Last Samurai Standing 1×01 – 1×02 – 1×03 – Kodoku – Awakening – FateTEMPO DI LETTURA 4 min

5
(1)

I primi tre episodi di Last Samurai Standing, miniserie Netflix tratta dall’omonimo manga, rappresentano l’avvio di un progetto sorprendentemente solido, curato e molto più ambizioso del previsto.
In un panorama in cui i survival game e/o battle royal sono ormai dappertutto, dalla Corea al Giappone, questa serie sceglie di muoversi in un campo già affollato ma lo fa con una cura visiva e un rispetto storico tali da distinguersi immediatamente. Il risultato è un inizio di stagione coinvolgente, sanguinoso e narrativamente ricco, capace di presentare un Giappone in bilico tra tradizione e modernità, in cui i samurai, ormai rifiutati dalla società, trovano una nuova e brutale forma di sopravvivenza.

PIANI SEQUENZA E SAMURAI


A colpire fin da subito è la regia che, sin dai primi minuti del pilot, mette in chiaro l’ambizione del progetto. L’episodio si apre infatti con una sequenza di battaglia quasi interamente in piano sequenza: un lavoro che richiede coordinazione maniacale, stunt ben coreografati e un livello di preparazione che in genere si vede in produzioni molto più costose. È un biglietto da visita potentissimo e, soprattutto, coerente con ciò che accade nelle due puntate successive: Last Samurai Standing è una serie che investe tutto sulla forma, sull’immersione, sulla ricostruzione storica e sull’evocazione di un mondo in cui i samurai stanno scomparendo, travolti dalle nuove leggi e dalla modernizzazione dell’arte della guerra, fatta di moschetti, fucili e cannoni. Il tutto con un tocco manga che a volte vira un po’ verso l’eccesso.
La cura scenografica e la fotografia trasmettono perfettamente questo passaggio epocale:, così come le coreografie dei combattimenti sono fluide, brutali e al tempo stesso eleganti, mantenendo quel tocco da manga che evita il realismo totale ma restituisce una spettacolarità autentica.

KODOKUUUUUUUUUUUU


Per capire cosa racconti davvero la serie basta una frase pronunciata nel terzo episodio: la spiegazione del termine giapponese “kodoku”: un vaso pieno di centinaia di insetti, lasciati combattersi fino alla morte, con un unico superstite. È un’immagine perfetta che, inevitabilmente, richiama sia Squid Game che Alice In Borderland e la lunga tradizione nipponica delle battle royal. Ma ciò che sorprende è la qualità dell’adattamento.
Il montepremi altissimo (per l’epoca), la data annunciata, la location misteriosa: fin qui, nulla di nuovo. Eppure, ciò che distingue Last Samurai Standing è la capacità di dare spessore a tutti gli elementi del gioco già nei primi tre episodi. I personaggi, anche quelli più stereotipati, inevitabilmente ereditati dal manga, sono sviluppati con cura e riescono nell’impresa di essere credibili e di generare empatia. Le sottotrame sono ben intrecciate, la recitazione funziona e persino i momenti più teatrali, tipici delle produzioni giapponesi, non risultano fuori posto perché perfettamente coerenti con il tono dell’opera di partenza.
La serie si struttura su tre livelli narrativi: il gioco in sé, la dimensione politica legata al rischio di rivolte civili e la rete di rapporti (amicizie, tradimenti, rivalità) che già in passato legava molti dei samurai coinvolti. È un impianto stratificato, ricco e sorprendentemente maturo. E contrariamente a quanto accaduto in altri survival game, la scrittura qui non si limita a procedere per shock visivi: si prende del tempo per spiegare, dettagliare, far crescere tensione e personaggi.

UNA SERIE CHE PROMETTE BENISSIMO


Esattamente come accadeva con i VIP di Squid Game, anche qui esiste un gruppo di finanzieri che osserva e gestisce l’intero massacro: quattro (più uno bonus) ricchi giapponesi che hanno motivazioni politiche e personali ben più chiare rispetto agli anonimi miliardari della serie coreana.
Il paragone è inevitabile ma Last Samurai Standing lo vince a mani basse perché questo elemento non è un semplice orpello ma parte integrante della trama orizzontale e della tensione sociale che attraversa il Giappone dell’epoca, cosa piuttosto diversa rispetto a quanto visto nell’altra serie Netflix ben più famosa.
In questi primi tre episodi, la serie dimostra una padronanza scenica e narrativa che non si vede spesso in produzioni di questo tipo. Anche quando si lascia andare a momenti teatrali e un po’ esagerati, non perde mai di vista l’obiettivo: costruire un survival game storico credibile, emozionante e visivamente potentissimo. Se il livello rimarrà questo, Netflix potrebbe aver trovato un nuovo piccolo fenomeno da esportare ovunque.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Regia e combattimenti di altissimo livello, con un piano sequenza iniziale notevole
  • Ottimo sviluppo dei personaggi già nei primi episodi
  • Trama stratificata tra politica, passato dei samurai e gioco all’ultimo sangue
  • Atmosfera storica molto curata
  • Alcuni momenti teatrali possono risultare eccessivi per chi non è abituato allo stile manga
  • Molti archetipi narrativi già visti in altri survival game

 

Last Samurai Standing parte fortissimo: visivamente impressionante, narrativamente solido e sorprendentemente maturo, è un survival game che sa cosa vuole raccontare e come farlo. Se continuerà su questa strada, potrebbe diventare uno dei prodotti più riusciti del genere negli ultimi anni.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

5

Nessun voto per ora

Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Apple TV sospende The Hunt prima del debutto per accuse di plagio
Precedente

Apple TV sospende The Hunt prima del debutto per accuse di plagio

Recensione Last Samurai Standing 1x06
Prossima

Last Samurai Standing 1×04 – 1×05 – 1×06 – The Mastermind – Specters – Mortal Combat