Il debutto della nona e ultima stagione di Inside No. 9, dal titolo “Boo To A Goose”, conferma ancora una volta la maestria di Reece Shearsmith e Steve Pemberton nel creare episodi singoli che mescolano brillantemente horror, thriller e commedia. Dopo otto stagioni di televisione impeccabile, questa puntata iniziale non delude le aspettative, mostrando come la serie sia ancora perfettamente in grado di sorprendere e affascinare il suo pubblico dopo tutti questi anni.
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L’episodio si svolge interamente in un vagone – il numero 9 naturalmente – della metropolitana di Londra, una scelta di ambientazione che rimarca, ancora una volta, la capacità degli autori di creare conflitti e tensioni in spazi ristretti e apparentemente banali. La situazione iniziale è subito riconoscibile: un senzatetto, Mossy (Charlie Cooper), chiede l’elemosina agli altri passeggeri. Il treno si ferma improvvisamente in un tunnel e, durante un breve blackout, scompare la borsa di una delle passeggere, la gentile infermiera Elena (Philippa Dunne). Da qui, si sviluppa una trama che esplora le dinamiche sociali e i pregiudizi dei personaggi coinvolti.
Il cast dell’episodio è eccezionale, con interpretazioni che riescono a delineare personaggi complessi in pochissimi minuti. Shearsmith e Pemberton, come al solito, offrono performance notevoli. Shearsmith interpreta Gerry, un uomo ritiratosi in una vita di confortante conformità, mentre Pemberton dà vita a Wilma, una drag queen caustica e irriverente. La moglie di Gerry, Edith (Siobhan Finneran), è un personaggio che si ribella contro l’apatia del marito, mostrando una determinazione a fare la cosa giusta nonostante le convenzioni sociali. Mark Bonnar, nel ruolo del docente autoritario Raymond incarna, invece, il pericolo del potere esercitato senza controllo, mentre Joel Fry interpreta Finn, un teorico della cospirazione che diventa rapidamente il sospettato principale. Susan Wokoma offre un’interpretazione brillante nei panni di Cleo, aggiungendo una dimensione ulteriore al gruppo di personaggi intrappolati nella metropolitana, mentre Matthew Kelly, nel ruolo del vecchio matto Harold, aggiunge quella dose di mistero e tensione alla vicenda con la sua presenza enigmatica, rappresentando una vera e propria misdirection per allontanare l’attenzione dello spettatore dalla ben più sconvolgente verità. La struttura dell’episodio segue un crescendo di tensione, con un’atmosfera che passa continuamente dal comico al minaccioso mentre i dialoghi appaiono affilati e umoristici, con battute che alleggeriscono la crescente sensazione di disagio.
Nel momento cruciale dell’episodio, si schiude quindi un’opportunità di comprensione più profonda, un’immersione nei recessi dell’anima che suscita considerazioni su potere e identità. Senza rivelare troppo, il finale spinge alla riflessione sulla natura della manipolazione e sulla necessità di difendere l’individualità di fronte alle pressioni esterne. In un contesto diviso tra conformismo e ribellione, l’episodio invita quindi a valutare attentamente il valore dell’autonomia e del coraggio personale.
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Elemento chiave di questo episodio è sicuramente l’esplorazione dei personaggi, che riflette una vasta gamma di reazioni umane davanti alla crisi. La caratterizzazione di Raymond come figura autoritaria e moralmente ambigua rappresenta l’abuso di potere e la discriminazione; al contempo, personaggi come Wilma, con la sua vivacità e ironia, offrono un contrappunto umoristico che bilancia la tensione narrativa. La dinamica tra Gerry ed Edith rappresenta invece un ulteriore microcosmo fatto di lotte di potere e apatia nei confronti del proprio partner, evidenziando come il conformismo possa portare a soffocare l’individualità e, di conseguenza, il coraggio morale.
“Boo To A Goose” rappresenta certamente un inizio brillante per quest’ultima stagione di Inside No. 9; l’episodio si distingue per la sua profondità tematica, con la sua riflessione sulle dinamiche di potere e l’omologazione, le interpretazioni impeccabili dei suoi protagonisti e una sceneggiatura che riesce a equilibrare alla perfezione tensione e umorismo grazie soprattutto al ritmo incalzante dei suoi dialoghi. Uno sguardo pungente e inquietante sulla natura umana, che mantiene alta l’asticella per i prossimi episodi della stagione finale.
Piccola nota del recensore: altamente consigliato il rewatch dell’episodio una volta che si è al corrente del twist finale per cogliere ogni piccola sfumatura celata tra le pieghe della narrazione.
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Questa season premiere, con la sua profondità tematica e le sue interpretazioni impeccabili, rappresenta un inizio sicuramente promettente per la stagione finale di Inside No. 9. Mentre il pubblico si prepara a dire addio a questa serie incredibile, episodi come “Boo To A Goose” non fanno altro che rendere evidente il perché la creatura di Shearsmith e Pemberton sia diventata una delle produzioni televisive più interessanti degli ultimi dieci anni.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.