Evil 4×12 – Fear Of The OtherTEMPO DI LETTURA 3 min

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Evil 4x12 RecensioneIndubbio come a partire dal precedente episodio sia iniziato un mini-ciclo di fine serie. Indubbio anche fosse inizialmente previsto un finale di stagione con la 4×10 e che i successivi quattro episodi stiano rappresentando un’appendice, palese anche per la diversa formula nei titoli e nei cambi di storlyine.
“Fear Of The Other” continua con quanto iniziato nel precedente “Fear Of The Future“, seminando elementi di trama orizzontale utile a chiudere le storie o a far cambiare scenario ai protagonisti. D’altronde la 4×12 è un episodio che riprende anche una sua verticalità, rispetto al precedente dove si dava un minimo di crudelissimo spessore ad Andy, per poi probabilmente eliminarlo per sempre.

SAPORE DI FINALE


Poco importa della morte di Sheryl, ancora meno importa la fuga di Andy con una pazza che si è spacciata per Laura dal futuro. Forse non importa neanche tanto per il lato sentimentale tra Kristen e David. Il lato preponderante è la chiusura della parrocchia e della speciale missione che ha visto legati i tre protagonisti nel corso di queste quattro stagioni. Di conseguenza crisi di identità, difficoltà di andare avanti e di prendere iniziative, paura dei progressi (Ben).
Tolto il siparietto cinico delle figlie che creano una colletta online, la prima a fare passi avanti è Kristen, con la sua spinta nell’intraprendere una carriera in proprio anche perchè qualcuno deve anche portare a casa la pagnotta per i cinque figli a carico.

LA PAURA DELL’ALTRO


Tra le varie tematiche interne a Evil, la psicanalisi occupa un ruolo forse sottovalutato ma sicuramente importante. Proprio nell’episodio in cui alla fine la protagonista decide di mettersi in proprio con un suo studio, emerge il vero confronto che i tre personaggi principali svolgono con loro stessi. Si parla in questo caso di dopplegänger, di alter-ego. Questa tematica viene snocciolata su tre piani, tutti caratteristici del DNA dello show:

  • quello sovrannaturale, ovvero l’ennesima pseudo possessione medianica che in questo caso scava un pochino anche nel passato di Sister Andrea; tra tutte, questa è quella meno rilevante, forse vagamente trascurabile, sicuramente utile a foraggiare la trama verticale;
  • quello tecnologico, ovvero il riconoscimento dei sosia tramite intelligenza artificiale. Non è la prima volta che i software e la tecnologia sono al centro della narrazione. In questo caso viene presentato questo sistema con cui i protagonisti riescono a individuare i loro doppleganger sparsi nel mondo, che poi è anche una buona scusa per far interpretare brevemente agli attori altre parti inclusa una Kristen che parla in olandese visto che l’attrice è olandese;
  • quello identitario, soprattutto Ben e David vedono delle versioni di loro stessi che avrebbero potuto essere ma non sono. Uno felice con una famiglia, l’altro uno spensierato lottatore che si gode la vita e le compagnie femminili.

Ma chi più di tutti è portata a fare i conti con se stessa è Kristen. Solo alla fine riesce a trovare il coraggio di cercare la sua sosia, ovvero quando decide di dipendere solo da se stessa mettendosi in proprio. Emblematica la scena in cui per la prima volta urla in preda al terrore per una visione notturna. Urla non perché le compare il solito demone burlone, bensì perché vede se stessa.

IL PROCESSO


Il processo di Leland probabilmente avrà una sua importanza nell’immediato futuro (il grande “Evil” che doveva arrivare in città per ora sta facendo il cosplay di The Good Wife, dimostrando a quale genere sono veramente legati i King). Allo stato attuale però ciò che appare è la volontà di spremere il più possibile la figura di Michael Emerson per evitare di togliergli importanza nella trama, cosa che in parte è già accaduta diversi episodi fa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La tematica del doppio
  • Kristen spaventata da se stessa
  • Il giudice che taglia la testa
  • Kristen che cerca l’alter ego di David
  • Il crowdfunding delle figlie
  • La stoyline del processo un po’ slegata e apparentemente fine a se stessa
  • L’ennesima storia di possessione un po’ ripetitiva, con un approfondimento su Sister Andrea di cui si sentiva relativamente poco il bisogno

 

Episodio godibile, sicuramente per il fatto che il finale è vicino e quindi occorre intensificare più e temporeggiare meno.

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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