Giunge al termine Evil, uno show che mancherà per alcuni aspetti ma che allo stesso tempo, per altri aspetti, rende legittima la sua interruzione.
Sicuramente un futuro rewatch unirà diversi punti e renderà molto più coerenti storyline e derive. Vero è che il suo andamento frastagliato, le trame abbandonate e poi riprese, oltre che la fisiologica e lunga attesa tra le varie stagioni (la prima stagione di quattro usciva prima della pandemia) hanno reso non particolarmente fortunata la sua fruizione. Senza nulla togliere alla brillantezza nella scrittura, alla frizzante interpretazione dei vari attori e all’ironia e originalità di alcuni temi trattati.
SIMPATIA
Kristen, David e Ben, oltre a qualche altro personaggio accessorio ben centrato, rappresentano sicuramente la perla e la punta di diamante dello show. La scrittura dei protagonisti è brillante, accurata e complementare per le loro caratteristiche. Il ritmo già buono della scrittura degli autori si impreziosisce dalle interpretazioni di Katja Herbers, Mike Colter e Aasif Mandvi, capaci nel finale anche di creare degli alter ego appena accennati.
Non si può non empatizzare con i protagonisti, non fantasticare per l’impossibile e sospirata storia d’amore tra Kristen e David (fino alla fine senza una vera risoluzione, tra l’altro).
I King sembrano appoggiarsi, nell’arco delle quattro stagioni, su questo aspetto, anche a discapito di un coerente scorrere della storia. Lo spettatore deve godere dei loro virtuosismi dialogici e ironici, più che di una trama lineare. O comunque, come già detto, questa è l’impressione assistendo allo show in tempo reale, con l’attesa tra un episodio e l’altro e tra una stagione e l’altra.
I posteri che faranno di Evil un sol boccone potranno smentire questo aspetto.
AUTOANALISI
Succedono diverse cose in questo “Fear Of The End”. Forse troppe. Leland si riprende il podio di villain totale, ma il tutto in maniera narrativamente sbrigativa e maldestra (ci torneremo sopra); vengono ripescati i dispositivi di realtà immersiva di chissà quale puntata addietro; si compie un amarcord rapidissimo su molti dei casi affrontati in queste quattro stagioni, con i protagonisti che compiono un allegro falò.
Insomma è difficile definire quale sia il punto cruciale e nodale di questo ultimo episodio. Forse la cosa interessante è riscontrabile nel momento di vera e propria autoanalisi dei tre protagonisti, autoanalisi iniziata già da qualche episodio a questa parte (forse sempre un po’ presente nello show). Lo stesso elemento comune nei titoli di queste ultime uscite porta proprio al focus di questo genere di ricerca interiore svolta: la paura.
Grazie ai dispositivi di cui sopra, Kristen, David e Ben vedono un probabile futuro che altro non è che la rappresentazione di scenari per loro nefasti: la separazione dalle figlie, la morte di una persona cara, il male che prende il sopravvento. Forse si poteva approfondire di più questo aspetto e non buttarlo così tanto per fare minutaggio.
Ai posteri l’ardua sentenza.
INCONCLUDENZA
La paura delle figlie invece a quanto pare è che la madre sia trucidata barbaramente da Leland con il picconcino da ghiaccio. Ed è questo l’unico rimando a eventi passati della serie.
Tirando le somme di queste quattro stagioni (attenzione, vedendole con scansione settimanale e con l’attesa tra le varie stagioni), la sensazione è quella di tantissime parentesi aperte e mai chiuse. Ci si ricordava che Kristen aveva presumibilmente ucciso una persona alla fine della prima stagione? Sul trattamento riservato ad Andy si è già abbondantemente parlato. La trama del male assoluto in arrivo in città è andata sfumando, mentre rimane ambiguità nelle scene finali sulla natura del nuovo figlio di Kristen, apparentemente un diavoletto che lei nasconde (ha perso i poteri del battesimo perché la madre ha tentato di strangolare Leland? Boh).
Senza parlare della lunghissima menata sulla onnipresente tensione sessuale tra Kristen e David, che finiscono addirittura a Roma, con tutta la prole al seguito, con degli occhiali da sole, ma non si capisce bene sotto che veste (ancora tutto represso, verosimilmente, considerando la tonaca di David).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Si potrebbe consigliare il recupero di Evil? Probabilmente sì. Con le premesse di non aspettarsi una storia lineare e coerente ma qualcosa di godibile e intrigante sul piano delle tematiche affrontate. Poi non si può escludere la sensazione che una visione continuativa delle quattro stagioni Evil possa fornire un diverso grado di continuità e coerenza allo spettatore.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.