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Inside Out 2

Dopo nove anni tornano le emozioni di Riley pronte ad affrontare le insidie della pubertà. Un ottimo film che potrebbe essere il primo grande successo commerciale per la Pixar da tanti anni.

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Si torna nella mente dell’adolescente Riley proprio quando il quartier generale viene improvvisamente demolito per far posto a qualcosa di completamente inaspettato: nuove Emozioni! Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto, che a detta di tutti gestiscono da tempo un’attività di successo, non sanno come comportarsi quando arriva Ansia. E sembra che non sia sola.

Era il 2015, quasi dieci anni fa, quando Pete Docter lo faceva di nuovo. Dopo Up arrivava infatti un altro capolavoro come Inside Out, candidato addirittura all’Oscar per la migliore sceneggiatura originale (una rarità per un film d’animazione). Poi la gestione Chapek della Disney pose come obiettivo principale lo sfruttamento massiccio delle proprietà intellettuali e un incremento delle produzioni, portando quindi alla nascita di parecchi sequel e spin-off anche in casa Pixar, di solito nota per la grande creatività nel produrre film del tutto originali.
Da questa idea nasce quindi Inside Out 2, uscito quasi nove anni dopo, ma che in fondo potrebbe non essere una brutta idea. Nove anni sono il tempo necessario per far crescere il pubblico a cui ha parlato il film precedente, per raccontargli un altro capitolo della vita emotiva umana. In cabina di regia sfortunatamente non torna Docter, ormai direttore creativo della Pixer dopo l’abbandono di John Lasseter, ma c’è l’esordiente Kelsey Mann che giunge finalmente a dirigere il primo lungometraggio dopo una lunga carriera a fare gavetta nella casa di Toy Story.

EMERGENZA PUBERTÀ


Il vero elemento di novità di Inside Out 2 rispecchia in fondo anche il distacco temporale dal primo film. Mentre il predecessore raccontava la perdita dell’innocenza dal punto di vista emozionale (la fine dell’età infantile con l’inizio della preadolescenza), ora tocca proprio all’adolescenza venire sviscerata attraverso le emozioni che la compongono. Riley è cresciuta e si ritrova a fare il passaggio da scuola media a scuola superiore, che spesso e volentieri coincide con l’inizio della pubertà, fase critica nello sviluppo di una personalità umana.
Tutto ciò viene ampiamente raccontato seguendo più o meno lo stesso stile del film del 2015, inserendo semplicemente nuove emozioni come Ansia, Invidia, Imbarazzo e Noia all’interno del roster nella console della giovane protagonista. In particolare, Ansia spicca come vera e propria villain ottimamente caratterizzata, anche e soprattutto grazie alle numerose consulenze da parte di professionisti del settore ricevute durante la produzione che continuano l’ottimo lavoro di character design già svolto nella prima pellicola. La storia verte come al solito su Gioia, intenta a riprendere il controllo della mente di Riley, dopo essere stata “detronizzata” dalle nuove emozioni figlie della pubertà, che porteranno Riley a prendere decisioni che mineranno addirittura la sua intera personalità.

I’m not good enough.

TANTO DIVERTIMENTO


Ogni sequel porta sul suo groppone l’inevitabile peso del paragone con il predecessore, a maggior ragione se si tratta di un film di grandissimo successo. Si contano sulle dita di una mano rari casi di sequel più belli dei primi film, ma volendo vedere le differenze, piuttosto che fare un paragone, Inside Out 2 è sicuramente un film molto più divertente del primo. Non che Inside Out non sia divertente, ma le gag in Inside Out 2 toccano picchi più alti (soprattutto all’interno del caveau della memoria dove si trascende anche lo stile di animazione in maniera geniale), e la confidenza del pubblico con le emozioni già note aiuta a ridere di gusto ad ogni intervento o battuta detta al momento giusto dall’emozione giusta.
Dall’altro lato della medaglia, però, questa grande dose di divertimento non lascia spazio a momenti più intimi. Inside Out 2 è infatti un film meno toccante del primo. Non mancano momenti delicati, uno su tutti con protagonista proprio Ansia. Tuttavia, questi sono numericamente inferiori rispetto a quelli presenti nel predecessore, e sono forse anche meno intensi, non riuscendo a toccare mai picchi come quelli del sacrificio di Bing Bong o l’accettazione di Tristezza. Chiaro che questi sono giudizi soggettivi e derivativi dalla singola sensibilità e personalità dello spettatore, però in generale si percepisce come Inside Out 2 sia un prodotto più votato al divertimento che alla commozione, ma comunque un film intelligente.

I’m a good person.

UN SEQUEL DEGNO


Nonostante ciò, si può tranquillamente affermare che i dubbi relativi all’operazione nostalgia, legati ad un sequel svuotato e senza anima, sono stati spazzati via da un secondo capitolo più che degno.
A tal proposito ne sta rispondendo positivamente anche il box office, che ha ormai messo nel mirino l’incasso del primo film. Probabilmente la pellicola del 2015 rimane un gradino più in alto, anche grazie al fatto che è stato il film Pixar con la più lunga produzione di sempre. L’attenzione al dettaglio di Inside Out non sempre viene rispettata in questo sequel, che comunque si difende bene pur senza avere ricevuto magari la stessa pignoleria in fase di sviluppo.
Si sentono infatti le mancanze di Docter in sceneggiatura e regia, così come quella di Josh Cooley, attualmente impegnato col prossimo Transformers One, ma soprattutto si avverte la mancanza del tocco di Michael Giacchino alle musiche. Tuttavia, nonostante queste pesanti assenze, Pixar è riuscita a smentire parecchi pregiudizi, confezionando un ottimo film che ancora una volta riesce a parlare ai più e meno giovani, accompagnando nella crescita la generazione di bambini che da piccoli hanno visto Inside Out.


Inside Out 2 di Kelsey Mann è un ottimo film che potrebbe essere il primo grande successo commerciale per la Pixar dopo tanti anni. Pete Docter ha recentemente affermato che il prossimo anno su Disney+ uscirà una serie animata spin-off riguardante la Fabbrica dei Sogni, indagando quindi come le emozioni influiscono sui sogni delle persone. Il direttore creativo di Pixar, poi, non ha chiuso le porte ad un terzo capitolo, magari tra qualche anno, con Riley che potrebbe dover affrontare il passaggio verso l’età adulta. Una saga che può infatti continuare ad accompagnare la generazione di bambini (e non solo) che era al cinema nel 2015, insegnando l’intelligenza emotiva, divertendo come al solito lo spettatore, senza aver paura di farlo emozionare.

 

TITOLO ORIGINALE: Inside Out 2
REGIA: Kelsey Mann
SCENEGGIATURA: Meg LeFauve

INTERPRETI: Amy Poehler, Phyllis Smith, Maya Hawke, Liza Lapira, Lewis Black, Tony Hale, Ayo Edebiri, Adèle Exarchopoulos, Paul Walter Houser 
DISTRIBUZIONE: The Walt Disney Company Italia
DURATA: 96′
ORIGINE: USA, 2024
DATA DI USCITA: 19/06/2024

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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