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Road House

Un ex lottatore di pesi medi dell'UFC finisce a lavorare in un bar chiassoso nelle Florida Keys, dove le cose non sono come sembrano.

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Un ex lottatore di pesi medi dell’UFC finisce a lavorare in un bar chiassoso nelle Florida Keys, dove le cose non sono come sembrano.

 

Road House è il film divertissement del 2024. Violenza gratuita, sarcasmo di sufficiente fattura, muscoli, sudore, sangue, effetti speciali a volte posticci, personaggi sopra le righe, ignoranza a profusione, demenziale al punto giusto. Questo, riassumendo rapidamente, è il film diretto da Doug Liman, remake dell’omonimo film del 1989 con protagonista Patrick Swayze.
È un film che unisce la cultura internettiana e le credenze attorno alla Florida ad il culto verso il machismo, sfociando in una sorta di John Wick senza capo né coda. Ma d’altra parte non c’è alcuna pretesa di serietà: Road House si presenta nei primissimi minuti con Post Malone intento in un combattimento illegale per racimolare del denaro; scena seguita poi da il tentato suicidio di Gyllenhaal che sopravvive incolume ad uno speronamento ferroviario. La pellicola fin da subito setta le aspettative che devono accompagnarne la visione e, di conseguenza, pretendere più della pura ignoranza come intrattenimento è un errore del pubblico. Niente di più.
Il riferimento ad Internet riguarda la Florida ed il così detto “florida man meme” che, dal 2013 circa ad oggi, sta ad indicare abitanti dello Stato americano che compiono strane e/o maniacali azioni. Meme poi generalizzatosi all’intera Florida che è diventata un meme a sé stante. Se questa pagina della storia di internet dovesse esservi sconosciuta, fate qualche rapida ricerca su Google o andate direttamente sulla pagina di Wikipedia di riferimento.

Dalton: Isn’t roadhouse one word?
Frankie: Yeah, that’s the joke. It’s a roadhouse. But it’s called the Road House. Get it?
Dalton: Still unresolved.

Il plot è molto semplice: Dalton (Jake Gyllenhaal), un combattente UFC caduto in disgrazia economica, viene assoldato come buttafuori da Frankie che gestisce un roadhouse in Florida. La presenza di Dalton agiterà le acque e finirà per dar fastidio ai malavitosi locali, che assolderanno a loro volta un combattente psicotico, Knox (uno stupendo Conor McGregor), per riequilibrare la situazione ed estromettere Frankie dagli affari.
Questa è, di fatto, l’intera storia del film. Niente di più complicato di una serie di scazzottamenti per dimostrare chi è il più forte. Ma il tutto è condito da scene surreali, a volte portate all’esasperazione. Prima si citava la scena del “suicidio” di Dalton, ma si potrebbe prendere in esame anche il primo tentativo ben organizzato per farlo fuori: un fuoristrada lanciato ad altissima velocità che lo investe senza praticamente fargli male, che lo ri-colpisce poi poco dopo scaraventandolo giù da un ponte e in mezzo al fiume (in stile Smallville, giusto per intenderci). Il tutto senza lasciare alcuna traccia sul corpo del Maciste della situazione che, anzi, si vendica poco dopo a casa sua quando assalito da un altro scagnozzo armato di fucile lo disarma e lo getta letteralmente in pasto ad un coccodrillo.

Once Knox is on the job, it’s over, baby. It’s just a matter of when.

Se il film si fosse attestato attorno a questo “banale” livello si starebbe parlando di una sufficienza striminzita: botte da orbi, buon intrattenimento, ma niente di veramente scenico. Tuttavia il film regala due precisi turning point che cambiano radicalmente il peso del film elevandolo a B-Movie mustwatch dell’anno (al momento). Il primo è l’arrivo di Conor McGregor, mentre il secondo è quello che si può definire “il momento John Wick”.
McGregor interpreta Knox, l’antagonista del film che arriva per rimettere al suo posto Dalton. Uno psicopatico senza alcun tipo di regole che l’irlandese interpreta alla perfezione. Si può soffermarsi sulla qualità della recitazione quanto si vuole e trovare tutti i punti negativi del caso, ma McGregor è stato chiamato, palesemente, per interpretare un personaggio iconico, e quello riesce a trasmettere al pubblico. Tra la sua entrata in scena (completamente nudo fatta eccezione per un paio di stivali), la camminata da pazzo, il “Daltooooon” ripetuto mille volte all’interno del roadhouse e le lunghissime sequenze di combattimenti… cosa altro c’è da aggiungere?
Messo letteralmente all’angolo, Dalton decide che seguire le regole non era sufficiente per sconfiggere delle persone che non prendevano nemmeno in considerazione l’idea di rispettarle. Ecco quindi che si arriva al “momento John Wick”. Fino a questo momento, Dalton è un picchiatore gentiluomo: picchia il necessario, senza strafare e accompagna poi i suoi avversari al vicino ospedale. Ma da questo momento in poi questa sua “gentilezza” scompare e il film si tramuta da collusioni e lividi ad un vero e proprio bagno di sangue senza remora o morale. Ogni persona che passa per le mani di Dalton smette di finire all’ospedale e, se fortunato, finisce direttamente in camera ardente.

Knox: Lookie here. Our own little octagon.
Dalton: What? Who taught you shapes?

Accantonata la cafonaggine della messa in scena e la pura ignoranza dei personaggi, tuttavia, non resta molto altro. Ricostruzione in CGI raffazzonata (per non dire pessima in alcuni passaggi), recitazione sicuramente non memorabile e storia che nel complesso si regge in piedi su degli enormi deus ex machina narrativi. Ma, tornando al punto esposto in apertura di recensione, Road House non ha mai finto di essere una pellicola diversa da quella successivamente palesatasi durante la visione, quindi iniziare a fare i sommelier cinematografici per un film in cui Conor McGregor dà fuoco ad un mercatino italiano soltanto perché gli va (e per far capire al pubblico che è un vero badass), diciamo che è la scelta sbagliata. Nonché grande errore da parte di chi si sente in dovere di ergersi a detrattore.

Dalton: Most people call me Dalton, sir.
Sheriff: Most people call me Big Dick.
Dalton: I’m not going to do that.


Road House è un film che intrattiene, diverte e che ad un certo punto si tramuta in regolamento di conti inondato di sangue. Niente di più. Se l’intenzione è la ricerca del film che possa intrattenervi cerebralmente, evitate di guardarlo.
Se, invece, c’è l’intenzione di puro e semplice intrattenimento correte su Amazon: Road House fa al caso vostro. E per circa due ore potrete spegnere il cervello e godervi gente che si massacra di botte, battute a volte di pessimo gusto, in altri casi piccole perle. Ma soprattutto l’accoppiata McGregor-Gyllenhaal che sembra nata per stare insieme in scena per questo genere di film.

 

TITOLO ORIGINALE: Road House
REGIA: Doug Liman
SCENEGGIATURA: Anthony Bagarozzi, Charles Mondry
INTERPRETI: Jake Gyllenhaal, Daniela Melchior, Conor McGregor, Billy Magnussen, Jessica Williams, B.K. Cannon, Joaquim de Almeida, Austin Post, Lukas Gage, JD Pardo
DISTRIBUZIONE: Prime Video
DURATA: 121′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 21/03/2024

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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