato concepito e partorito male sin dall’inizio. |
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Trial & Error, ovvero come la NBC cerca di attirare i vecchi patiti di Parks And Recreation con una serie tv a cui non manca relativamente nulla. |
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Pur non presentando difetti degni di nota, riserviamo un “misero” ringraziamento a “Bob Dylan” per averci aperto le porte di questa serie fiduciosi che, se le premesse sono queste, le benedizioni arriveranno molto presto. |
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Alla fine della visione di “The Original” l’immersione in Westworld è completa. Non si desidera altro se non avere subito a disposizione un altro episodio per approfondire questo mondo, i suoi abitanti ed i suoi creatori. Jonathan Nolan è riuscito a prendere l’universo creato da Michael Crichton ed elevarlo ad un nuovo livello, il tutto impostando una narrazione che, secondo le sue stesse dichiarazioni, è programmata per dipanarsi in almeno 5 stagioni. Il tutto con il benestare di HBO. |
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