E anche per quest’anno il pattern stagionale è stato rispettato. La tradizione del finale di stagione prevede infatti una tipica ricetta: Claire Fraser in pericolo. Solitamente si tratta di arresti o rapimenti, ma il comune denominatore è sempre questa situazione di minaccia che incombe sulla testa di Claire.
Questa volta lo scenario cambia leggermente, colpendo in maniera più diretta la protagonista che si ritrova più che mai in bilico tra la vita e la morte.
Un espediente narrativo che in realtà ha un po’ stancato, dato che spinge il focus nuovamente sul personaggio di Claire e sul dolore riflesso di Jamie, mettendo in secondo piano gli eventi storici che dovrebbero trainare la storia.
SOS CLAIRE FRASER
Più che il giuramento di ippocrate si può dire che sia stata la solita testardaggine di Claire a portarla nell’ennesima situazione di pericolo. Lo sparo che la colpisce lasciandola in pericolo di vita sarà pure un evento dall’esito scontato, con l’arrivo di Denny pronto a salvare la situazione, ma porta delle inevitabili conseguenze a livello narrativo.
A partire da Jamie. La nomina a Generale era stato un punto importante degli scorsi episodi, lasciando trasparire un nuovo coinvolgimento in prima persona nella guerra in atto e, di conseguenza, un focus maggiore sull’evento storico in sé. Evento storico che in questa parte di stagione era stato fortemente accantonato per dare spazio a storyline vuote e prive di reale valore narrativo.
Il ritiro di Jamie dall’esercito porta quindi ad un passo indietro da questo punto di vista, con l’attenzione che nel prossimo episodio sarà sicuramente concentrata su Claire e il suo tentativo di restare in vita.
In realtà, anche questo episodio ha subito lo stesso trattamento. Sin dall’inizio, la puntata è stata costellata da noiosissime scene di dialogo tra Jamie e Claire mentre si susseguivano immagini di battaglie passate. A posteriori il tutto richiamava ad una tragedia in arrivo, ma allo stesso tempo questa catarsi narrativa ha nuovamente spezzato la dinamicità degli eventi storici. E con questi presupposti il finale di stagione probabilmente farà lo stesso.
INTERMEZZO
Questo penultimo episodio stagionale è stato in realtà lo specchio di tutta la seconda parte di stagione. Claire e Jamie, seppur non avendo una storia solida da raccontare, hanno preso il centro della scena lasciando in secondo piano chi invece sulla carta aveva più materiale.
Non che il materiale a disposizione degli altri fosse pregevole. A partire dalle due storyline di Roger e Brianna. Soprattutto la trama di quest’ultima continua a non convincere, in una fuga continua da un villain di cui lo spettatore tra un po’ avrà solo un ricordo sfocato data la poca attenzione ricevuta. Tale costruzione appare infatti approssimativa, mentre adesso la “fuga” della piccola Mandy verso Roger apre ad un nuovo dramma per Brianna.
Non molto diversa è la storia con cui è alle prese Roger. Il ritrovamento del padre appare tuttora superfluo, mentre la sua ricerca a vuoto di Jemmy non sembra neanche più seguire una strada ben precisa. Si spera che l’ultimo episodio porti a dei passi in avanti su entrambi i fronti o, a questo punto, ad una reunion della famiglia che metterebbe fine a questa storyline inconcludente.
Non va di certo meglio agli altri personaggi. Su tutti, negli ultimi episodi erano stati Lord John e William a prendersi un po’ di spazio sullo schermo. Anche in questo caso, però, il tutto viene semplificato all’eccesso, portando le storie ad una risoluzione quasi passiva. Il salvataggio di William avviene così in fretta da non creare nessun tipo di sensazione, mentre anche Lord John si congeda dalla sua presa in ostaggio senza troppe cerimonie. Un miscuglio di storyline senza nessun coinvolgimento emotivo. É questa la strada presa da Outlander in preparazione della sua ultima stagione?
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Par condicio in casa Fraser. Dopo la presunta morte di Jamie e la disperazione di Claire è il momento di capovolgere la situazione. L’effetto per lo spettatore è però sempre lo stesso e inizia un po’ a stancare.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.