Squid Game 2×06 – O XTEMPO DI LETTURA 6 min

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Squid Game 2x06Arrivati a un passo dal finale della seconda stagione di Squid Game, si ha l’impressione di aver sprecato in parte il proprio tempo. Per carità, è sempre bello vedere gente che sfida la sorte in giochi infantili il cui fallimento si traduce in morte istantanea, ma a questo giro c’erano solo sette episodi, uno in meno della precedente stagione, e i primi due sono stati interamente occupati da un’introduzione dal sapore di thriller investigativo. L’inizio vero e proprio dei giochi ha riacceso l’interesse e le speranze di chi scrive, ma il proseguio ha parzialmente raffreddato tale entusiasmo.
E finalmente lo possiamo dire: la seconda stagione di Squid Game non è male, come dicono alcuni, ma è lontani uno o due anni luce dalla precedente. E non è solo una questione di freschezza o di originalità, anzi, forse quello è il minore dei problemi.

L’IMPORTANZA DELLE MORTI


Le storie, si sa, si reggono anche sulla tensione che riescono a creare nel lettore o nello spettatore. E se c’è una cosa che Game of Thrones ha insegnato al mondo nel lontano 2011 è che nulla crea più tensione (e quindi nulla incolla di più allo schermo) dell’impressione che chiunque possa morire. Persino i protagonisti, quelli che di solito sono protetti da decine e decine di plot armor.
La prima stagione di Squid Game faceva proprio questo, in una maniera più che egregia. Essendo incentrato su un gioco mortale, lo show ci teneva a rimarcare in ogni episodio, anzi in ogni scena, che nessun personaggio coinvolto era al sicuro. Non a caso da metà stagione in poi i caduti illustri aumentavano e alla fine della fiera il cast era quasi interamente decimato, con Seong Gi-hun unico concorrente rimasto in vita.
La seconda stagione di Squid Game avrebbe dovuto fare la stessa cosa, e invece… siamo a un passo dal finale e i concorrenti protagonisti sono quasi tutti vivi. Non è da escludere che il prossimo episodio veda un eccidio senza precedenti, ma per ora l’impressione è che al gioco del calamaro abbiano tolto una buona dose di cinismo e di crudezza per confezionare un prodotto più appetibile per le masse dallo stomaco delicato.
Qualcuno potrebbe dire che questo “buonismo” della serie riflette il fatto che Seong Gi-hun stia facendo di tutto per salvare quante più persone possibili, ma proprio per questo far morire i concorrenti ai quali si è maggiormente legato avrebbe un impatto maggiore rispetto al sacrificio delle solite comparse. Invece i personaggi con un background, quelli che potremmo definire i protagonisti della stagione (anche se, tolto il Frontman sotto copertura e forse Cho Hyun-ju, hanno lo spessore di un foglio di carta), in un modo o in un altro se la cavano sempre.
E se proprio si deve far fuori qualcuno del gruppetto di protagonisti, si opta per Kim Young-mi, una che finora ha detto sì e no due parole in croce e ha avuto a malapena una mezza scena di approfondimento con Cho. Addio Kim, non ci mancherai affatto, anche perché a malapena ci eravamo accorti che esisti.

DI NUOVO AL VOTO


Più che l’intermezzo ludico, il vero fulcro del penultimo episodio di questa stagione (o di questa prima metà della seconda stagione, le politiche di Netflix sono sempre meno chiare) è l’ennesima votazione per decidere se interrompere il gioco o proseguire.
Invece di un altro trionfo del ‘Sì’, che francamente sarebbe stato fastidiosamente ripetitivo, o del ‘No’, assolutamente irrealistico visto che la serie dovrebbe riflettere l’avidità umana nella sua forma peggiore, stavolta la trama prende tutt’altra direzione e si raggiunge un verdetto differente, ma non meno problematico: un pareggio. Va detto che quest’esito non è affatto scontato e la sceneggiatura mantiene assai alta la tensione fino all’ultimo, giocando con alcuni personaggi palesemente indecisi (come Min-su) o altri imperscrutabili (come il Frontman). Qui però sta il problema: se in una serie di giochi mortali una votazione sa creare più suspense e coinvolgimento emotivo dei giochi stessi, qualcosa non va.
In ogni caso, il pareggio rende necessario un nuovo voto. Siccome le menti dietro il gioco sono perverse, si decide di posticiparlo all’indomani, in modo da dare ai giocatori tutto il tempo di scannarsi a vicenda. È chiaro che nel prossimo episodio una qualche strage ci sarà, perché è già la seconda volta nella stagione che Gi-hun avverte i suoi compagni di prepararsi allo scontro. Un assaggio della mattanza lo abbiamo già alla fine della puntata, con la rissa nei bagni che ci regala la dipartita del personaggio più odioso della serie (finora), ossia Thanos, il Fedez coreano.
Mattatore dell’episodio, però, resta ancora una volta lui, il giocatore 001. Il gioco del girotondo musicale gli offre l’occasione per mostrare la sua vera anima non più solo allo spettatore, ma anche a uno dei protagonisti, Park Jung-bae, che assiste alle modalità non proprio pacifiche con cui risolve il problema del sovraffollamento della stanza in cui si erano rifugiati. Per quanto Squid Game sia un gioco mortale, e quindi certi atti possano essere in un certo qual modo giustificati, la scena è forte e il trauma di Park sufficiente a rendere credibile anche il fatto che non trovi subito la forza di confessare quanto accaduto a Seong.

L’INUTILITÀ DEL MONDO ESTERNO


Mentre i giuochi che si consumano nei recessi dell’isola misteriosa mantengono vivo un minimo di interesse, le avventure di Jun-ho sono la fiera della noia. Purtroppo questo segmento narrativo paga lo scotto di non prestarsi a particolari approfondimenti o colpi di scena (anche se il pescatore è un po’ troppo sospetto, voglia il Cielo che ci riservi qualche sorpresa nell’ultimo episodio). Per esigenze di trama, Jun-ho e i suoi possono solo ispezionare un’isola dopo l’altra alla ricerca di quella dove si svolgono i giochi, ma questo si traduce in una sequenza infinita di sbadigli e palpebre calanti.
E non basta una porta che esplode, uccidendo un tizio di cui non sappiamo nemmeno il nome e ferendone un altro di cui non ce ne frega assolutamente nulla, per ravvivare l’interesse. Forse sarebbe stato meglio tagliare interamente questa sottotrama, che sicuramente avrà una sua utilità, ma che finora ha solo contribuito ad appesantire ulteriormente una seconda stagione non particolarmente brillante.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • La votazione conclusa in pareggio
  • L’ambiguità di alcuni personaggi come il giocatore 001
  • Finalmente ci lascia Thanos!
  • Mancano ancora delle morti veramente importanti e quel senso di precarietà dell’intero cast che dominava la prima stagione
  • Crea più tensione la votazione rispetto al gioco mortale
  • La noia delle vicende di Jun-ho e dei suoi uomini alla ricerca dell’isola misteriosa

 

Prendersela con questa seconda stagione di Squid Game perché manca della freschezza e dell’originalità della prima è francamente inutile e puerile. Tuttavia non si può negare che sarebbero bastati dei piccoli accorgimenti per rendere più godibile il prodotto. Speriamo che Netflix sappia cosa sta facendo.

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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