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Star Trek: Discovery 5×08 – LabyrinthsTEMPO DI LETTURA 5 min

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Star Trek Discovery 5x08Gli autori di Star Trek: Discovery hanno un incredibile superpotere. Riescono a deludere lo spettatore subito dopo avergli risollevato il morale. “Erigah” era stato un episodio intenso e il suo maggior merito era stato quello di tirare fuori alcuni importanti colpi di scena. Il modo in cui la vicenda era precipitata e l’emergere della minaccia Breen, seppur bruscamente, lasciavano sperare in una successiva puntata sulla stessa riga.
E invece “Labyrinths” si è rivelata una decisa frenata: non che non succeda nulla, ma è tutto tremendamente diluito. Specialmente ciò che ha a che fare con Michael Burnham, anche nota come “il principale motivo per il quale questa serie non ci mancherà più di tanto dopo il 30 maggio”.

LA BIBLIOTECA DI BABELE


La ricerca degli indizi per trovare la tecnologia dei Progenitori è sempre stata il tallone d’Achille di questa stagione. Una trovata degna di un pessimo videogioco, utile solo ad allungare il brodo e trasformare in una stagione di dieci episodi uno spunto che si potrebbe benissimo comprimere nella durata canonica di un film. Quindi era pura utopia aspettarsi che la quinta prova fosse scritta meglio delle prime quattro.
Ma l’Archivio Galattico batte tutto. L’ambientazione, di per sé, sarebbe anche interessante: un enorme posto in cui sono raccolte miliardi di miliardi di informazioni, allo scopo di preservare la conoscenza della storia e delle culture della galassia. Per Borges sarebbe il paradiso. E non è male neanche l’idea che per accedere all’ultimo indizio bisogni affrontare una simulazione, per quanto l’espediente del mondo parallelo/onirico/virtuale dal quale bisogna uscire sia stato riproposto già molte volte nella serie.
Il problema è l’idea alla base della simulazione. O per essere più precisi, la scelta dei requisiti che il candidato dovrebbe soddisfare per essere ritenuto degno di superare la prova. Si tratterà di una prova d’intelligenza? Di forza? Di cultura generale? Verrà richiesto di dimostrare la propria empatia? Si verrà messi di fronte a un dilemma morale? Niente di tutto questo: ciò che conta è sapersi fare un bell'”esamino di coscienza” e ammettere le proprie debolezze, perché secondo la dottoressa Derex (la creatrice della simulazione) ciò sarebbe indice di sanità mentale ed equilibrio. Poi magari si hanno anche impulsi omicidi o tendenze dittatoriali, ma basta saper dire: “Sono una donna fragile e mi sono lasciata sfuggire l’uomo che amo” per essere ritenute degne di custodire il potere dei Progenitori. È inutile dire che tutto ciò serve solo come pretesto per l’ennesimo teatrino lacrimevole e l’ennesima giostra di buoni sentimenti che tanto piace agli autori della serie e fa tanto presa su un certo tipo di pubblico.

MICHAEL, MICHAEL, SEMPRE MICHAEL…


Non aiuta il fatto che la persona “casualmente” chiamata a sostenere la prova sia Michael Burnham. La capitana meno simpatica di tutta la storia di Star Trek è ormai sulla strada per diventare un concentrato di Mahatma Gandhi, madre Teresa di Calcutta, Gesù Cristo e Son Goku, l’eroina attorno a cui ruota tutto la galassia (altro che il buco nero super-massiccio Sagittarius A*!)
Di fatto “Labyrinths” non ci dice niente di nuovo sul personaggio. Le paturnie di Michael, i suoi disagi interiori, i suoi complessi, i suoi dolori sono fin troppo noti, ripetuti alla nausea episodio dopo episodio. La stessa vicenda raccontata in “Labyrinths” non porta a un reale avanzamento nei rapporti fra lei e Book, perché quella con cui interagisce per tutto il tempo è una semplice interfaccia artificiale. Certo, può darsi che nel prossimo episodio si riavvicini all’ex, ma è uno sviluppo che si poteva portare avanti anche senza sprecare un intero episodio. Il protagonismo di Michael è tanto più fastidioso se si considera che il resto della ciurma è praticamente scomparso. Nel senso che non serve più a niente, se non ai fini della trama.
Sarebbe stato molto più interessante se la prova fosse stata sostenuta da Rayner o da Stamets (personaggio ormai completamente sbiadito) o persino da Book, invece che da Michael. L’ideale sarebbe stato metterci Reno, chissà cosa ne sarebbe venuto fuori, ma gli autori di Discovery viaggiano ormai in una comfort zone pericolosa ricca di sbadigli e costruire un intero episodio intorno al cinico comic relief della serie sarebbe troppo per le loro povere energie creative.

L’ASCESA DI MOLL


La parte più interessante dell’episodio è sicuramente quella che ruota attorno a Moll. La ragazza si trova a bordo della nave dei Breen, in una situazione decisamente delicata e instabile. Come nello scorso episodio, anche in questo caso le vicende relative ai Breen evolvono rapidamente, tanto che l’episodio si conclude con un Primarca in meno e la bionda in una posizione di egemonia, almeno apparente; tuttavia questo andamento frenetico degli eventi funziona, perché quello di Moll di fatto è un colpo di Stato che ha successo.
Il personaggio di Moll si rivela costruito davvero bene, perché ha una tridimensionalità che manca a molti comprimari della serie (almeno in questa stagione). È pronta a tutti pur di riportare in vita l’amato Lak, ma al contempo ha un cuore e non esita a mostrarlo, quando cerca di evitare la distruzione della USS Discovery o quando interviene per evitare che anche l’Archivio faccia la stessa fine. Di sicuro non si rivelerà un banale antagonista ma saprà regalare qualche ultima emozione. O almeno questo è ciò che si spera, perché gli sceneggiatori sono sempre in tempo per rovinare anche lei.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sottotrama di Moll
  • Finalmente la ricerca degli indizi è finita!
  • Il solito Burnham-centrismo
  • I piagnistei di Michael Burnham
  • L’idea alla base della prova

 

I rivolgimenti sul fronte dei Breen sono l’unica cosa che salva davvero “Labyrinths“. O meglio, quello e il fatto che la ridicola ricerca degli indizi è finalmente conclusa. Adesso è tempo di avviarsi verso il series finale, sperando che il fondo sia già stato toccato e che gli autori non possano fare passi falsi ancora più grossi di quelli visti in passato.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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