Dark Matter 1×01 – 1×02 – Are You Happy In Your Life? – Trip Of A LifetimeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Dark Matter 1x01All’interno di una scatola ci sono un gatto e un contatore Geiger, contenente una piccolissima porzione di materia radioattivo. Così minuscola che gli atomi al suo interno potrebbero decadere così come non farlo, in maniera assolutamente casuale. Se l’atomo radioattivo decade, il contatore Geiger lo rileva e aziona un martelletto che colpisce una fiala di cianuro. E tanti saluti al gattino.
Se noi osserviamo la scatola dall’esterno, senza sapere se l’atomo radioattivo è decaduto o meno, possiamo dire che il gatto è vivo o è morto? La fisica quantistica ci insegna che finché non guardiamo dentro dobbiamo assumere che il sistema gatto-contatore Geiger-martelletto-fiala di cianuro esista in una sovrapposizione di tutti gli stati possibili; ossia, in termini meno criptici, che il gatto è sia vivo sia morto finché non apriamo la scatola.
Si tratta di un delirante nuovo episodio di Saw, in cui si è passati a torturare gli animali? No, semplicemente si tratta dell’esperimento del gatto di Schrödinger, uno dei più famosi del Novecento, messo a punto per mostrare uno dei tantissimi paradossi che la fisica quantistica genera quando si applica al mondo macroscopico.
C’è però un’ulteriore interpretazione, proposta dai fisici John Archibald Wheeler e Bryce DeWitt. Secondo costoro, il gatto sarebbe sia vivo sia morto nel senso che le due possibili alternative (atomo decaduto-gatto morto e atomo non decaduto-gatto vivo) si realizzano davvero, dando vita a una biforcazione della realtà. In altri termini, ogni evento che può avvenire in due o più modi darebbe vita a due o più universi paralleli.
Su questa premessa scientifica si basa la nuova serie Apple TV+ Dark Matter, che può vantare un cast di alto livello: Joel Edgerton, Jennifer Connelly e Jimmi Simpson, solo per citare i più noti nell’ambiente hollywoodiano. E che arriva un mese e mezzo dopo il debutto della tanto chiacchierata Il Problema Dei 3 Corpi, quasi Apple volesse dimostrare di non avere nulla da invidiare a Netflix in fatto di fantascienza.

C’ERA UNA VOLTA IL MULTIVERSO


L’esistenza di mondi paralleli è un topos esplorato dalla letteratura, poi anche dal cinema e dalla serialità sci-fi in tutte le salse. Basti pensare a molti racconti di Philip K. Dick, come quello alla base dell’episodio The Commuter, della serie Philip K. Dick’s Electric Dreams. Oppure alla mai troppo rimpianta Fringe. O prima ancora a Sliders, da noi nota come I viaggiatori. E come dimenticare gli episodi di Star Trek ambientati nel celeberrimo Mirror Universe? O i recenti sviluppi del Marvel Cinematic Universe?
Il più delle volte, tuttavia, il concetto di multiverso viene gestito senza un particolare rigore scientifico, o al massimo nascondendosi dietro qualche termine tecnico sparato a caso. E’ una scelta inevitabile, perché introdurre troppi concetti di meccanica quantistica o di altre teorie fisiche astruse rischia di annoiare lo spettatore medio. Tuttavia, uno dei motivi per cui Dark Matter attira interesse risiede proprio nella scelta di avere un approccio più rigoroso, per così dire, alla questione.
Lo si vede già nella decisione di far ruotare la vicenda intorno a un protagonista che fa il fisico di professione, quindi una persona che conosce bene la materia. Come se non bastasse, i due universi in cui si svolge la narrazione (non sappiamo se ne verranno mostrati altri) si sono separati proprio per i due diversi esiti di un singolo evento, in conformità a quanto sostiene l’interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica.

RITMO, QUESTO SCONOSCIUTO


Dark Matter 1x02I primi due episodi di Dark Matter, rilasciati in contemporanea, svolgono il compito di tutti i primi episodi: introdurre la storia e i personaggi. Ma a ben guardare, quello che raccontano in quasi due ore è una vicenda che altre serie avrebbero presentato in trenta minuti, con esiti forse persino migliori.
L’incipit di Dark Matter soffre di una mancanza di ritmo allucinante. Se in alcuni momenti ha senso che la sceneggiatura si prenda tutto il tempo necessario per presentare l’ambiente familiare e lavorativo di Jason Dessen, in altri frangenti la lentezza diventa insopportabile.
Probabilmente siamo di fronte a uno dei migliori esempi di quanti danni abbia fatto lo sdoganamento del paradigma serie=film, ossia l’idea che una serie tv sia semplicemente un film lungo 10 ore e spezzettato in unità più piccole. Ogni film ha al suo interno momenti di maggiore calma, quando non addirittura di noia; ma trattandosi di prodotti che durano un paio d’ore, tre al massimo, queste parti sono relativamente brevi. Moltiplicare di due o tre volte la lunghezza di un “film”, per farne una serie televisiva, significa amplificare anche questi momenti morti. E nel caso di Dark Matter, si arriva a desiderare di finire immediatamente in un universo parallelo dove ne abbiano realizzato una versione più scorrevole.

PROTAGONISTI SUPERFICIALI


Come già detto, Dark Matter conta su un cast di un certo livello. Il problema è che lo usa malissimo, perché lo mette al servizio di una scrittura pigra e superficiale, nonostante la quantità di spunti interessanti. Ad esempio, è intrigante il fatto che le vite del protagonista Jason nei due universi differiscano tantissimo perché in uno ha scelto di buttarsi sul lavoro e nell’altro di metter su famiglia, anche se questo ha significato rinunciare ai propri sogni. Purtroppo il modo in cui la serie ha mostrato lo squallore della vita di questo secondo Jason è tra i più didascalici e convenzionali: la contrapposizione con il collega di successo perché non ha vincoli familiari, la grigia routine quotidiana a casa, il lavoro di insegnante poco gratificante perché gli alunni non sono appassionati alla materia…
Certo, non aiuta l’interpretazione di Joel Edgerton, che riesce a fare una sola faccia, al massimo due, in un ruolo drammatico che richiederebbe ben altra intensità. La Connelly e Simpson lo surclassano alla grande, e viene spontaneo chiedersi perché non sia stato scelto quest’ultimo per interpretare il dottor Jason. Probabilmente esiste un universo parallelo dove le cose sono andate diversamente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lo spunto del multiverso trattato in maniera più rigorosa del solito
  • Le potenzialità ci sono…
  • …ma soffocate da una scrittura pigra e spesso banale
  • La mancanza di ritmo e di mordente
  • Joel Edgerton

 

Dark Matter ha sicuramente delle frecce al suo arco, ma ora come ora non sembra sfruttarle affatto e la voglia di proseguire nella visione è sotto i piedi. Forse un incipit più vivace e spigliato, unito a un attore protagonista più espressivo, avrebbero reso la prima impressione migliore.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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