Mussolini: “Per cambiare la storia ci vuole sfrontatezza, bisogna violare ciò che è considerato inviolabile, bisogna superare un confine che nessuno ha mai osato superare!”
Parafrasando le stesse parole del Duce (ormai arrivati al quinto episodio si può legittimamente chiamare così, anche solo per il fatto che è la parola ripetuta più stesso in esso), anche la trama orizzontale degli eventi in M. il Figlio Del Secolo supera qui confini non da poco.
Non solo perché la puntata in questione affronta tematiche decisamente attuali e controverse riguardo la presa di potere effettiva del Fascismo, ma anche per alcune scelte tecnico-stilistiche incredibili che dimostrano la grande duttilità e voglia di innovare di questo show. Per cui difficilmente si potrà vedere un prodotto del genere in altre occasioni, perfino per una piattaforma come Sky che comunque ha dimostrato varie volte di voler superare i propri limiti narrativi e stilistici.
I PATTI LATERANENSI
Ci voleva infatti un regista “straniero” come Joe Wright per mettere in mostra, in maniera tanto simbolica quanto tremendamente verosimile e attuale, la tematica del controverso rapporto fra Mussolini e il Vaticano. Tutto l’episodio, infatti, si concentra sulla nuova legge elettorale voluta da Benito per poter assicurarsi una maggioranza assoluta in Parlamento. Una vera e propria legge-truffa che però necessita di una buona maggioranza per essere votata.
Il che significa coinvolgere il maggior partito cattolico dell’epoca, il Partito Popolare di don Luigi Sturzo (Paolo Macedonio), che però appare contrario intuendo i pericoli di una legge simile. Così Mussolini è costretto, ancora una volta, a risolvere un problema ricorrendo alla sua solita natura opportunista e doppiogiochista, andando a mediare – da ateo convinto – con le alte sfere del Vaticano, di fatto ingraziandosele con la promessa di ricucire i rapporti Stato-Chiesa.
A parte regalare al grande pubblico una scena memorabile in cui Mussolini bestemmia apertamente (mascherata con il montaggio ma comunque comprensibile) – cosa mai vista in una serie tv, soprattutto italiana – lo show raggiunge il suo climax con l’evocativa scena di dialogo fra il Duce e un Cardinale rappresentante di tutta la gerarchia vaticana, in cui la scenografia, l’uso della luce e delle posizioni dei corpi dei due la fanno da padrone. A tutto questo si aggiunge l’uso, sullo sfondo, di alcuni dei più celebri quadri di Caravaggio, che rendono tutta l’atmosfera decisamente grottesca e inquietante allo stesso tempo.
IL DUCE E LE DONNE
La posta in gioco della serie dunque si fa sempre più alta, con un Benito Mussolini sempre più sfegatato e “mattatore” che, nonostante i successi ottenuti, vuole sfidare sempre di più regole e convenzioni per ottenere il potere assoluto. Anche se le difficoltà maggiori non sono tanto quelle politiche di difficoltà quanto quelle… amorose.
E qui l’episodio infatti introduce, per la prima volta, il personaggio di Ida Dalser (Jessica Piccolo Valerani), prima moglie di Mussolini, poi rinnegata, insieme a suo figlio, e rinchiusa in manicomio per coprire lo scandalo della sua relazione con il Duce (per chi volesse approfondire si consiglia la visione del film Vincere di Marco Bellocchio). Una scelta decisamente insolita quella di introdurre tale personaggio quasi completamente a caso, visto che non si era mai parlato di lei nei precedenti episodi.
La vicenda di Ida Dalser, di fatto, nasce e muore in questo episodio, per cui ci si chiede a che cosa sia servito presentarla al pubblico. Certamente lo scopo era decisamente quello di mostrare il difficile rapporto di Mussolini con le donne della sua vita (inserendo tale storyline con quella di Margherita Sarfatti e di Rachele). Tematicamente ci sta, anche se, in questo modo, lo show rischia di risultare alquanto schizofrenico.
CONCLUSIONE (DELLA DEMOCRAZIA)
Mussolini: “La democrazia è bellissima: ti da un sacco di libertà. Anche quella di distruggerla!”
A parte tali difetti comunque, tutto si può dire tranne che la serie risulti noiosa. Anzi, ciò non fa che accrescere il senso di ribrezzo ma anche di ammirazione nei confronti di questo personaggio che si dimostra, di puntata in puntata, sempre più ambivalente fra una bile seduttore (soprattutto di folle) e un individuo decisamente gretto e meschino. L’episodio si conclude con un ennesimo straordinario intervento-monologo del protagonista, sulle note di Elvis Presley in cui Luca Marinelli dà prova di tutta la sua abilità istrionica e di un campionario di espressioni facciali e smorfie incredibili, mentre sancisce la fine della democrazia parlamentare. E lo spettatore, così come gli stessi parlamentari, non può che prenderne atto e procedere verso l’episodio successivo.
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Il controverso rapporto tra Fascismo e Chiesa Cattolica spiegato bene in questo episodio di M. Il Figlio Del Secolo, che mostra un Mussolini al suo apice prima della definitiva consacrazione, pur dovendosi sempre destreggiare soprattutto fra questioni amorose più che politiche.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!