Sulla Scena Del Delitto: Il Caso Del Cecil HotelTEMPO DI LETTURA 5 min

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Recensione docuserie Sulla Scena del Delitto: Il Caso del Cecil Hotel recensione docuseriesLos Angeles, una delle mete turistiche più desiderate dalla maggior parte della popolazione, un luogo in cui – figurativamente parlando – splende sempre il sole. Centro nevralgico dell’industria cinematografica, culla dell’american dream, emblema del “viaggio della vita” e calamita per grandi storie di successo. Impossibile non aver mai immaginato di passeggiare per il Sunset Boulevard, di correre stile Mitch Buchannon sulla spiaggia di Santa Monica o di ammirare dal vivo la scritta “Hollywood” che campeggia impavida tra le verdi colline. Los Angeles può davvero essere la chimera che tutti rincorrono e la fantasia che tutti cercano di realizzare. Purtroppo, la città è anche benaltro.
Il rovescio della medaglia, il lato oscuro della città è fatto da quartieri pericolosi e malfamati, dove vivono migliaia di senzatetto, gang organizzate e tutti i reietti della società. Vaste aree urbane piene zeppe di tendopoli, di tossici, di prostitute e di tutti coloro a cui il sogno è stato strappato via dalle mani. L’inferno a cielo aperto per eccellenza a Los Angeles è denominato Skid Row e si trova a Downtown. Qui, vive la più grossa popolazione di homeless degli Stati Uniti che possono ottenere dei servizi gratuiti come bagni, docce, lavanderie e cliniche, ma rimangono essenzialmente relegati all’interno dei loro confini, costretti a cavarsela da soli.
Ai margini di questo quartiere, si staglia il Cecil Hotel. Costruito nel 1924 in pieno boom economico, il Cecil si è pian piano trasformato nell’hotel più pericoloso della città, ricettacolo di attività losche, individui poco raccomandabili e viaggiatori senza fissa dimora.

IL CECIL HOTEL È LA PORTA PER L’INFERNO?


A dedicare un po’ di attenzione proprio al Cecil Hotel arriva la nuova docuserie in quattro episodi firmata da Joe Berlinger, autore di altri prodotti di stampo crime, come il lungometraggio Ted Bundy – Fascino Criminale e la docuserie inerente il massacro della famiglia Clutter nel 1959. Nelle quattro puntate in onda su Netflix, viene snocciolata, fotogramma dopo fotogramma, la sconvolgente storia dell’hotel maledetto e di un fatto di cronaca nera ad esso collegato: la scomparsa di Elisa Lam. Il regista americano riesce a ricreare sapientemente un’atmosfera inquietante, satura di mistero, incertezza ed ambiguità. Grazie all’utilizzo di moltissimo materiale d’archivio e grazie al coinvolgimento dei protagonisti principali della vicenda – l’ex general manager dell’hotel, i detective affidati al caso, il coroner ed i websleuths – Joe Berlinger assesta svariati pugni nello stomaco allo spettatore che si ritrova invischiato in un vortice di emozioni contrastanti e tanti dubbi sulla vera natura di quanto è successo.
Il Cecil Hotel viene da subito presentato sotto un’aura di mistero, data la sua implicazione in molteplici avvenimenti di cronaca nera del paese. Pensato come un hotel di lusso ma più a buon mercato, la sua fama ed importanza erano scemate sempre di più, fino a renderlo solo un nascondiglio di assassini, stupratori, tossici ed ex-galeotti. Situato a pochi passi dallo Skid Row, il Cecil Hotel divenne ben presto simbolo di una Los Angeles oscura, tetra, spaventosa. Una Los Angeles tenuta ben alla larga dai riflettori ma che continuava ad attirare le sue vittime come api sul miele.
Un pregio della docuserie è quello di non scadere nelle trappole del paranormale (nonostante qualche intervista ne menzioni la possibilità) e di presentare la storia del Cecil Hotel in maniera oggettiva, basandosi su fatti reali e ricostruzioni veritiere. Certo, ogni tanto si percepisce qualche flebile guizzo di ghost story, ma la storyline rimane con i piedi per terra, senza troppi voli pindarici.

LA SCOMPARSA DI ELISA LAM


Joe Berlinger decide di gettare ancora più benzina sul fuoco, focalizzando tutti e quattro gli episodi sulla scomparsa di Elisa Lam, dando allo spettatore un pezzo di puzzle dopo l’altro per aiutarlo a decifrare l’enigma dietro la morte della ragazza.
Nel febbraio 2013 la scomparsa della Lam aveva tenuto banco per mesi, attirando l’attenzione dei media e del pubblico. Tutti avevano come obiettivo la risoluzione del caso, soprattutto data la location d’eccezione. La scelta del regista di affidare la narrazione alla fittizia voce di Elisa Lam, che si racconta attraverso la lettura del suo blog, serve a creare maggior empatia e rende la visione ancora più disturbante.
Il fulcro principale della narrazione è sicuramente Elisa Lam e la sua tragica fine ma, sullo sfondo, rimane sempre presente il Cecil Hotel, quasi come fosse un’ombra minacciosa od un carnefice che attende la sua prossima vittima. Le puntate, in cui si alternano interviste, foto e video di repertorio, scorrono veloci tra riprese dell’hotel, della città ed alcune ricostruzioni dei momenti più salienti. La regia e la fotografia sono cupe ed angoscianti, come se persino la macchina da presa e le lenti fossero state “inquinate” dalla maledizione del Cecil Hotel.

WHAT’S REAL AND WHAT’S NOT


Come già detto precedentemente, un punto a favore della docuserie di Berlinger è quello di non essersi adagiata troppo su improbabili congetture e teorie complottiste (nonostante ne siano state presentate diverse), bensì di limitarsi ad esporle solamente in chiave di ricostruzione del caso. Sarebbe stato, infatti, fin troppo scontato utilizzare l’espediente del sovrannaturale per spiegare alcuni avvenimenti legati al Cecil Hotel ed, in particolare, alla scomparsa di Elisa Lam.
Il fine ultimo di Joe Berlinger non è quello di creare una nuova horror story, ma semplicemente mostrare come assurde coincidenze e tragici epiloghi continuino ad avvenire sempre nello stesso luogo, lasciando allo spettatore il compito di tirare le proprie conclusioni. Nonostante ciò, le quattro puntate si insinuano come un tarlo nella mente del pubblico che ancora stenta a dare un senso logico alla vicenda.
Un perfetto bilanciamento tra il materiale d’archivio e le ricostruzioni, un utilizzo quasi soffocante della fotografia, una colonna sonora inquietante e sinistra ed una regia da manuale rendono questa docuserie un piccolo gioiellino che vale la pena recuperare.

…THEM ALL!


 

Scomparsa A Los Angeles 1×01
I Segreti Del Cecil Hotel 1×02
Nella Tana Del Bianconiglio 1×03
La Dura Verità 1×04

 

Una docuserie perfetta ed inquietante allo stesso tempo. La storia di una ragazza vittima di se stessa e di un macabro hotel che l’ha accolta in un abbraccio fatale.

 

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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