M. Il Figlio Del Secolo 1×07 – Episodio 7TEMPO DI LETTURA 3 min

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M. il Figlio del Secolo sta giungendo alla conclusione. Se sia quella definitiva, o solo di una prima stagione, ancora non si sa. Dipenderà molto probabilmente anche dal successo all’estero della serie.
Prima degli acuti finali, comunque, ci sono ancora un paio di pratiche da evadere.
Il Duce prima fa una scenata di gelosia a donna Rachele (da che pulpito!), poi riceve da re Vittorio Emanuele III una somma onorificenza: il collare della SS. Annunziata.
Bastano quindi una grossa catena d’oro e una vestaglia per dipingere Mussolini come un vero boss tamarro della malavita.
Si dà così ulteriormente ragione a chi ha visto sin troppi parallelismi fra l’interpretazione di Luca Marinelli e il Pinguino di Colin Farrell. Entrambi da applausi a scena aperta, sia chiaro.
Evase le pratiche, la puntata prende velocità e si dirige inesorabile verso il punto di non ritorno: il delitto Matteotti.

M. A CONFRONTO


Matteotti e Mussolini vengono rappresentati come due opposti che non si attraggono.
Il parlamentare veneto era nato da famiglia molto ricca, di proprietari terrieri. Si preoccupava dei contadini del suo Polesine, ai tempi una delle zone più povere e arretrate d’Italia. Aveva ideali che perseguiva con purezza intransigente. Era assolutamente contro la guerra, considerandola “cosa borghese, il cui conto lo paga la povera gente”.
Il Duce, come si è visto nelle puntate precedenti, vuole solo aumentare la sua ricchezza e il suo potere, con scaltrezza trasformista. Per lui “l’umanità di risulta” è solo un mezzo, al limite combustibile da bruciare per soddisfare le sue ambizioni.
L’episodio comincia a montare la tensione mostrando l’ultimo discorso di Matteotti in parlamento, poi l’onorevole che esce, guardandosi le spalle e cercando di cambiare strada mentre torna a casa, per evitare di essere seguito o, eventualmente, picchiato.

IL PEGGIO DEL PEGGIO


Quando entra in scena il “commando” di fascisti destinato a “dare una lezione” allo scomodo parlamentare, orrore e raccapriccio non hanno più fine.
La banda di idioti pezzenti chiamati ad eseguire il compito è quanto di peggio si sia mai visto.
Più di duemila anni fa, Cicerone scrisse delle orazioni contro Marco Antonio, chiamate Filippiche, perché avevano la stessa violenza di quelle pronunciate da Demostene contro Filippo di Macedonia. In esse si parlava, appunto, di Marco Antonio che vomitava ubriaco sotto le colonne del Foro Romano. Forse gli sceneggiatori hanno agito tenendo presente il modello, forse no, comunque il senso di profondo disgusto è lo stesso.
Due insegnamenti emergono chiari: se qualcuno crede di potere manovrare le altre persone come fossero marionette, sbaglia e pecca di presunzione. Non è per niente una giustificazione, inoltre, che Mussolini non intendesse fare assassinare Matteotti. La politica è politica, il bullismo è bullismo.

PUNTO DI NON RITORNO


La sceneggiatura si premura di raccontare le conseguenze dei fatti dell’estate 1924 non solo per la storia d’Italia, ma anche per il Duce, dal punto di vista del profilo pubblico, di quello personale e di quello psicologico. Conseguenze irreversibili su tutti i fronti.
A nulla valgono i discorsi pubblici, il fare finta di non sapere nulla. Anche perché non è difficile intuire la verità.
Mussolini, infatti, comincia a dialogare con l’enorme testone di granito che lo raffigura, posto al centro delle sue stanze. Compare Velia, la vedova di Matteotti, figura di tragica grazia e dignità. Elena Lietti la interpreta bene, così come Gaetano Bruno ha ben rappresentato il parlamentare veneto.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Gaetano Bruno
  • Elena Lietti
  • La banda di idioti pezzenti incaricata di “punire” Matteotti

 

La serie prosegue decisa e sicura. Luca Marinelli occupa saldamente il centro della scena mentre le vicende narrate toccano le note alte per un gran finale. La qualità del prodotto resta molto buona.
Resta, sicuramente, anche un problema tipico di questo show: molti personaggi e molte informazioni vengono snocciolati assai rapidamente, spesso con spiegazioni sommarie. Per chi volesse approfondire, però, senza avere il tempo di dedicarsi allo studio dei più autorevoli e completi saggi sull’argomento, ci sono, ad esempio, l’ultimo discorso di Matteotti, proposto dall’attore Alessandro Preziosi davanti alle camere riunite, nel centenario dell’assassinio. Oppure c’è il film Il Delitto Matteotti, del 1973, per la regia di Florestano Vancini. In quest’ultimo si spiega anche quale fu la sorte di personaggi come don Sturzo (nominato anche nella serie in oggetto) e Filippo Turati.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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