The Boys 4×06 – Dirty BusinessTEMPO DI LETTURA 5 min

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The Boys 4x06Che The Boys non fosse una serie tv convenzionale era cosa nota già dai primi frame di “The Name of the Game“.
Un pilot risalente ormai al 2019, quando il mondo non aveva ancora conosciuto una pandemia globale, un paio di guerre spalmate sui social, il riscaldamento globale o il problema dei calzini dei Millenials.
A distanza di cinque anni lo spirito di The Boys è però rimasto lo stesso e gli eventi catastrofici che hanno coinvolto l’intero pianeta non hanno influenzato o influito assolutamente sulla narrazione della serie che procede invece a passi veloci e che, coerentemente con certe forme d’arte, sembra anticipare la realtà che verrà.
Anzi, il grande successo della serie sembra proprio aver dato il via libera agli autori per inserire quanta più critica sociale e satira possibile senza essere ostracizzati dal “politicamente corretto”. E in fondo è questa la grandezza di The Boys: raccontare, dire e mostrare tutto, ogni cosa, lontano dal buonismo a cui il cittadino medio è abituato perché di fatto è solo estremizzando la messa in scena, inserendo elementi disturbanti o cringe che si arriva allo spettatore poco attento.
Che poi il messaggio venga recepito e correttamente interpretato è un altro discorso, ma se il tempo in cui Taylor Swift muove il mercato economico globale con immense emissioni di CO2 è il vero oggetto della narrazione di The Boys allora ci si può accontentare degli ottimi ascolti generati dalla serie e non si può che dire grazie a Eric Kripke e al suo team per aver realizzato un prodotto completo di comicità, azione, satira, sesso e sangue a volontà che difficilmente si rivedrà nei prossimi anni.

HOMELANDER vs BUTCHER


Con “Dirty Business” torna a bomba la grande domanda che si è posto ogni fan della serie: perché mai Homelander non uccide in un colpo solo tutti i suoi nemici, o almeno uno solo, Butcher, ossia quello più scomodo sotto più punti di vista? Ovviamente per motivi di trama, perché se morissero tutti non ci sarebbe più nulla da raccontare.
Ma c’è qualcosa di più, perché Homelander non è un character come tanti ma estremamente complesso e sfaccettato. Sin dalla prima stagione le sue perversioni sono state al centro delle discussioni, ma il personaggio di Antony Starr è più di questo e in particolare questa stagione ha mostrato il succo della questione: l’uomo più potente del mondo cede di fronte a chi lo sminuisce o, più semplicemente, di fronte a un seno accogliente e ben rifornito. Che il Superuomo che potrebbe dominare come una divinità il mondo ricerchi ossessivamente l’approvazione della massa è una storia vecchia quanto il mondo ma sempre attuale e qui il team di Eric Kripke disegna i contorni di una contemporaneità spaventosamente nitida. La radicalizzazione dei Super è stata solo il primo passo a cui segue naturalmente il totalitarismo. Alla fine mancava solo questo tassello in The Boys, qualche campo di concentramento, magari a lavori sessuali forzati.
Dall’altro lato della scacchiera Butcher, praticamente una sorta di automa-zombie con problemi mentali guidato dalla rabbia che lo ha contraddistinto dall’inizio della serie. Molto interessante risulta la vera identità del collega Joe Kressler, interpretato dal sempre affascinante Jeffrey Dean Morgan che qui ricorda un po’ le vibes di Negan. Nonostante il fatto fosse prevedibile, dal momento che Kressler è comparso sempre solo in compagnia di Butcher e non ha mai parlato con altri personaggi, il colpo di scena funziona e mette in linea il percorso di Butcher: l’ex agente della CIA non è più lo stesso perché non prende le decisioni suggeritegli da Kressler, sua copia al carbone della prima stagione.

IL LUTTO DI HUGHIE


Un’ultima menzione che deve essere fatta riguarda il personaggio di Hughie. Quando si pensa a The Boys la morte, spettacolare, cruenta, divertente, è uno dei primi elementi a cui si fa riferimento. E sin dal primo episodio l’idea è stata una sola: quando toccherà a quel tipo strano, un umano qualsiasi troppo alto e imbranato, senza alcun particolare dono o intelligenza? Eppure Hughie ha sorpreso tutti e, come il cameraman, ancora non è morto ma ha seppellito un certo numero di umani e Super.
E sembra che proprio le sue doti inesistenti siano state la sua salvezza. Tra smembramenti e esplosioni, vicende losche e tutte queste vicissitudini, mal metabolizzate e rimandate, lo hanno portato a un punto solo, quell’unico attimo in cui effettivamente è dovuto crescere e fare qualcosa di concreto. La morte di un genitore è sempre qualcosa di pesante ma il trattamento riservato a Hugh Senior nel precedente episodio è stato dei più devastanti e gli effetti visibilissimi in “Dirty Business”.
Assolutamente apprezzabile il ruolo ricoperto da Hughie in questo episodio con una missione sotto copertura finita quasi in tragedia. In fondo qui si è di fronte alla vera essenza della serie: una perversione sessuale condita con violenza e riferimenti o citazioni di altre opere a tema supereroi. I sotterranei di Tek Knight che ricordano quelli del Batman di Nolan non sorprendono lo spettatore, ormai abituato a citazioni di questo tipo. Ciò che sorprende, sempre, inesorabilmente, è la crudezza della vicenda e la “creatività” con cui anche un simile tema, già disturbante, viene caricato di elementi ancor più disturbanti. E qui non è solo lo spettatore a esserne colpito perché Hughie è arrivato a tutto ciò abbastanza per gradi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il coraggio di dire e mostrare senza le restrizioni del “politicamente corretto”
  • L’evoluzione di Hughie
  • Patriota e Butcher mostrati nel loro aspetto più intimo
  • I comprimari Firecracker e Sister Sage
  • La radicalizzazione dei Super in senso totalitario
  • Assolutamente nulla

 

Un episodio che può essere tranquillamente catalogato tra i capolavori della serialità televisiva. The Boys riesce sempre a sorprendere e a superare sé stesso ma con “Dirty Business” c’è qualcosa di più: il coraggio di dire e mostrare, coerentemente con alcune forme d’arte, il futuro che verrà.

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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.

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