Recensione Film The Fall Guy Stuntman Ryan Gosling David Leitch
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The Fall Guy

The Fall Guy è un buonissimo film, che si inserisce nella positiva filmografia dell'ex stuntman David Leitch, proseguendo il nuovo filone hollywoodiano votato a un action più realistico e coinvolgente.

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Colt Seavers (Ryan Gosling), uno stuntman esperto, dopo un incidente quasi fatale si trova davanti alla sfida più impegnativa: recuperare una star del cinema scomparsa, smascherare una cospirazione e recuperare l’amore perduto.

 

David Leitch era un appassionato di arti marziali. Il suo incontro con Chad Stahelski, con la nascita della 87Eleven, è stato un momento importantissimo per la storia del cinema, soprattutto per quanto riguarda il genere action. I due, dopo aver iniziato a innovare gli stunt del cinema hollywoodiano, decidono di girare insieme un film che segnerà il passo del cinema d’azione da quel momento in poi. Si parla ovviamente di John Wick. Dopodiché i due dividono le proprie carriere, portando avanti questa missione di rinnovare un genere ormai vecchio e fin troppo ripetitivo.
Per questo The Fall Guy, diretto da David Leitch, ex stuntman e stunt coordinator, non può non incuriosire lo spettatore. Un film che narra le vicissitudini rocambolesche di una delle figure più affascinanti, ma allo stesso più snobbate (ingiustamente) dell’intera industria cinematografica. Un film che esce anche in un particolare periodo storico, in cui si inizia a vociferare di qualche statuetta da assegnare per questi incredibili professionisti (con tanto di frecciatina nel film) e che potrebbe aprire gli occhi al grande pubblico in tal senso.

PROFESSIONE PERICOLO


The Fall Guy prende il nome dall’omonima serie televisiva anni ’80, andata in onda in Italia sulla RAI, da cui il film prende molto liberamente ispirazione. Il “guy” del titolo è Colt Seavers, col volto di Ryan Gosling, probabilmente il più figo degli stuntman, sempre accoppiato alla star del cinema Tom Ryder (che non può non ricordare la famosa saga videoludica). Il film inizia con un primo atto splendido, ritmato perfettamente tra l’azione “realistica” del nuovo cinema action hollywoodiano, una comicità dettata dai tempi di Gosling e coadiuvato da una discreta sceneggiatura firmata da quel mestierante di Drew Pearce (Mission: Impossible – Rogue Nation).
Gli stunt, inutile dirlo, valgono da soli il prezzo del biglietto, ed è anche il minimo sindacabile che uno spettatore si aspetta andando a vedere un film con tali premesse. Tuttavia, la grande quantità di scene incredibili e assurde sminuiscono a volte la loro importanza su schermo, con il pubblico che quasi si abitua all’ennesimo atterraggio impossibile o all’ennesimo stunt da urlo. Ci pensano, per fortuna, i titoli di coda, oltre a un’ottima metanarrativa dispiegata lungo il film, a rendere giustizia al lavoro di questi veri e propri supereroi del cinema, che per l’occasione hanno anche infranto un Guinness World Record.

VITA DA SET


L’altro grande pregio di The Fall Guy è quello di raccontare la genesi di un blockbuster qualsiasi nella Hollywood di oggi. Il film al centro della pellicola è “Metalstorm”, una sorta di Dune in salsa Zack Snyder, che vede in cabina di regia l’esordio del grande amore di Colt, una simpaticissima Emily Blunt nei panni di Jody. I due hanno un lungo trascorso insieme, sul set e non, ma dopo il drammatico incidente del protagonista le loro strade si sono separate. Sarà Metalstorm l’occasione giusta per la loro carriera, ma anche per la loro relazione.
Grazie a un plot del genere, le occasioni di citazioni verso film e attori erano troppo ghiotte per non essere colte e allora Pearce dà libero sfogo alla sua penna per inserire qua e là scene metareferenziali che a volte ammiccano addirittura a quella perla de Il Ladro di Orchidee. La parte sul set è sicuramente il lato migliore di The Fall Guy, che invece non decolla allo stesso modo nel secondo atto quando Colt viene immischiato in un complotto che vede al centro il suo “doppio”, l’attore di cui fa gli stunt ora scomparso, mettendo in pericolo la produzione di Metalstorm, ma soprattutto la carriera di Jody.

 I had no choice. I had to do some Jason Bourne shit!

OLTRE L’AZIONE


È innegabile che il lato action rappresenti l’aspetto migliore di The Fall Guy, che invece rallenta un po’ quando si addentra nell’ambito più detective della storia. Capita che vengano inseriti personaggi a ridosso del loro utilizzo, oppure che il tono non si prenda fin troppo sul serio rischiando di scadere nel parodistico durante la produzione di Metalstorm, nonostante questo sembri essere il progetto pensato da un’intera vita da parte di Judy. Ecco, alcune incoerenze narrative ma anche stilistiche, di messa in scena, finiscono per penalizzare un po’ il film di Leitch, che tuttavia resta più che godibile per una spettacolare visione in sala.


The Fall Guy è un buonissimo film, che si inserisce nella positiva filmografia dell’ex stuntman David Leitch, proseguendo il nuovo filone hollywoodiano votato a un action più realistico e coinvolgente. Gli stunt, manco a dirlo, sono la parte migliore di un film divertente, capace di cogliere tutte le opportunità metanarrative che il contorno gli offre.
Peccato per un secondo atto un po’ a rilento e che non riesce a dare ai set piece il giusto respiro, finendo quasi per mandare lo spettatore in “overdose di azione”. Intervengono per fortuna i titoli di coda a dare giustizia al film e a mandare un messaggio all’intera industria riguardo al lavoro più pericoloso e sottovalutato del mondo dell’intrattenimento.

 

TITOLO ORIGINALE: The Fall Guy
REGIA: David Leitch
SCENEGGIATURA: Drew Pearce

INTERPRETI: Ryan Gosling, Emily Blunt, Aaron Taylor-Johnson, Winston Duke, Hannah Waddingham,
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 126′
ORIGINE: USA, 2024
DATA DI USCITA: 01/05/2021

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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