Sulla Scena Del Delitto: BerlinoTEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione sulla scena del delitto - berlinoSembra uno di quei momenti in cui “i Simpson l’avevano predetto”, invece non è nulla di più che il tentativo, da parte di Netflix, di rendere più internazionale un franchise di docuserie true crime come “Sulla Scena Del Delitto”, antologia che, in passato, ha regalato perle come Il Caso Del Cecil Hotel.
A differenza delle altre stagioni, però, i produttori hanno deciso di spostarsi su un altro continente (forse per non relegare la serie alla sola scena americana) e, proprio nell’anno in cui la techno music berlinese viene scelta come “patrimonio immateriale dell’Unesco“, la nuova stagione dello show decide di focalizzarsi su una storia che è di fatto ambientata proprio in questo mondo.
Già, dunque, la scelta di rendere il franchise internazionale rendeva questa stagione interessante, ma anche la scelta del tema in questione che appare quasi fatto apposta.

 

UN SERIAL KILLER A BERLINO


Al di là delle coincidenze fortuite (che, come insegna Adam Kadmon, non sono mai quello che sembrano), il format dello show rimane pressoché identico ai precedenti, nonostante anche la scelta di includere autori e sceneggiatori tedeschi come Caroline Schaper e Inga Turczyn. Come nei migliori true crime la narrazione è in ordine cronologico seguendo le indagini dall’interno di un gruppo di poliziotti tedeschi che, nei primi anni 2000, si trovarono ad indagare i casi del cosiddetto “Assassino delle Dark Room”. Queste erano dei club privé all’interno delle stesse discoteche in cui era lecito fare un po’ di tutto (coff… coff… spaccio di droghe coff… coff…) ed erano parecchio sfruttate soprattutto nei locali gay del quartiere berlinese di Friedrichshain.
Ed è proprio in uno di questi locali che, nel 2012, viene trovato il cadavere di un uomo morto soffocato. Si tratta purtroppo del primo di una lunga serie di cadaveri che verranno trovati nelle stesse condizioni e che faranno parlare di sé per la modalità in cui tali delitti venivano compiuti. All’interno delle stanze, infatti, non c’era alcuna traccia di lotta, il che porterà a scoprire un’inquietante modus operandi per cui le vittime venivano drogate a loro insaputa tramite un sonnifero messo dentro i cocktail dei locali, e quindi uccise. Un caso che sconvolse l’opinione pubblica dell’epoca creando il mito dell’Assassino delle Dark Room e mettendo in discussione l’innocenza delle notti berlinese a base di disco music. Fino a che una delle vittime non riuscì miracolosamente a fuggire e ad identificare il colpevole.

UN’OCCASIONE MANCATA


Lo show dunque presenta una trama molto interessante, sia per l’ambientazione underground scelta sia per la tematica che risulta molto attuale anche oggi. Peccato che il risultato finale sia alquanto scialbo. Non che la serie sia girata male o che non presenti plot twist e cliffhanger interessanti. Le testimonianze di agenti, della vittima sopravvissuta e, soprattutto, dei familiari delle vittime (che offrono i contributi più toccanti di tutti) sono sicuramente d’impatto per lo spettatore.
Quello che però manca è una reale caratterizzazione dello show rispetto alle precedenti stagioni. Non basta, infatti, ambientare la serie in un altro luogo della Terra e inserire, di tanto in tanto, scorci di Berlino con il sottofondo dei bassi della discoteca. Lo show si concentra molto sulle indagini degli agenti reali, che sottolineano più volte come, per loro, l’ambiente dei locali gay fosse per loro nuovo, e che girassero molti pregiudizi nei confronti di tali ambienti (che potrebbero aver rallentato molto le indagini all’epoca). Ma poi lo show si concentra sulle ricostruzioni inquietanti, sullo splatter velato e su tutti i cliché tipici di una normale serie true crime, senza approfondire mai veramente la scena techno berlinese e il suo impatto culturale (anche e soprattutto in ambito queer).

CONCLUSIONI


Nonostante una premessa interessante, dunque, lo show, pur nella sua brevità, si arena facilmente dopo un episodio risultando come qualcosa di già visto e rivisto. Un piccolo sussulto lo dà l’ultimo episodio, che è quello che si concentra sulle indagini riguardanti la vittima sopravvissuta, ma non cambia comunque il fatto che tutta la serie sia una grande occasione sprecata.
Il che non vuol dire che da qui non si possa comunque continuare in questo esperimento globale in cui i casi di cronaca scelti possono variare nelle diverse parti del mondo. Purché ovviamente le specificità criminali e folkloristiche dei luoghi scelti non siano solo un semplice abbellimento esterno per piazzare una minestra stra-riscaldata, ma vengano valorizzati come si deve per creare qualcosa di veramente buono (soprattutto per un genere televisivo che è sempre più abusato ultimamente).

…THEM ALL!


 

 Una Morte Misteriosa 1×01 
Un Serial Killer A Berlino 1×02
Il Desiderio Di Uccidere 1×03

Nuova docuserie true crime del filone de Sulla Scena Del Delitto. Questa volta però l’ambientazione scelta non è più quella americana, bensì quella berlinese dei locali techno, in particolare delle “dark room” dei locali queer. Nonostante, però, un’ottimo materiale di partenza, il risultato finale è abbastanza sciatto e va giudicato solo come esperimento.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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