Sono passati dei mesi ma il cruccio sulla numerazione di questa stagione è rimasta. Tuttavia il fatto che sia una quattordicesima stagione ha perfettamente senso per l’estrema continuità che questo episodio (ma già anche il precedente) mantiene con il più o meno recente passato.
I passati cambi di showrunner avevano segnato una discontinuità improvvisa sul piano stilistico, ma anche con l’intento di creare una nuova mitologia. Come si vedrà in seguito, l’obiettivo in questo caso è abbastanza chiaro: cambiare tantissimo per tornare alla tradizione.
L’unica cosa che cambia veramente è il contorno, la distribuzione, le musiche, perfettamente adatte alla piattaforma ospitante. Sarà invece completamente ignorato e trascurato il fatto che Disney+ consideri questa puntata come la 14×02.
DAVIES EVOCA DAVIES
Si inizia con un enorme spiegone. Un enorme e inutile spiegone. Come se il nuovo pubblico di Disney+ non corrispondesse completamente con il pubblico che ha compiuto un percorso quasi ventennale da “Rose” in poi. Il Dottore di Ncuti Gatwa spiega a Ruby chi è, da dove viene, il perché del nome Doctor, come si chiamano altri Time Lords, che in realtà lui non è un Time Lord, che non sa chi è, che Gallifrey è stata distrutta (di nuovo), perché il Tardis ha la forma di una cabina della polizia, che è rimasta così bloccata dal 1963, che può viaggiare nel tempo e nello spazio. Tutto in pochi minuti. Probabilmente il tutto di fronte a spettatori perplessi.
Russell T. Davies evoca se stesso, richiamando quelli che erano i suoi tratti stilistici principali: tutto estremamente didascalico e tutto estremamente profondo, senza trascurare nulla. Il rispetto verso la svolta narrativa di Chibnall è talmente forte che quella veramente affossata è stata la scelta di Moffat di undici anni fa, quando ha deciso di riportare Gallifrey sulle scene. Non si bada però solo al passato remoto. Come già impostato nel precedente speciale natalizio, una nuova trama orizzontale è stata tracciata e il mistero di Ruby già è al centro delle scene. L’insieme di immagini evocative proposte con il contagocce lasciano intendere che questo sarà il fil rouge di stagione.
1X01
Russell T. Davies è accogliente verso le idee dei suoi predecessori, ma allo stesso tempo anche particolarmente fermo nel rievocare quello che è stato il suo lavoro passato. Questo episodio sarebbe da considerarsi una 1×01 (o 1×02, Disney+ ce la sta mettendo tutta per confondere) anche per i ritorni già citati nel precedente paragrafo.
Il quindicesimo Dottore è di nuovo il “Last Of The Time Lords” (anche se stavolta non Time Lord) come lo fu Eccleston nel lontano 2005; in “The Church On Ruby Road” le scene all’interno della casa di Ruby ricordavano molto le incursioni in casa di Rose di quella lontana 1×01; tuttavia l’autocitazione più sfacciata avviene proprio in questa “Space Babies“, con il Dottore che da un lontano futuro permette a Ruby di chiamare la madre adottiva, esattamente come avvenne nella 1×02 quando Rose direttamente dalla fine del mondo chiamava sua madre.
IL RITORNO DER MONNEZZA
Per il resto abbiamo una navicella spaziale popolata da bambini parlanti su passeggini e un mostro composto dal loro muco. Mostro che alla fine viene salvato. Ulteriori commenti su questa trama possono essere superflui.
L’aspetto interessante da notare in questa trama è quello che riguarda il mix tra lo stile scanzonato, senza paura di risultare trash, di RTD, con un’impronta assolutamente disneyana, riscontrabile soprattutto nelle musiche. Certo non è un episodio in cui predominano passeggini quello in cui si può capire se questo stile sia vincente o no.
In generale bisogna capire se nel 2024 un DW meno dark sia la scelta più giusta per continuare a foraggiare la longevità di questo show. Che poi chissà se sarà effettivamente meno dark.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“You save them all!”. Lo urla Ruby e toglie il dubbio sulla votazione di questo episodio. Votazione sulla fiducia, soprattutto perché RTD è figura familiare e l’investimento di Disney+ in qualche modo dovrà avere dei ritorni.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.