Bodies 1×01 – You’re Dead AlreadyTEMPO DI LETTURA 3 min

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Bodies è una serie crime thriller britannica creata per Netflix da parte di Paul Tomalin basata sul fumetto omonimo. Otto episodi presentati con un trailer enigmatico, accattivante poco esplicativo della trama. Tutti elementi che, non permettendo allo spettatore giudizi basati sull’effettivo valore della sceneggiatura, hanno creato estrema curiosità attorno al titolo. Complice anche la sinossi di partenza: un omicidio che collega 4 archi temporali differenti (2053, 2023, 1941, 1890) e che sembrerebbe avere un solo ed unico mandante.
Il cast ha al suo interno dei nomi interessanti, come per esempio Shira Haas (Unorthdox) e soprattutto Stephen Graham (This Is England, Boardwalk Empire, Snatch, Peaky Blinders).

LA DECLINAZIONE DEL DIVERSO


La vera domanda è: tutti questi elementi vengono confermati all’interno del pilot? Purtroppo no. O meglio, la sensazione che si ha dopo la visione del primo episodio è quella di una storia con veramente troppa carne al fuoco i cui elementi a fatica riescono a collimare in modo armonioso.
C’è da tenere in considerazione che “You’re Dead Already” ha l’ingrato compito di introdurre (quasi) tutte le storyline spostandosi temporalmente e cercando di dare un minimo di contesto storico anche al pubblico. Banalmente: nel 1941 deve essere sottolineato l’ambiente fortemente antisemita in cui il detective si ritrova a lavorare; nel 2023 c’è sempre l’elemento razziale a farla da padrone, ma questa volta si tratta di un ragazzo musulmano accusato di omicidio; nel 1890 la problematica della società è l’omofobia. In sintesi, lo show affronta le problematiche di diversità declinandole nei vari periodi storici e di conseguenza spostando l’attenzione su chi veniva incasellato come “diverso” a seconda del periodo storico in oggetto.
Scelta narrativa interessante e che permette alla storia di non circoscrivere l’attenzione al mero caso di omicidio da risolvere. Il problema però sta anche qui: con l’intenzione di ampliare la storia, il rischio è quello di perdere totalmente il focus attorno alla risoluzione del caso stesso. Soprattutto se si tiene in considerazione che si tratta di un omicidio che collega 4 linee temporali, non un banale caso alla CSI.

MEGLIO ABBONDARE!


La percezione quindi è che a lungo andare la trama possa risentire di diversi appesantimenti, lungaggini e perdite di tempo tali da debilitare la votazione generale dello show. Anche perché i dettagli da tenere in considerazione sono tanti e, come già ampiamente detto, abbracciano 4 periodi storici differenti. La prima frase che esce spontanea dopo la visione del primo episodio è di macciana memoria: “ma non ne bastava uno?” a cui fa seguito la consueta risposta di Netflix (che da sempre antepone quantità a qualità) “meglio abbondare!”.
La bravura del cast passa generalmente in secondo piano non per incapacità, quanto più per la necessità di restare attenti ad ogni singolo dettaglio degli enigmi durante la visione. In questo genere di show, infatti, nel momento in cui si va a perdere anche solo un tassello si rischia di compromettere, magari non la visione, ma la comprensione di buona parte della risoluzione del caso. Cosa che darebbe alquanto fastidio.

L’INIZIO DELLA FINE?


La votazione generale di questo pilot è quindi una sufficienza a cui si deve guardare come punto di partenza da cui lo show può tranquillamente proiettarsi verso lidi ben migliori. Tuttavia il timore è che il pilot rischi di diventare l’unico episodio totalmente sufficiente, anticipando una debacle narrativa e scenica totale dove gli sceneggiatori non sono più in grado di rimettere in carreggiata la storia e gli attori si ritrovano, con le loro performance recitative, a salvare la faccia allo show. Non sarebbe nemmeno la prima volta, né per Netflix, né per il mondo delle serie tv in generale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Intrigante plot di partenza
  • Una storia che potrebbe tranquillamente fallire in ogni suo singolo aspetto… il timore è tanto

 

È ancora presto per gridare all’occasione perduta, ma Bodies ricorda ancora una volta al pubblico quanto un trailer ben confezionato possa regalare delle brutte sorprese. E poteva anche essere peggio.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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