Sono passate circa tre settimane dallo Zero Day. Si avvicina il momento in cui, secondo le prime analisi, la gente non sopporterà più di non potere, ad esempio, prelevare i soldi in banca e inizierà una sommossa.
Per dare un colpevole in pasto al pubblico e ottenere una soluzione rasserenante in tempi brevi il capro espiatorio c’é: Evan Green. Tanto sta pure antipatico a Mullen e non solo.
Dan Stevens regge bene una prova d’attore ben diversa da quella fornita in Downton Abbey. Surreale in momento in cui, pur nella situazione disperata in cui si trova, pensa al merchandising del suo show. Ma questa è la regola di Zero Day: ogni personalità delle figure coinvolte ha almeno due lati, se non di più.
PRIMA LE BANCHE E LE AZIENDE
Intanto, la Costituzione è di fatto sospesa. Basta però ripetere il sacro mantra: “Bisogna far star bene le banche, che faranno star bene le aziende. Quando banche e aziende staranno bene, ci penseranno loro a far star bene tutti gli altri“. Non viene mai citato esplicitamente, ma emerge in modo piuttosto chiaro dall’agire di diversi personaggi, cominciando dalla presidente Mitchell.
Lo stesso George Mullen, ad un certo punto, rischia di diventare un capro espiatorio. I momenti in cui la sua mente vacilla potrebbero essere conseguenza di un attacco con armi biologiche (qualcosa nelle medicine che prende?). Inoltre, come l’ex Presidente ha ben capito da subito, è nella scomoda posizione di chi fa il lavoro sporco e si può facilmente eliminare qualora sbagliasse.
Per il momento, il personaggio interpretato da Robert De Niro decide di non tornare più a casa. Precauzione necessaria contro armi tecnologiche e non.
OMBRE INQUIETANTI
Sempre a proposito di Mullen, viene il momento di affrontare il problema della sua salute mentale. Egli accetta di sottoporsi a specifici esami psicologici e li passa a pieni voti.
Questo, da un lato, dà gioia. Resta però aperto l’interrogativo scomodo sull’esistenza o meno di un attacco mirato all’ex presidente. Non meno disturbante è il pensiero delle armi che ignoti potrebbero aver usato.
Le riflessioni e le indagini, comunque, vanno momentaneamente messe da parte, quando arriva la notizia della morte di Roger.
Il fatto ha ripercussioni su Alex. Fra i due c’era una relazione sentimentale, come si è visto chiaramente.
Più ancora, però, il modo in cui Roger viene ritrovato getta lunghe ombre sulla morte del figlio di George Mullen.
La scena, infatti, è virtualmente identica. Sollievo, forse, da una parte, nel pensare che il ragazzo non si sia suicidato. Dall’altra, totale amarezza del pensare che qualcuno lo abbia ucciso.
FREEDOM VS. LIBERTY
Se ci sono due facce per tutto e per tutti, non si vede perché non dovrebbe averle pure la libertà.
In un dialogo con Monica Kidder, l’ex presidente distingue l’una dall’altra, forte della sua formazione giuridica. Si parla di “libertà fondamentali” (freedom) e di “libertà individuali” (liberty).
Un’approfondita disamina dei due termini esula dai confini della presente recensione.
Non si può però non mettere il discorso in relazione all’agghiacciante scena della tortura di Evan Green. O al fatto che l’influencer possa vedere un avvocato solo per “gesto di magnanimità” di chi lo sta trattenendo.
Meglio lasciare parlare Madame Roland: “Oh libertà, quali crimini si commettono in tuo nome!“
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La serie prosegue il suo tortuoso percorso. I sentieri si biforcano e i pericoli sono sempre in agguato.
Per ora, comunque, tutti gli elementi reggono e la trama non si sfilaccia. Continuano anche gli spunti di riflessione su diverse realtà del mondo di oggi. Per quanto il panorama non sia per niente piacevole né rassicurante, lo spettatore può continuare la visione. Questo grazie ad alcune risposte fornite agli interrogativi posti dalla trama, fornite qua è là. Certo, non viene presentato un quadro esaustivo, ma passata la metà delle puntate previste la cosa è giusta e doverosa.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).