M. Il Figlio Del Secolo 1×06 – Episodio 6TEMPO DI LETTURA 4 min

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Continua la seduta di psicanalisi del popolo italiano (si ironizza), la serie che racconta l’ascesa di Benito Mussolini al comando assoluto dello stato italiano, ad ormai tre episodi dalla fine della stagione. Il percorso continua a porre nuovi quesiti da risolvere nella maniera più creativa possibile.

MA NOI CE LI ABBIAMO PIU’ DI 300 DEPUTATI?


Dopo il precedente episodio, dove il Duce riesce a portare alla sua causa il voto cattolico sulla legge elettorale da cambiare, in questo emerge il problema della rappresentanza del partito fascista in Parlamento. Il partito, nello stato attuale, non ha un numero sufficiente di candidanti presentabili per diventare parlamentari e quei pochi che ha sono poco altro di “cani randagi“.
Questo problema, risolto poi in maniera brillante e che sembra ricordare dinamiche molto recenti sempre nella Storia italiana (apriamo le liste al popolo facendogli giurare fedeltà assoluta), è un punto dolente sul quale si arrovella Mussolini non solo in questo episodio ma come leitmotiv all’interno della stagione: il partito fascista è lui e solo lui. Il resto è sì collegato ad esso ma vive solo della sua luce riflessa.
Tutti devono a lui qualcosa e, almeno in termini teorici, lui offre la soluzione ad un loro problema così da rendere tutti debitori di qualcosa. Il suo umore altalenante lo fa spesso deprimere sul futuro, proprio perché intorno a sé non ha nessuno con cui possa condividere questo ruolo così importante. Non può essere la Sarfatti che funge sia da motivatrice e consigliera ma in fondo mai veramente esclusa da qualsiasi sospetto di vicinanza per convenienza. Né il fido Cesare Rossi, di cui Mussolini non ha mai completa fiducia visto che molto spesso metta in dubbia l’effettiva fedeltà nonostante l’evidente fascinazione quasi idolatra che nutre Cesare per lui.

VEDERE ATTRAVERSO LE APPARENZE


I due sopracitati però svolgono un ruolo basilare per permettere di raccontare qualcosa di più del Mussolini-pensiero più profondo.
Cesare Rossi, in scambi sempre più serrati e ravvicinati, sbatte in faccia a Mussolini la sua atavica paura di cadere. La forza del racconto di questa serie sta proprio nell’analizzare gli eventi e le reazioni che suscitano nel duce, facendo sì delle ipotesi forse pilotate dalla narrazione ma non tanto lontane da quello che può emergere guardando dal di dentro cosa succede quando “accade la Storia“.
Nonostante si festeggia il risultato dell’ennesimo traguardo raggiunto, Mussolini rimugina su cosa potrebbe andare storto perché un giorno inevitabilmente accadrà (come sa chi vede la serie) ma proprio perché l’invenzione di un uomo (il fascismo e la sua non-dottrina politica) si regge solo sul peso di quell’uomo, senza avere basi che permettano di sostenersi se non sfruttando la paura e la violenza.
La Sarfatti non fa che ricordargli questo: lui è il fascismo e il fascismo non è altro che il prendersi sempre più potere e mantenerlo.
Questo potere però non farà altro che svuotare di senso la relazioni umane.

LA TUA FAMIGLIA DOV’E’?


Rachele Mussolini lascia la casa del marito perché, forse unica, lo ama realmente ma non può reggere la sua lontananza emotiva, ormai totalmente assorbita dal calcolo politico e dalle relazioni “utili”. Chiaramente è gelosa della Sarfatti ma anche del fatto che quell’uomo sarà di tutti e mai suo. Ovviamente un gesto così plateale non le può essere permesso e in qualche modo dovrà cedere ai “doveri di stati“. Destino diverso per chi non vuole piegarsi alla trasformazione continua (in questo caso del partito) e ne pagherà le conseguenze. I duri e puri nel partito sono un problema perché il partito è ciò che il Duce pensa debba essere in quel momento.
Al solito, tutto è narrativo a ritmi forsennati. Niente viene omesso allo spettatore, soprattutto i risvolti truci delle vicende, a sottolineare come la serie voglia sì essere originale, ma ben attenta a mostrare la realtà atroce dei fatti, preparando l’inevitabile finale tragico di stagione.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • La Sarfatti, Rachele Mussolini e Cesare Rossi. Ben interpretati, degni contraltari del duce, indispensabili specchi dell’anima
  • La regia così barocca ma nonostante tutto così “adeguata” alla mondo che dipinge
  • Un dubbio sorge riguardo la reale comprensione degli avvenimenti su cui conosce poco lo sviluppo degli eventi: una serie fruibile da tutti tutti?

 

Non si può che essere soddisfatti di questa storia sopra le righe ma così attenta a raccontarci cosa voglia dire essere italiani in tutte le sue componenti catalizzate da una figura carismatica come Mussolini. Un tremendo viaggi senza sconti attraverso l’anima più profonda di un paese che fatica a dirselo in faccia invece del classico e sempreverde “volemose bene“.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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