One Life recensione film
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One Life

Al di là di una confezione tecnica dignitosa e professionale e di buone interpretazioni, non c'è niente di eccezionale o di innovativo in One Life. Gli ingredienti classici, comunque, sono combinati bene e lo scopo di coinvolgere lo spettatore è raggiunto, anche oltre l'aspetto più superficiale e sentimentale.

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La storia vera di Sir Nicholas Winton, che, nel 1939, riuscì a salvare 669 bambini cecoslovacchi dalle persecuzioni naziste.

One Life ha avuto una storia distributiva piuttosto particolare. Rimasto al cinema per pochissimo tempo, nello scorso periodo natalizio, è già diventato un “film della memoria” a pieno titolo, con proiezioni speciali dedicate in occasione del 27 gennaio.
Il motivo sta certamente nel tema trattato, ma anche nel modo in cui viene svolto.
Come si dirà meglio in seguito, il film riesce infatti a interpellare lo spettatore e a coinvolgerlo, pur senza premere l’acceleratore sugli orrori della Seconda guerra mondiale. Merito certamente di un ottimo cast, ma non solo. Anche il tono della narrazione contribuisce al coinvolgimento di chi guarda.

NON SOLO SIR ANTHONY HOPKINS


One Life è stato promozionato come il nuovo film di Anthony Hopkins, dove l’attore gallese premio Oscar aggiunge un’altra, magistrale interpretazione al suo ricco curriculum. Questo è indubbiamente vero, ma non sarebbe giusto togliere il merito a Johnny Flynn, che interpreta Nicholas Winton da giovane, a Helena Bonham Carter, combattiva madre di Nicholas, o a Jonathan Pryce, che offre al pubblico il piacere di un duetto di alta qualità con lo stesso Hopkins.
Tutta la storia si svolge su due piani temporali: il 1938 – 39 e gli anni Ottanta. Nel primo periodo sono ambientate le scene riguardanti la massiccia operazione logistica per salvare i bambini. Nel secondo, quelle in cui Nicholas  deve riordinare casa propria per l’arrivo di un nipotino e la sua storia emerge. Una storia degna di essere raccontata, non solo perché lui ha salvato 669 bambini e dei 15000 ragazzini cecoslovacchi deportati dai nazisti se ne salvarono solo 200. Fosse stato anche un bambino solo, sarebbe stato uguale, perché, come richiama proprio il titolo del film “chi salva una vita salva il mondo intero” (cit. Talmud).

PICCOLE PERSONE QUALUNQUE


Una chiave importante della narrazione è presentare i personaggi come persone comuni, che prendono le loro decisioni in circostante straordinarie. Nicholas Winton era un impiegato di banca, non una super spia specificamente addestrata ed equipaggiata.
Piccole persone qualunque sono anche gli impiegati degli uffici pubblici. Si crea un effetto tragicomico quando si vede come la burocrazia britannica sembri essere uno spietato nemico quasi quanto Hitler. Per organizzare il trasporto dei bambini coi treni da Praga in Inghilterra, infatti, occorrevano non solo i documenti di ciascuno, ma anche qualcuno in Inghilterra pronto ad accogliere i bambini e ad ospitarli. Questo comportò anche l’organizzazione di una campagna di raccolta fondi.
Piccole persone qualunque sono anche i protagonisti del film La Zona d’Interesse, fresco di Oscar, i quali hanno compiuto le loro scelte di vita per acchiappare tutto quello che volevano a 17 anni, coccolati e confortati dalla propaganda nazista. I due film affrontano lo stesso periodo storico, seppure con un piglio completamente diverso.

IL RICORDO E LA MEMORIA


Entrambi, però, possono portare lo spettatore a interrogarsi su se stesso, su cosa sarebbe disposto a fare per realizzare i proprio sogni di adolescente.
Oppure cosa potrebbe fare – può fare ai giorni nostri, dove ingiustizie, guerre e profughi certo non mancano.
Questo è essenziale perché il semplice ricordo, ripetuto sempre uguale fino a diventare noioso, diventi vera memoria, utile e viva.
Ognuno poi può scegliere in base alla sua sensibilità: in One Life c’è il tono affettuoso con cui Barbara Winton ricorda il padre, prima nel libro da lei scritto, poi nel film in cui figura come autrice del soggetto e fra i produttori esecutivi. Ci ha tenuto particolarmente a non presentarlo come un santo.
In La Zona d’Interesse, invece, c’è una precisione spietata e chirurgica, i personaggi vengono osservati come insetti al microscopio. Altri film, come Schindler’s List e Il Pianista, sanno portare lo spettatore nel bel mezzo degli eventi più tragici, in un’esperienza quasi trasformativa.


Parafrasando Bud Spencer: non c’è persona più straordinaria della persona qualunque che si mette a fare cose straordinarie.
Questo dà al film One Life il suo buon sapore. Al di là di una confezione tecnica dignitosa e professionale e di buone interpretazioni, non c’è niente di eccezionale o di innovativo. Gli ingredienti classici, comunque, sono combinati bene e, come già si diceva, lo scopo di coinvolgere lo spettatore è raggiunto, anche oltre l’aspetto più superficiale e sentimentale.

 

TITOLO ORIGINALE: One Life 
REGIA: James Hawes
SCENEGGIATURA: Lucinda Coxon, Nick Drake

INTERPRETI: Anthony Hopkins, Johnny Flynn, Helena Bohnam Carter, Jonathan Pryce, Lena Olin, Romola Garai
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures (per l’Italia)
DURATA: 110′
ORIGINE: UK, 2023
DATA DI USCITA: 21/12/2023

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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