Companion film recensione
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Companion

Vuoi per la durata non eccessiva, vuoi per la morale che è presente ma non è costantemente sbattuta in faccia allo spettatore, vuoi perchè ricorda un po' Westworld ma anche un classico thriller, Companion funziona e diverte. È il più grande pregio è che il regista e sceneggiatore è a conoscenza delle limitazioni della pellicola e non prova ad andare troppo fuori dai binari che si è dato.

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Josh (Jack Quaid) vive con Iris (Sophie Thatcher), un companion robot che non sa di essere un’IA. Quando un omicidio cambia le loro vite, la verità sulla natura di Iris viene rivelata portando a una spirale di eventi sempre più inquietanti. Il tutto condito da un paio di interessanti plot twist.

Uscito il 31 gennaio 2025, Companion è il nuovo film scritto e diretto da Drew Hancock, già noto per il suo lavoro su serie come Blue Mountain State e Suburgatory, non propriamente famose ma con un loro carattere e un DNA piuttosto diverso e preciso. Va fatta questa premessa perchè Companion non ha nè le caratteristiche del primo, nè quelle del secondo.
Anzi, con un budget di soli 10 milioni di dollari, il film si presenta come un thriller sci-fi a basso costo ma costruito talmente bene da essere in grado di tenere lo spettatore incollato allo schermo per tutta la sua durata di 97 minuti. Che scorrono via molto velocemente senza impegnare troppo, che è esattamente uno dei motivi per cui la pellicola funziona essendo conscia di ciò che è, senza ambire a essere qualcosa di più. Certo, alcuni diranno che è potenzialmente una puntata allungata di Black Mirror o un rifacimento di Westworld che incontra un thriller giovanile, ma è esattamente questo il punto di Hancock: lo sceneggiatore e regista è a conoscenza dei propri limiti.

You’re an emotional support robot that fucks.

L’IMPORTANZA DI AVERE ATTORI DECENTI E DI UN PAIO DI PLOT TWIST


Come da titolo, è esattamente in pellicole come queste, specialmente composte da un cast ridotto, che emerge l’importanza di avere due attori che siano in grado sostenere su di sè il peso narrativo. Ed è esattamente questo il caso di Companion che si regge interamente sulle spalle di Jack Quaid, che interpreta Josh, e Sophie Thatcher, nel ruolo di Iris, che è la sua “companion” robot.
Il figlio d’arte di Dennis Quaid e Meg Ryan, assurto agli onori della cronaca non tanto per i suoi genitori quanto piuttosto per il suo ruolo in The Boys, dimostra ancora una volta di saper interpretare alla perfezione il ruolo dell’uomo ordinario con un lato oscuro, che è un po’ sulla scia del suo character in The Boys. È lui la vera colonna portante del film, lui e anche Sophie Thatcher.
Reduce dal successo di Yellowjackets, l’attrice fa un buon lavoro specialmente considerando tutte le limitazioni date dall’essere un robot umanoide, ma proprio per questo la sua interpretazione è piuttosto piacevole visto che si cala perfettamente nel ruolo. Non è certo una performance da Oscar ma fa il suo onestissimo dovere, gestendo con credibilità il percorso del suo personaggio. La cosa interessante è che, pur essendo chiaro fin da subito che Iris è un’intelligenza artificiale, lei stessa non sa di esserlo e la sua scoperta personale è uno degli elementi più ben costruiti della sceneggiatura.

There have been two moments in my life when I was happiest. The first was the day I met Josh. And the second, the day I killed him.

Una delle cose migliori di Companion è che non si perde in chiacchiere, non allunga il brodo per fare l’ennesimo film non richiesto da due ore e in un’ora e mezza la storia avanza rapidamente, portando lo spettatore da una rivelazione all’altra senza tempi morti. Ci sono un paio di plot twist ben costruiti che, pur non essendo rivoluzionari, mantengono alto l’interesse. In particolare, la svolta thriller legata all’omicidio è gestita bene e porta il film a cambiare marcia nella seconda metà, il tutto comunque ampiamente annunciato dalla frase iniziale di Iris che è riportata nella citazione qui sopra.

EMPATIA PER LA MACCHINA, DISPREZZO PER L’UOMO


Uno degli aspetti più interessanti della sceneggiatura di Hancock è il modo in cui ribalta la classica dinamica uomo-macchina aggiungendo un livello di lettura in più alla storia (che non si può scrivere per non spoilerare), niente di stratosferico ma che comunque aiuta il film ad elevarsi con il risultato che lo spettatore finisce per empatizzare più con Iris, l’IA, che con Josh, l’essere umano.
Quaid interpreta un personaggio pieno di difetti, egoista, incapace di gestire le proprie emozioni e sempre pronto a usare la violenza come soluzione. Hancock sembra voler inserire, senza renderlo troppo esplicito, una critica alla mascolinità tossica, giocando sul contrasto tra un uomo che si comporta come una macchina priva di empatia e una macchina che invece sembra più umana di lui.


Nonostante i buoni spunti, Companion non è un film che cambierà il genere. È un thriller sci-fi solido, ben girato, ma senza grandi ambizioni. La regia è funzionale, gli attori fanno il loro lavoro, ma alla fine è un prodotto pensato per intrattenere e non per lasciare il segno.
Se si cerca un film perfetto per una serata spensierata, senza troppe pretese ma con una storia ben costruita e qualche colpo di scena interessante, allora Companion è una scelta azzeccata. In giro c’è decisamente ben di peggio…

TITOLO ORIGINALE: Companion
REGIA: Drew Hancock
SCENEGGIATURA: Drew Hancock
INTERPRETI: Jack Quaid, Sophie Thatcher, James Marsden
DISTRIBUZIONE: Cinema
DURATA: 97′
ORIGINE: USA, 2025
DATA DI USCITA: 31/01/2025

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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