“A Hundred Thousand Angels” si inserisce nel solco di una serie che continua a esplorare i temi della famiglia, della morte e del destino, ma lo fa attraverso una narrazione che fatica a mantenere la coesione tra i vari archi narrativi. L’episodio si concentra principalmente sulle vicissitudini dei vari Fraser/MacKenzie sparsi nel tempo, con particolare attenzione alla tragica scomparsa di Jane, all’ancor più tragica dipartita di Rollo e all’ancor più tragica sopravvivenza di Claire, indugiando goffamente su tematiche filosofiche e spirituali che, purtroppo, non trovano mai una piena realizzazione. Nonostante alcuni spunti vagamente interessanti, l’episodio non riesce a mantenere una coesione narrativa soddisfacente, e il risultato è un’esperienza di visione che non appaga mai le aspettative.
CLAIRE “L’IMMORTALE” FRASER
La trama dell’episodio si articola attorno a due principali fili narrativi: la “miracolosa” ripresa di Claire dopo essere stata colpita da un colpo di fucile in pieno addome (un’epica inverosimile che, evidentemente, non conosce limiti) e una riflessione sulla morte e sulla spiritualità, con l’introduzione di elementi soprannaturali che richiamano la tragica morte di Faith. L’intensità emotiva dovrebbe favorire una riflessione sul passato, sul dolore e sul senso di colpa che permea la vita dei Fraser. Tuttavia, l’episodio fatica a trovare il giusto equilibrio tra emozioni e risoluzioni narrative. Le tematiche trattate sono certamente di grande portata, ma la gestione degli sviluppi è troppo frettolosa e superficiale.
Un altro aspetto problematico riguarda le infinitamente – e inutilmente – smielate tra Jamie e Claire. Pur avendo momenti di emotività, la dinamica tra i due non sembra evolversi in modo significativo. La relazione è intrappolata in un’idealizzazione dell’amore che non lascia spazio a vere tensioni o confronti.
La scena in cui Claire si risveglia dal coma e pronuncia la frase “I’ve decided not to die.” – anche meno Claire – dovrebbe avere un qualche impatto simbolico, ma la leggerezza con cui viene trattata rovina tutto, stonando con la drammaticità del momento. Mentre le parole di Jamie, che cerca di rassicurare Claire sulla sua salvezza, sembrano ormai un refrain, come se il loro legame si fosse ridotto a un’involontaria ripetizione perpetua dei temi già esplorati nelle stagioni passate. È un amore che, seppur eterno, perde la sua forza nelle reiterazioni più che nelle nuove scoperte.
Parallelamente, l’approfondimento del personaggio di Frances, la sorella di Jane, e l’interazione tra i vari membri della famiglia Fraser offrono uno spunto di riflessione sulla morte e sulla famiglia. In particolare, il momento in cui Claire si confronta con la giovane ragazza, raccontandole del ricordo di Faith, riesce a restituire una buona dose di emotività, lontana dall’inseguire trame secondarie inutili. È uno dei pochi momenti davvero riusciti in un episodio che, per il resto, resta ancorato a soluzioni narrative che non lasciano il segno.
ABBI FAITH
Uno degli sviluppi un po’ meno putridi più promettenti per l’ottava stagione è la possibilità che Jamie e Claire possano finalmente costruire una famiglia insieme, un sogno che li ha elusi finora. La loro prima figlia non ha avuto il destino che speravano, perdendosi nel dolore della nascita, e Brianna ha dovuto crescere lontano da Jamie, strappata a lui per buona parte della sua vita. Al contempo, William ha vissuto nell’ignoranza riguardo alla sua vera paternità.
Nel corso delle stagioni, le loro vicissitudini familiari sono state segnate da separazioni e incertezze e l’arrivo di Frances potrebbe rappresentare per loro un nuovo inizio, un’occasione di ricostruire ciò che è stato perduto.
Dopo che gran parte dei conflitti di “Written in My Own Heart’s Blood” si sono risolti, l’episodio concentra la sua tensione sul destino di Jane. Imprigionata dai soldati britannici, mentre William viene eroso – giustamente – dai sensi di colpa, la sua sorte diventa l’elemento centrale. Non ci vuole molto affinché William prenda il controllo della situazione, una decisione che inevitabilmente lo allontana da Lord John. Quando quest’ultimo non riesce a fare quel passo decisivo, operando al di fuori della corruzione del dominio britannico, William si trova a riflettere sul tipo di uomo che desidera essere. La sua riflessione si trasforma in un percorso di crescita personale, segnando un momento cruciale nella sua evoluzione, mentre inizia ad affrontare le sue scelte con una consapevolezza più matura.
L’episodio si inserisce anche in una riflessione più ampia sul soprannaturale, che pervade la serie sin dai primi episodi. La visione di Claire di Master Raymond, che la visita durante la sua convalescenza, apre un discorso sulla morte e sulla possibilità che la figlia di Claire e Jamie, Faith, possa essere sopravvissuta al tragico parto. Questo tema, che ruota attorno alla speranza e alla fede, viene trattato in maniera interessante, ma l’episodio non riesce a trovare il giusto equilibrio tra il lato emotivo e quello narrativo, e il confronto tra la realtà e la visione di Claire, che la porta a pensare che sua figlia possa essere ancora viva, sfocia in una riflessione filosofica che, tuttavia, non giunge a una conclusione soddisfacente. Il potenziale drammatico del tema, legato a una delle esperienze più dolorose di Claire, non viene mai veramente esplorato, lasciando il pubblico con il consueto senso di incompiutezza.
In generale, A Hundred Thousand Angels tenta di approfondire la spiritualità, ma lo fa senza realmente gettare luce su di essa. Trattare questioni così profonde con una tale superficialità mina alla base la già flebile potenza emotiva dell’episodio, che perde così ulteriormente di incisività, e le visioni di Master Raymond e le sue parole enigmatiche rimangono sospese, come se l’episodio non fosse in grado di valorizzare a pieno una tematica tanto universale e pregnante.
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“A Hundred Thousand Angels” si configura come un finale di stagione poco coinvolgente, dove l’amore, il coraggio e i buoni sentimenti prevalgono su altri temi, come la spiritualità e la morte, che, pur offrendo spunti concettualmente interessanti, vengono trattati in modo superficiale e incompleto, come spesso accade. Nonostante alcuni momenti emotivamente significativi, l’episodio fatica a trovare un equilibrio adeguato tra i diversi elementi narrativi, risultando in una visione che non riesce a soddisfare appieno le aspettative. Nel complesso, la stagione continua a soffrire di una certa ripetitività, ma per fortuna la conclusione di questo viaggio stanco è ormai prossima.
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.