The Imaginary - L'amico immaginario recensione
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The Imaginary – L’Amico Immaginario

The Imaginary - L'Amico Immaginario è un film delicato e poetico che sa rivolgersi a più generazioni offrendo diversi spunti di riflessione.

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La piccola Amanda vive fantastiche avventure con il suo amico immaginario Rudger. Purtroppo, però, ci sono due problemi: il primo è che la bimba sta crescendo, quindi presto dovrà dire addio alle sue fantasie infantili. Il secondo, molto più grave e impellente, è l’arrivo di Mr. Bunting, vorace predatore dell’innocenza e delle fantasie altrui.

Con questo The Imaginary – L’Amico Immaginario, lo studio Ponoc torna a produrre un lungometraggio d’animazione qualche anno dopo Mary e il Fiore della Strega. Si tratta della trasposizione di un romanzo per ragazzi scritto da A. F. Harrold e illustrato da Emily Gravett.
Studio Ponoc è stato fondato ed è tuttora costituito da molti animatori e sceneggiatori formatisi presso lo studio Ghibli di Hayao Miyazaki. Le somiglianze con opere come Ponyo sulla Scogliera e Il Ragazzo e l’Airone, in effetti, si notano e non solo perché i disegni sono realizzati a mano. Sono simili anche le tematiche e la delicatezza poetica con cui vengono trattate.

LA FANTASIA, UN BENE COMUNE


Come già in Inside Out, pure qui si parla del delicato momento dell’uscita dall’infanzia, quello in cui occorre accettare un mondo più adulto ed adeguarvisi. A rendere cattivo il villain della situazione, cioè Mr. Bunting, è proprio l’impossibilità (non aver potuto o saputo) di gestire bene questo passaggio.
Più originale è il modo in cui fantasia e creatività sono trattati come bene comune. Non ci sono solo i grandi artisti come Shakespeare e Picasso ad illuminare i contemporanei e le generazioni future, ispirandole con la loro genialità. Molto più semplicemente, l’amico immaginario “dimenticato” dall’adulto di oggi può essere “ereditato” da un altro bambino, il quale potrà persino rielaborarlo a suo piacimento. Oppure un certo cagnolone, dritto dritto dall’infanzia della mamma di Amanda, può rivelarsi decisivo nei momenti cruciali. Questo rende il film fruibile non solo ai piccoli, ma a più generazioni.

IMMAGINARI ALLA RISCOSSA


Altra particolarità della storia: non è Amanda, stando sempre in primo piano, a guidare le avventure del suo amico immaginario. Ad un certo punto, infatti, la bimba resta defilata mentre Rudger e le altre creature della fantasia agiscono di loro iniziativa.
Questo moltiplica le occasioni per scatenare invenzioni visive e trasformazioni a sorpresa, quelle che il pubblico si aspetta dato il tema del film e la sua provenienza. Sotto questo profilo, gli spettatori non resteranno certo delusi. Devono solo tenere desta l’attenzione per non perdersi neanche un fotogramma. La fantasia, d’altronde, rifiuta per sua natura di farsi imbrigliare.
Chi non è più bambino potrà, se vuole, riflettere poi su una dimensione “altra”, magica e misteriosa, suggerita da figure come il gatto Jinzan, custode dell’accesso alla città rifugio degli Immaginari.

Il vecchio mondo sta morendo, quello nuovo tarda a comparire e in questo chiaroscuro nascono i mostri.

DIVERSI LIVELLI DI LETTURA


Ecco la riprova della complessità e dei vari livelli di lettura offerti dalla storia. Mr. Bunting si presenta con la citazione sovrastante tratta dalle opere del pensatore politico italiano Antonio Gramsci. Nientemeno.
In modo sorprendente, spiega benissimo la psicologia del cattivo della storia. Egli deve nutrirsi dell’immaginazione altrui perché la sua si è deteriorata a causa del troppo attaccamento alle fantasie infantili. Non per niente, la sua amica immaginaria è una bambina parecchio inquietante, non ben definita, senza i colori squillanti degli altri prodotti della fantasia. La narrazione, comunque, non si perde in grandi spiegoni: il ritmo resta scorrevole.


In questo periodo, il tema degli amici immaginari va per la maggiore. Data l’abbondanza di opere sull’argomento, in quest’ultima fatica dello studio Ponoc si possono riconoscere suggestioni ed elementi figli di una ben consolidata tradizione. Sul potere della fantasia si veda, per esempio, La Storia Infinita. Sulla sua capacità di curare le ferite dell’anima, si noti come Amanda abbia da poco perso il padre, così come Bastian e Mahito dovevano fare i conti con l’avere perso la madre.
Dalla sua, The Imaginary ha la grazia con cui amalgama gli ingredienti. Particolare è anche l’accento messo su collaborazione e condivisione, assente, per esempio, in Inside Out. Per questo il prodotto non raggiunge le vette di film come Il Ragazzo e l’Airone, ma risulta godibile e sa far arrivare il suo messaggio a spettatori di diverse generazioni.

 

TITOLO ORIGINALE: Yaneura no Rajā (The Imaginary)
REGIA: Yoshiyuki Momose
SCENEGGIATURA: Yoshiaki Nishimura, A.F. Harrold, Emily Gravett

INTERPRETI: Kokoro Terada, Rio Suzuki, Sakura Andō
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 105′
ORIGINE: Giappone, 2023
DATA DI USCITA: 05/07/2024

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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