Una buona fetta della popolazione italiana conosce certamente Il Gattopardo e la sua storia. Tanti avranno letto, ai tempi della scuola, il romanzo scritto dal principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, uscito postumo nel 1958.
Altrettanti, se non di più, conosceranno il film capolavoro di Luchino Visconti, con scene e interpreti passati alla storia del cinema. In particolare, quelle in cui Burt Lancaster, nel ruolo del principe Fabrizio di Salina, Claudia Cardinale nel ruolo di Angelica e Alain Delon in quello di Tancredi, ballano il valzer durante un fastoso ricevimento in un palazzo nobiliare.
In questa nuova, ambiziosa produzione Netflix il non facile compito di riportare in vita quei mitici personaggi tocca rispettivamente a Kim Rossi Stuart, Deva Cassel (figlia di Vincent e di Monica Bellucci) e Saul Nanni.
SICILIA 1860
L’inizio della miniserie rivela subito alcune leggere goffaggini. Una è lo spiegone iniziale, fatto attraverso le scritte in sovrimpressione. L’altra è quel “fate passare il Gattopardo!” urlato da un soldato quando il principe di Salina viene fermato, di notte, a Palermo.
Queste scelte rivelano anche un occhio teso al mercato estero, dove forse il romanzo non è così ben conosciuto. Non per niente, il prodotto è una coproduzione internazionale italo – inglese e la sceneggiatura è di Richard Warlow e di Benji Walters.
In generale, lo show riesce piuttosto bene a proporre il quadro di un’epoca. Ci sono i tocchi romantici delle ville dei nobili, coi loro giardini e i loro arredi. Ad esse si contrappongono le scene coi moti garibaldini e i contadini poveri. Le immagini si abbinano bene a una lettura-studio del romanzo.
COMPRIMARI DI TUTTO RISPETTO
Kim Rossi Stuart regge bene la sua parte. Suo degno comprimario è il bravo Paolo Genovese, nel ruolo di padre Pirrone.
Viene dato risalto anche alla figura di Concetta, la figlia del principe di Salina, interpretata da Benedetta Porcaroli. Qui, più che una povera repressa, è una fanciulla consapevole. Certo timorata di Dio, molto legata alla famiglia e ai suoi privilegi, si accorge però di tutto quanto accade intorno a lei, anche dal punto di vista sociale.
Di primaria importanza è inoltre il suo amore per il cugino Tancredi. Anche questo, però, sempre saldamente incasellato fra mille considerazioni di natura sociale e di convenienza economica. Ci sono infatti cambiamenti in corso con il processo di unificazione dell’Italia e Tancredi, di suo, non ha un soldo.
BISOGNA CHE TUTTO CAMBI …
La scelta di ampliare lo spazio destinato a Concetta forse c’entra con la scelta di rappresentare anche il finale del libro, assente nel film. In essa si svela la sorte della ragazza e delle sue sorelle.
Tra i personaggi principali, non è ancora entrata in scena Angelica. Deva Cassel potrebbe rivelarsi una scelta azzeccatissima per il ruolo di questa ragazza bellissima, ma non fine. Questo se saprà imparare da sua madre l’arte e l’ironia con cui la Bellucci si destreggiava in dialetto nel film I Mitici.
Intanto però, in un dialogo fra il principe e Tancredi, sono già stati introdotti alcuni dei concetti principali dell’opera: il celeberrimo “bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è” e il concetto di “resilienza”, come si direbbe oggi, dei siciliani.
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Innegabilmente, chi ha costruito questa miniserie ha fatto i compiti. Le atmosfere e i valori dell’opera originale ci sono tutti. Manca però lo studio minuzioso delle inquadrature, delle luci e dei colori per riprodurre quasi esattamente i quadri dell’Ottocento. D’altronde, la maestria di Visconti stava proprio lì.
La storia, inoltre, non è ancora entrata nel vivo. Non è ancora scattata la scintilla fra personaggi e pubblico. Per fortuna, sotto quest’ultimo punto di vista ci sono ancora margini di miglioramento. Anche il romanzo di Tomasi di Lampedusa fece molta fatica a trovare un editore, perché l’autore aveva mandato da visionare solo i primi capitoli e, per esempio, non c’erano le scene del ballo. Per ora, dunque, il voto è una solida sufficienza e un ringraziamento a Giorgio Bassani da parte del mondo della cultura.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).