Argylle La Super Spia recensione film
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Argylle – La Super Spia

Con Argylle - La Super Spia Vaughn ha messo in piedi, con la sua Marv Films, un progetto di franchise ambizioso, che non è ancora ben chiaro al pubblico e forse rischia di rimanere in questo limbo per sempre.

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Elly Conway è un’autrice solitaria di una serie di romanzi best-seller di spionaggio, la cui idea di felicità è una serata a casa al computer con il suo gatto Alfie. Ma quando le trame dei libri di Elly, incentrate sull’agente segreto Argylle e sulla sua missione di smascherare un’organizzazione criminale globale, iniziano a rispecchiare le azioni segrete di un’organizzazione di spionaggio reale, le tranquille serate a casa diventano un lontano ricordo.

Argylle è un romanzo uscito a inizio gennaio 2024, quindi praticamente meno di un mese prima dall’uscita del film, in cui si narrano le gesta della spia Aubrey Argylle, e firmato dalla misteriosa autrice Elly Conway. Sì, perché nella realtà non esiste nessuna Elly Conway e questo libro sembra essere solo il primo di una serie di romanzi al centro della nuova pellicola firmata Matthew Vaughn. Infatti, nel film Argylle – La Super Spia, Elly Conway è alle prese con la conclusione del suo sesto libro (in cinque anni, George impara!) ed è interpretata da Bryce Dallas Howard.
Non si può dunque dire che Argylle – La Super Spia sia un adattamento dell’omonimo romanzo, uscito solo un mese prima nelle librerie. Così come pare ovvio che Elly Conway sia solo uno pseudonimo per allargare il franchise su altri media, come quello cartaceo. Vaughn ha messo in piedi, con la sua Marv Films, un progetto di franchise ambizioso, che non è ancora ben chiaro al pubblico e forse rischia di rimanere in questo limbo per sempre.

LO SPY-MOVIE SECONDO VAUGHN


Nel corso degli anni Matthew Vaughn è riuscito a imporsi nell’industria hollywoodiana come autore capace di confezionare blockbuster di qualità, guidati da una precisa visione stilistica e con un’impronta artistica distintiva all’interno dei suoi prodotti. Uno status quo acquisito, ad esempio, anche da Matt Reeves, nonostante abbia uno stile molto più distante dal regista londinese. Partendo da quella perla di Kick-Ass, Vaughn ha saputo risollevare con la sua gestione il filone mutante Marvel sotto Fox per poi mettersi in proprio e lanciare il franchise che definisce in toto la sua visione dello spy-movie, con Kingsman.
Argylle sembra una naturale prosecuzione di quel lavoro, andando a rielaborare ancora una volta il genere spionistico, trovando nuove idee e nuove soluzioni nella messa in scena, anche se stavolta guidato da una sceneggiatura che non ha richiesto la sua penna. Il film è una vera e propria matrioska, in cui le gesta della fantomatica spia, col volto del mancato 007 Henry Cavill (ed ex Witcher), sono sequenze da popcorn-movie senza fronzoli, mentre l’action che avviene nella realtà segue quello stile di stunt che ha contraddistinto il cinema frenetico, accelerato e schizofrenico portato avanti da Vaughn e Guy Ritchie.

The greater the spy, the bigger the lie.

COLPI DI SCENA A RAFFICA


La sceneggiatura di Jason Fuchs è un orologio svizzero, capace di scandire il ritmo del film a suon di plot twist, che capitolano nella narrazione a cadenza di circa dieci minuti l’uno dall’altro. Uno sforzo da segnalare, ma che col prosieguo della storia finisce per rallentare inevitabilmente, pur non risparmiando cartucce sia nel finale che nella scena a metà dei titoli di coda. Ovviamente una soluzione del genere, unito al singolare stile del regista, non può che trasformare il film in un’opera particolarmente sopra le righe, molto soggettiva nello sposare o meno il palato dello spettatore che si trova davanti.
Il film svela sin da subito le carte in tavola, preparando lo spettatore nei primi venti minuti ad un tono che rimarrà costante sul non prendersi troppo sul serio fino alla fine. Tuttavia, nonostante questo galleggiare perennemente tra la trovata geniale e il trash, spesso la sceneggiatura finisce per farla fuori dal vaso, andando a risultare eccessivo nella risoluzione degli snodi narrativi persino per una cornice artistica peculiare come quella di Argylle.

UN UNIVERSO PIÙ GRANDE


Se già la crossmedialità con il romanzo faceva presagire l’inizio programmato di un franchise più grande, il finale del film, ma soprattutto la scena a metà titoli di coda, lanciano grossi interrogativi sul futuro di Elly Conway e Aubrey Argylle. La pellicola è ovviamente un prodotto pienamente godibile preso così com’è, con un finale che accenna a un sequel, anche se Vaughn ha parlato di piani per una trilogia.
Il colpo di scena più grande di tutti arriva invece a metà dei credits, andando a replicare un esperimento già accaduto nel 2016 con Split. Resta da vedere se con il mercato dello streaming e dell’home video arriveranno segnali più incoraggianti rispetto a un botteghino cinematografico deludente di fronte a un investimento produttivo e promozionale abbastanza importante.


Argylle – La Super Spia è un film non per tutti i palati. Coloro che detestano l’azione frenetica alla Guy Ritchie difficilmente lo ameranno. Quelli che hanno detestato Kingsman e lo spionaggio secondo lo stile di Matthew Vaughn ugualmente non ameranno Argylle. Ma anche i fan di Kingsman potrebbero stancarsi di vedere un autore come Vaughn sempre alle prese con lo stesso genere e gli stessi elementi, soprattutto data una sceneggiatura molto ballerina che cerca di confondere lo spettatore con continui colpi di scena e rifugiandosi nella passerella di star di cui è composto il film. Per coloro che invece riusciranno a godersi Argylle non resta che incrociare le dita per eventuali intrecci futuri.

 

TITOLO ORIGINALE: Argylle
REGIA: Matthew Vaughn
SCENEGGIATURA: Jason Fuchs

INTERPRETI: Bryce Dallas Howard, Sam Rockwell, Bryan Cranston, Catherine O’Hara, Henry Cavill, John Cena, Samuel L. Jackson, Dua Lipa, Soufia Boutella, Ariana DeBose
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 139′
ORIGINE: USA/UK, 2024
DATA DI USCITA: 01/02/2024

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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