Da oltre un decennio, Star Wars è approdata in televisione. L’ha fatto dapprima con le serie animate, cominciando con quel gioiello che è The Clone Wars e proseguendo con Rebels, Resistance e The Bad Batch; poi è stata la volta delle serie in carne e ossa, dall’osannato The Mandalorian al ben più criticato The Book Of Boba Fett.
Tutte storie che, nel bene o nel male, hanno contribuito ad ampliare l’universo narrativo già introdotto dai film delle due trilogie più recenti, senza allontanarsene troppo cronologicamente. E questo può essere una ricchezza così come può costituire un limite, perché nel momento in cui vai a lavorare con eventi già fissati basta poco per creare incongruenze, buchi narrativi e retcon indesiderate.
Una simile paura era più che naturale con Obi-Wan Kenobi, tanto che fin dall’annuncio di questa ennesima serie starwarsiana il pubblico si era diviso fra quanti erano ansiosi di rivedere in azione uno dei Jedi più noti e quanti si chiedevano cosa si potesse raccontare sul suo conto senza stravolgere la biografia del personaggio. Tuttavia, se le premesse gettate nel primo episodio dovessero essere rispettate, il nuovo prodotto di Disney+ potrebbe rivelarsi non solo un tassello in piena armonia con il resto del canone, ma addirittura un interessante e, forse, fondamentale approfondimento della saga.
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Se con The Mandalorian ci si poteva permettere il lusso di iniziare la narrazione in medias res, con Obi-Wan Kenobi bisogna riprendere le fila del discorso dalla nuova trilogia. Ecco dunque che l’episodio si apre con un utile recap della storia di Obi-Wan e Anakin nel corso degli Episodi I, II e III: roba già nota al fan, ma comunque utile per capire dove eravamo rimasti e rivedere qualche scena iconica della saga.
Sono passati 10 anni dalla trasformazione della Repubblica Galattica in un autocratico Impero nelle mani del signore dei Sith, Darth Sidious. I Jedi sono stati quasi tutti sterminati in seguito all’Ordine 66 e i pochi superstiti sono braccati dagli Inquisitori, che per raggiungere i propri obiettivi non esitano a impiegare metodi brutali. Seguendo una linea inaugurata da The Mandalorian e proseguita da The Book of Boba Fett, il focus della narrazione è sulle periferie, sul mondo dei derelitti per i quali l’Impero è qualcosa di lontano e di intangibile, almeno finché i suoi sgherri non vengono a spadroneggiare e usare la violenza per i propri scopi. Fin da subito si respira un’aria di oppressione e di dittatura.
UN EROE RASSEGNATO
Ed è in questo contesto che fa la sua (ri)comparsa Obi-Wan Kenobi. Prevedibilmente è un uomo molto diverso dal Jedi a cui ci hanno abituato le prime due trilogie: non è ancora il vecchio e venerabile saggio di Episodio IV, ma nemmeno più il maestro battagliero delle guerre dei cloni. E’ rassegnato e amareggiato e al contempo in attesa che le cose cambino, perché la sua missione è quella di vegliare su Luke e, a quanto pare, addestrarlo quando sarà il momento. Anche se lo zio Owen non fa i salti di gioia al riguardo.
Fa uno strano effetto vedere Obi-Wan nei panni di un macellaio che accetta una misera paga e di fronte a un datore di lavoro opprimente se ne sta zitto, invece di usare i vecchi trucchetti mentali Jedi per farsi, magari, pagare di più. Così come fa sorridere inteneriti vederlo spendere parte del suo stipendio per comprare un giocattolo al piccolo Luke, gettando così una luce diversa sul rapporto tra i due personaggi, che in Episodio IV poteva essere solo abbozzato.
Obi-Wan è fin troppo consapevole di aver perso la guerra e questo si riflette anche nella lunga indecisione di fronte alla richiesta di aiuto del senatore Bail Organa, anche se alla fine il senso del dovere (verso l’amico, sì, ma anche verso la prole di Anakin e Padme) ha il sopravvento. La partenza di Obi-Wan da Tatooine mette a tacere molte delle paure sorte all’indomani dell’annuncio della serie: si temeva, infatti, che la storia si sarebbe concentrata sul pianeta sabbioso, con il rischio di creare incongruenze con la vecchia trilogia. Invece, mandando Obi-Wan altrove, si può costruire una bella storia senza fare a pugni con il canone.
I’M LEIA… LEIA SKYWALKER
A sorpresa, in questo primo episodio c’è pochissimo spazio per Luke Skywalker. Ed è giusto così. Altrettanto giusto è concentrare l’attenzione di Leia, sia perché un incontro fra la bambina e Obi-Wan non cozzerebbe troppo con quanto già sappiamo dai film, sia soprattutto perché così si spiegherebbe come mai, una volta fatta prigioniera all’inizio di Episodio IV, la principessa si affretti a chiedere aiuto proprio all’ex Jedi. Tutti si ricordano di “Aiutami Obi-Wan, sei la mia unica speranza”, vero?
Al momento Leia ha solo dieci anni, eppure si rivela già una piccola peperina: un assaggio del carattere che sfoggerà durante la guerra contro l’impero e che le permetterà di diventare uno dei capi della Ribellione. La piccola principessa è una ragazzina impulsiva ma anche empatica, capace di provare compassione persino per dei pezzi di latta come i droidi e al contempo di mettere in riga un cugino troppo presuntuoso e spaccone.
Certo, il motivo del ragazzino/a da salvare e difendere è già stato ampiamente sviscerato in The Mandalorian e The Bad Batch; quindi l’impressione che il nuovo corso Disney stia abusando un po’ troppo della medesima soluzione narrativa comincia a essere forte. Tuttavia, considerando i personaggi coinvolti, una trama del genere ha senso; e poi non è detto che si muova sugli stessi binari delle due serie succitate.
NUOVI NEMICI
A rendere meno fastidioso il riciclo dello schema “eroe tormentato che protegge pargolo” ci pensa il fatto che il rapimento di Leia è collegato alla caccia ai Jedi e alle purghe portate avanti dall’Impero. Si tratta di una pagina di storia galattica già sviscerata nel vecchio Universo Espanso, quello che la Disney con un colpo di spugna ha reso non canonico, e che adesso può essere riscritta e plasmata a proprio piacimento.
Quanto al trio di inquisitori, per quanto visto finora sullo schermo funziona più che ampiamente. I tre si bilanciano alla perfezione: il Grande Inquisitore è inquietante e maestoso, ma anche astuto e calcolatore; la Terza Sorella è impulsiva e accecata da una non meglio precisata rabbia verso Kenobi, che sicuramente sarà approfondita più avanti; e il Quinto Fratello è una via di mezzo, l’elemento che (per ora) tiene a bada l’irruenza della Terza Sorella.
Proprio quest’ultima viene connotata nel corso dell’episodio come la principale antagonista (per ora) della serie. E’ lei la mente dietro il rapimento di Leia, perché ha assoldato il trio di farabutti che ha fatto prigioniera la principessa, dopo un inseguimento abbastanza grottesco e proprio per questo ben riuscito (dove sta scritto che gli inseguitori non possono mai inciampare o farsi male?).
Grande assente, invece, il personaggio che tutti attendevano fin da quando il suo interprete aveva confermato la partecipazione al progetto. Ma è solo questione di tempo prima che il suo iconico respiro torni a risuonare sul piccolo schermo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Dopo la mezza delusione di The Book of Boba Fett, Obi-Wan Kenobi sembra rianimare le speranze dei fan di Star Wars. La storia sembra promettere bene, i personaggi anche, e il ritratto dell’ex Jedi costretto a vivere ai margini della galassia in attesa di tempi migliori è tragicamente poetico.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
4
Nessun voto per ora
Tags:
Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.