Inside No. 9 ha rappresentato per Recenserie un porto sicuro e una sfida nella scrittura delle recensioni. Parlare di ogni singolo episodio non era semplice, a causa della linearità e dello schema precostruito e prestabilito di ogni singola trama.
Un luogo chiuso caratterizzato dal numero 9, uno svolgimento degno di una pièce teatrale, un colpo di scena che spesso ha sconfinato nella fantascienza, nel sovrannaturale, nel metafisico. La sfida che i recensori si sono posti è stata quella del catalogo, della memoria storica ed enciclopedica. Consapevoli che i numeri prodotti da ognuna di queste recensioni non sono paragonabili a quelli di altri show sulla cresta dell’onda.
COSA HA RACCONTATO INSIDE?
Ogni puntata è stata sviscerata, con anche i più minimi confronti con il resto della stagione o della serie. Come quando in Community l’anziano personaggio di Leonard ad un certo punto inizia a fare visualizzazioni recensendo patatine in busta, così recensire Inside No. 9 vuole essere memoria storica di tanti episodi dallo stile praticamente identico, anche fosse soltanto per un futuro spettatore che si imbarcherà nel recupero.
Inside No. 9 ha raccontato lo spettacolo inglese, gli attori inglesi e la capacità inglese di scrivere. Non si può parlare di una serie con al centro una trama, ma una serie con al centro uno stile di scrittura e tanti stili interpretativi. Shearsmith e Pemberton sono stati i veri trasformisti dello show, ma al loro fianco si sono avvicendate figure assolutamente familiari del parco attori britannico. Inside No. 9 ha rappresentato un esercizio di stile di cui forse talvolta è stato difficile parlare perché fondamentalmente tutto quello che avviene è davanti ai nostri occhi. È estetica attoriale e narrativa pura, con la formula sempre vincente e mai vecchia dell’antologia e del racconto.
CHIUSURA SFUMATA
Ed è per questo motivo che la chiusura di serie è sfumata, senza un particolare colpo di scena stravolgente. Quasi un auto-omaggio, totalmente meta-televisivo. Non poteva esistere un racconto a sé stante che chiudesse il cerchio degnamente. Gli ambienti della scena sono i bagni di un hotel dove si svolge il ricevimento e la festa di chiusura della stessa serie Inside No. 9.
A differenza della dimensione di bottle episode che caratterizza l’intero show, questa volta il tutto si apre ad una moltitudine di comparse, ambienti, scenari futuri, videochiamate (era doverosa l’apparizione di Mark Gatiss, terzo elemento della League Of Gentlemen). La conclusione di uno show, che ha fatto della “chiusura” un marchio di fabbrica, si sviluppa quindi “in apertura”. Le possibilità per gli autori/attori si aprono ad una serie di sliding doors di carriera. E nel mondo reale solo il tempo darà modo a noi spettatori di capire l’effettiva direzione delle rispettive carriere.
SHEARSMITH E PEMBERTON RACCONTANO LORO STESSI
In un episodio totalmente meta, in cui gli attori interpretano loro stessi, ciò che è divertente è che non si sa effettivamente quanta finzione ci sia dietro ciò che è mostrato. Sicuramente tutte le proposte, i presunti tradimenti e le idee da sviluppare sono inventate di sana pianta. Quindi, paradossalmente, nel realismo e nella realtà narrata, si sta comunque mettendo in scena finzione, con uno sviluppo di trama e una risoluzione finale.
Ciò che emerge però sono i camaleontici interpreti e autori dello show che impersonano loro stessi, senza trucchi e senza mutamenti. Emergono (forse) le loro personalità e, degno di nota, vengono svelate le tipologie di episodi più vicine a Pemberton e quelle più vicine a Shearsmith. La carrellata di immagini dai precedenti episodi ricordano allo spettatore che è stato un lungo viaggio, con stagioni molto corte e lontane nel tempo. Difficili da ricordare tutte. Forse per questo degne di uno o più rewatch.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Inside No. 9, con il suo poco seguito, si candida comunque a pietra miliare dell’intrattenimento britannico. Il lavoro dei due autori va al di là degli ascolti ricevuti in tempo reale. È stato costruito un patrimonio narrativo e scenico che non potrà non essere apprezzato per chiunque ci si imbatterà in futuro.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.