Il punto lagrangiano richiama un altro concetto di astrofisica molto in voga tra gli appassionati di serie TV negli ultimi tempi, ovvero quello del problema dei tre corpi.
Per chi si fosse perso il costosissimo show Netflix, il problema dei tre corpi consiste nel cercare di calcolare l’esatta posizione, istante per istante, di tre corpi soggetti alla reciproca attrazione gravitazionale. In questo problema, il punto di Lagrange è un punto, all’interno di questo sistema di tre corpi, che permette a un corpo molto più piccolo degli altri due di rimanere in posizione costante.
Dopo aver spiegato in parole poverissime un concetto scientifico abbastanza complesso, ecco che si può passare a disquisire del penultimo (è quasi fatta!) episodio di Star Trek: Discovery, che vede tornare in cabina di regia un aficionado del franchise, Jonathan Frakes. “Lagrange Point” è un buon episodio, sempre sorvolando sui soliti problemi fisiologici dello show, che rifinisce la storia con una giusta dose di action in attesa di un finale che, a dirla tutta, incuriosisce anche lo spettatore più intollerante nei confronti del capitano Burnham e della sua ciurma.
INFILTRAZIONE
La quest di “Lagrange Point” ha il grande pregio di non sembrare una semplice missione, così come accaduto per il resto della stagione. Stavolta la missione della Discovery è quella di raggiungere quello che è effettivamente il passaggio dimensionale per i Progenitori. Un problema non da poco, visto che i Breen, guidati dalla freschissima monarca Moll, hanno subito recuperato il misterioso artefatto che si trovava nelle coordinate fornite dall’ultimo indizio. Non resta quindi che infiltrarsi a bordo della corazzata Breen per sottrarre ai malvagi alieni questo portale.
Una missione che, come al solito, vede Burnham abbandonare la plancia per lanciarsi in prima persona all’avventura. Stavolta accompagnata dall’inedita coppia formata da Adira, finalmente degna di ricevere un po’ di screentime importante, e il tenente comandante Gen Rhys, che riesce a scontornarsi dal ruolo di semplice figurante in questa stagione. Ovviamente in missione ci va anche Book, a cui la Federazione continua ad assegnare enormi responsabilità tramite la figura di Michael Burnham pur senza che questi abbia un effettivo ruolo all’interno di essa. Un caso perpetrato di favoritismo senza alcun tipo di spiegazione, se non quella di continuare a ricamare minuti su un rapporto tra due personaggi che ha già detto da tempo tutto quel che aveva da dire.
MANOVRA HOLDO
Mentre la missione a bordo della corazzata Breen procede ad alterne fortune, tocca al comandante Rayner guidare la USS Discovery a supporto del suo capitano. Il piano prevede la disattivazione degli scudi della corazzata per permettere alla squadra in missione di venire teletrasportata a bordo con l’artefatto, tuttavia, come al solito è proprio il capitano Burnham a mandare in fumi ogni piano, venendo scoperta proprio dai Breen.
Davanti a una situazione così critica, tocca a Rayner prendere una decisione forte, che è l’equivalente trekkiana della famosa e controversa “manovra Holdo” di Star Wars. La Discovery viene lanciata a sfondarsi nell’hangar della corazzata, forzando il campo di contenimento, per cercare di recuperare in tutti i modi Burnham, Book, Adira e Rhys. Una scena che regala la giusta dose di spettacolarizzazione che, se centellinata, non guasta mai. Anche grazie all’aiuto di VFX all’altezza e un uso consapevole della virtual production di cui Star Trek: Discovery ne fa uso da anni.
PASSAGGIO DIMENSIONALE
Il finale di “Lagrange Point” è la parte migliore dell’episodio, senza se e senza ma. Probabilmente anche la parte migliore della stagione fino ad ora. Finalmente si torna a respirare quel pizzico di epicità che aveva fatto la fortuna di Star Trek: Discovery per le prime due stagioni, che avevano avuto il merito di riportare Star Trek in televisione, strappando anche consensi di critica e pubblico, prima di divenire lo show di cui si parla oggi.
Tuttavia probabilmente anche lo spettatore più scettico, colui che ha guardato Discovery negli ultimi anni con il sangue agli occhi e il fumo alle orecchie per i continui scempi perpetrati, è certamente ingolosito dal conoscere il finale di questa storia. Il portale dimensionale apre le porte a qualsiasi scenario, tocca adesso al team che ha realizzato il finale, chiamato suggestivamente “Life, Itself”, non deludere un hype così inatteso.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ad un passo dalla sua fine, Star Trek: Discovery restituisce un inaspettato colpo di coda che regala agli spettatori qualche aspettativa nei confronti del series finale.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.