House Of The Dragon sta portando avanti diversi difficili compiti: trasporre nella nuova attualità televisiva un tipo di prodotto che ha funzionato moltissimo in una fase seriale leggermente differente, mantenere alto il livello di aspettative e di teledipendenza di un manipolo di appassionati che con il tempo si sono nutriti di moltissimo materiale dell’universo narrativo di Martin, e infine cercare in tutti i modi di proporre credibili variazioni sul tema che non diano l’impressione di minestra riscaldata rispetto alla serie madre.
Inevitabilmente però questo ultimo particolare piò venire meno nel momento in cui si cerca di non perdere lo spettatore affezionato. Ed ecco che si identifica un buon episodio di House Of The Dragon con il sottile equilibrio che si crea tra il mondo fantastico inedito (ma passato) rispetto a Game Of Thrones e tratti stilistici familiari e riconoscibili, forse anche prevedibili in maniera però rassicurante.
SCHEMI RICORRENTI
Aegon doveva assolutamente fare una brutta fine, possibilmente per mano del fratello umiliato dentro un bordello. Aegon aveva addosso il marchio Joffrey sin dal primo momento, motivo per cui lo spettatore poteva agilmente immaginare cosa gli sarebbe accaduto, ma allo stesso tempo provare soddisfazione per un qualcosa che non è stata affatto una gran sorpresa.
Così come la fine di Rhaenys (personaggio a cui era stata posta una particolare lente di ingrandimento in questo episodio) è la classica tassa-Martin da pagare. Oltre ad essere un sacrificio praticamente annunciato all’interno della storia (parte a cavallo di un drago la figura più anziana, esperta e, appunto, sacrificabile), è anche quell’atmosfera da “mai na gioia” che Game Of Thrones ha insegnato ad aspettarsi. Cole fa la figura del peracottaro, il Re appare ancora più idiota di quello che sembrava, la disfatta per i cattivi è quasi totale, ma non poteva esserci un lieto fine così netto. Aemond si rivela figura ben più temibile di tante altre e il suo drago ancora di più, come già dimostrato nel precedente season finale.
LA GUERRA NEL MONDO DEL TRONO DI SPADE
Ciò che emerge in maniera degna di nota nell’episodio in esame è la strategia narrativa con cui si affronta la guerra, il concetto di guerra in generale e i tempi di messa in scena.
Il quarto episodio di questa seconda stagione è basato su un ping pong continuo di momenti carichi di tensione, sì, ma pregni di dialogo, strategia e stasi. La corte di Rhaenyra e quella di Aegon si muovono a specchio nell’indecisione di agire in maniera più diretta usando i draghi. In entrambi i casi regna una sfiducia verso il sovrano/la sovrana, anche se con fondamenti differenti. In entrambi i casi si predica prudenza e strategia, contro un’azione più immediata e risolutiva.
La tradizione della tragedia emerge più che mai, dove parti dialogiche sono estremamente prevalenti e gran parte delle azioni avvengono fuori dalla scena. Adesso parliamo di HBO, quindi è ovvio che una bella battaglia deve essere mostrata. Ma la differenza di minutaggio scansa i tempi infiniti delle guerre in stile holliwoodiano, verso una dimensione più “credibile” e soprattutto di accumulo di tensione e curiosità per le conseguenze di momenti cronologicamente molto veloci.
LA BATTAGLIA FINALE
Cronologicamente molto veloce, ma la sequenza della battaglia finale e la progressione dei suoi eventi è ciò che fa levitare la valutazione di questo episodio. Come succedeva nei classici episodi numero 9 di GoT, in questo caso l’attesa, la pazienza e la tensione dei vari dialoghi e del momento mistico riservato a Daemon concedono poi una ricompensa con momenti esteticamente appaganti, soddisfacenti per l’esito e che, soprattutto, creano curiosità e alte aspettative per ciò che sarà.
In Game Of Thrones le battaglie di draghi erano un qualcosa per cui era richiesta un’enorme attesa e hanno rappresentato un climax narrativo andato avanti per molti anni. In House Of The Dragon ciò è condizione di partenza, rappresenta un dato di fatto che ci sono i draghi, che sono tanti, potenti e tranquillamente utilizzabili in battaglia.
Che poi muoiano dispiace sempre, anche se risultato di CGI e nulla più.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Episodio altamente soddisfacente per il suo finale. La valutazione non tocca il massimo perché siamo solo a metà stagione e alcune scelte narrative, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi (Daemon ora sembra un po’ Bran nel suo vagare da solo e nei suoi momenti mistici), sembra ricalcare la serie madre.
Ma c’è attesa per il prossimo episodio, e già questo fatto è garanzia di un ottimo lavoro svolto.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
4.8
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.