Top Gun 2 Maverick recensione
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Top Gun: Maverick

Dopo oltre trent'anni di servizio come uno dei migliori aviatori della Marina, Pete "Maverick" Mitchell è nel posto a cui appartiene, spingendo i limiti come un impavido pilota collaudatore e schivando la salita di rango che lo farebbe atterrare.

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Dopo oltre trent’anni di servizio come uno dei migliori aviatori della Marina, Pete “Maverick” Mitchell è nel posto a cui appartiene, spingendo i limiti come un impavido pilota collaudatore e schivando la salita di rango che lo farebbe atterrare.

 

Top Gun è un film cult. Non si distingue necessariamente per l’eccelso livello artistico, ma una combinazione di numerosi fattori l’hanno elevato a film di culto nell’immaginario collettivo. È un simbolo della Hollywood degli anni ’80, con tutti i pro e i contro che si porta dietro; è il lungometraggio che lanciò Tony Scott (Una Vita Al Massimo, L’Ultimo Boy Scout) dietro la macchina da presa e Tom Cruise e Val Kilmer come star internazionali. Top Gun è figlio del suo tempo, intriso di nazionalismo americano verso il nemico sovietico (a differenza del sequel, dove il nemico non è identificato). Da non dimenticare anche la splendida colonna sonora, con “Take My Breath Away” ciliegina sulla torta.
Dato il grandissimo successo commerciale l’industria hollywoodiana subito pensò ad un sequel, che però non vide la luce nell’immediato. La causa fu un veto posto dalla marina statunitense che non voleva diffondere la tecnologia di cui era in possesso. Tuttavia Tom Cruise, insieme al produttore Jerry Bruckheimer, ha sempre coltivato l’idea di tornare un giorno a interpretare Maverick. Oggi, a più di trent’anni di distanza, ecco che gli F-18 e i F-14 tornano a svolazzare nelle sale cinematografiche offrendo uno spettacolo che rappresenta puro cinema. Il film è diretto da Joseph Kominski, già regista di buone opere, ma controverse, come Oblivion e Tron: Legacy, ed ha fatto un ottimo lavoro nel dirigere una pellicola che superi il suo predecessore.

Non è l’aereo, è il pilota.

NUOVE GENERAZIONI


Gli sceneggiatori di Top Gun: Maverick comprendono subito una chiave per non cascare nella sterile “operazione nostalgia”: servono nuovi personaggi. Così Pete Mitchell diventa co-protagonista accanto ai nuovi piloti Top Gun, che egli stesso dovrà addestrare per una missione al limite del miracolo. Tra queste nuove leve spunta Rooster, alias Bradley Bradshaw, interpretato da un magnifico Miles Teller, attore sempre più in ascesa nel panorama cinematografico. Rooster non è altro che il figlio di Goose, già apparso nel film originale dell’86, e che viene ripresentato anche attraverso immagini di repertorio. Il lavoro di trucco svolto su Teller è eccezionale e contribuisce ad immergere lo spettatore nella storia drammatica.
Il rapporto tra Rooster e Maverick è infatti il fulcro del film, proseguendo ideologicamente il percorso psicologico dei personaggi svolto in Top Gun. Anche gli altri piloti, interpretati da attori emergenti come Glen Powell e Danny Ramirez, risultano ben caratterizzati e non delle semplici macchiette a sostenere la scena. Top Gun: Maverick è infatti molto meno Tom Cruise-centrico di quanto ci si aspetti. Le dinamiche tra i giovani Top Gun divertono e sembra ripercorrere un po’ per certi versi i rapporti tra Maverick e Ice Man del primo film. Una scelta efficace, nel riproporre dinamiche note su volti nuovi, che riesce nel compito di emozionare a dovere lo spettatore.

COME TERMINATOR 2


È risaputo come difficilmente i sequel riescano a tener testa ai loro predecessori. Non a caso quelle rare volte in cui ciò accade, il sequel in oggetto viene immortalato nella storia del cinema. È difficile affermare se la stessa sorte segnerà Top Gun: Maverick. Tuttavia si può tranquillamente affermare che il film di Kosinski sia superiore in molteplici aspetti rispetto a quello del compianto Tony Scott. La chiave di tale successo risiede in un giusto mix: un insieme tra gli elementi positivi del film dell’86 ed uno svecchiamento di alcune cose oggettivamente fuori luogo nel 2022 e fuori tempo massimo.
Ci sono le moto, ci sono i combattimenti aerei e le missioni assurde di Pete, sempre impegnato a superare il limite, spingendosi anche a velocità Mach 10: ovvero dieci volte la velocità del suono. Tornano le canzoni storiche del primo film, riproposte attraverso diversi escamotage, tra cui “Great Balls Of Fire“, in una scena molto evocativa. Pete “Maverick” è un uomo adulto e vissuto. Ha fatto le sue scelte e non si fa problemi a lasciare spazio a ragazzi più giovani di lui. Tom Cruise sceglie quindi, intelligentemente, di non apparire ridicolo, nonostante il suo personaggio non si sia mai sistemato e abbia sempre provocato problemi all’interno della marina.
Anche dal punto di vista politico questo film si discosta dal precedente. Infatti prendendo le dovute distanze, l’antagonista in questo film non è il nemico (mai identificato, tra l’altro), bensì il tempo, i propri limiti, sfidandoli in continuazione.

Non pensare, agisci.

DOGFIGHT A MANETTA


Si ha la sensazione di assistere a un terzo capitolo di una trilogia (purtroppo) inesistente. La lunga distanza dal film precedente viene coperta da informazioni sparse e personaggi nuovi che arricchiscono la credibilità della storia raccontata. Pete “Maverick” dopo 34 anni ed una promozione a capitano, lavora ancora come semplice collaudatore. Rifiuta infatti promozioni e una carriera che non gli garantirebbe un posto tra i cieli e un ruolo da pilota (una “specie in via d’estinzione“). Dopo un’ennesima bravata delle sue, ecco che viene ricollocato alla Top Gun nel ruolo di istruttore per preparare dei giovani promettenti piloti a una missione impossibile (perdonate il gioco di parole).
Lo spettacolo è quindi, tra l’addestramento e un pirotecnico terzo atto, un enorme showreel di combattimenti aerei. Manovre spettacolari, velocità assurde e dogfight a manetta. I fan del primo film rimarranno piacevolmente stupidi dalla tecnologia e dalle riprese aeree, girate in condizioni estreme. Tutto ciò rende il film uno spettacolo per la sala cinematografica, accompagnato dalle musiche di Harold Faltermeyer (già autore della colonna sonora per Top Gun) e Hans Zimmer.


Top Gun: Maverick è un’esperienza da brividi. La sceneggiatura, firmata anche da Christopher McQuarrie (ormai “adottato” da Cruise in ogni suo progetto, e va bene così) riesce allo stesso tempo a rispettare il film originale e a modernizzarlo, strappando via qualche pagina un po’ troppo propagandistica.
Ottima anche l’interpretazione di Jennifer Connelly, che si sostituisce idealmente al personaggio di Kelly McGillis, e da menzionare il cameo di Val Kilmer. Un’apparizione breve ma profondamente intensa, dal sapore meta-narrativo, date le precarie condizioni dell’attore che interpreta “Ice Man”. L’unico neo risiede forse nella risoluzione un po’ prevedibile di alcuni snodi in termini di trama, ma nulla che pesi troppo nell’economia della pellicola, e che non possa essere sovrastata da un F-18 a 10g.

 

TITOLO ORIGINALE: Top Gun: Maverick
REGIA: Joseph Kosinski
SCENEGGIATURA: Ehren Kruger, Christopher McQuarrie, Eric Warren Singer

INTERPRETI: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Val Kilmer, Glen Powell, Jon Hamm, Ed Harris
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
DURATA: 131′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 25/05/2022

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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