1923 2×02 – The Rapist Is WinterTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Rapist Is WinterGià al secondo episodio, 1923 si conferma essere la serie più debole dell’universo Yellowstone nonostante abbia tutte le caratteristiche potenziali per essere paragonabile alla serie madre o a 1883.

COSA NON VA


Nonostante si firmi col suo nome come sceneggiatore dell’episodio, Sheridan sembra non brillare nella sua scrittura, dando di nuovo esempio della sua discontinuità (soprattutto se scrive millemila serie diverse allo stesso momento). Ci sono tutte le caratteristiche che hanno reso Yellowstone una serie quantomeno memorabile: lotte fratricide, l’immenso potere della natura sull’uomo, atmosfere crude e crepuscolari, personaggi tagliante e dolenti. Insomma il solito carico emotivo che parla molto al cuore più che alla testa, facendo dimenticare spesso la mancanza di coerenza e di verosimiglianza in alcuni passaggi narrativi in favore del coinvolgimento.
Beh, anche qui c’è questo sbilanciamento, peccato sia presente in tutti i passaggi narrativi.
Si possono contare almeno 5 storyline diverse divise in altrettanti luoghi del mondo. Inoltre in questa seconda stagione ne sono state tagliate altre ma comunque si fatica a trovare un senso comune che le possa legare se non che il mondo (natura, società, fortuna) non aiuta nessuno dei Dutton, veri o acquisiti. A questo si aggiungono personaggi che ne scimmiottano altri già visti nello stesso universo senza essere per nulla di vago interesse. Un po’ poco se si vuole rendere l’esperienza quantomeno coinvolgente.

PERDERSI QUALCOSA NEL FRATTEMPO


A titolo di esempio di questa inconsistenza narrativa, si prenda il personaggio di Jack Dutton, il nipote sia di Jacob e Cara Dutton, sia del redivivo Spencer, fidanzato con Liz da poco trasferita nel ranch controvoglia. Nella prima stagione, si è vista nascere la loro storia d’amore e la sofferta decisione di trasferirsi nel ranch insieme agli zii. Nonostante questo secondo episodio risulti centrale per l’evoluzione del personaggio di Liz, il giovane Dutton compare solo in qualche scena con lo zio dicendo pochissime e dimenticabili battute, facendo letteralmente scordare allo spettatore che i due sono intimamente legati. Non esiste in precedenza una linea di dialogo tra i due che lasci “partecipare ed empatizzare” lo spettatore a quanto accadrà di lì a poco.
Altri personaggi, come Banner Creighton, passano da essere acerrimi antagonisti dei Dutton a persone fragili che provano paura per uomini come Whitfield solo quando questi espone i suoi piani imprenditoriali sullo sfruttamento dello sci come sport sui monti del Montana (cosa per altro per nulla già utilizzata in Yellowstone, assolutamente no).
Va bene una critica al capitalismo cannibale che rimane uno dei temi cari di Sheridan, ma un cambio di prospettiva così sembra troppo poco giustificato e a tratti anche comico.
Anche lo stesso Donald Whitfield non riesce mai ad essere veramente un personaggio profondo all’interno della serie ma viene caratterizzato solo attraverso mezzucci facili, come la perversione sessuale già ampiamente trattata nella prima stagione.

REPETITA IUVANT…ANCHE NO


A tutto questo, si aggiungono inutili ripetizioni narrative ed commenti forzati (quasi didascalici) della voce fuori campo di Elsa Dutton sulla natura crudele della montagna in inverno.
In due episodi si vedono ben tre scene con animali selvatici che attaccano umani o provano a farlo, tra l’altro coinvolgendo quasi sempre lo stesso personaggio (quello di Cara), rendendole stucchevoli e veramente al limite del didascalico.
Se una cosa può essere chiara nello Yellowstone-verse, è il ruolo chiave e centrale che la natura, inclemente, gioca sulle vite della famiglia Dutton (e non solo).
Si aggiunga una via del ritorno di Spencer veramente troppo esagerata per quanti problemi riesce ad incontrare e la sfiga che sembra perseguitare Liz anche solo perché osa svegliarsi la mattina, poco rimane da salvare finora. Forse l’unica storyline che sembra avere una potenzialità interessante è quella della fuggitiva Teonna Rainwater, che tra l’altro riesce a raggiungere quel Texas tanto amato da Sheridan. Non stupirebbe vederla arrivare al ranch 6666. Chissà.
In generale, poche cose sembrano appassionare in questo prodotto nato e, soprattutto, sviluppato tendenzialmente male.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Teonna Rainwater
  • Cara Dutton
  • Tutti gli altri personaggi 
  • La computer grafica non esattamente bella

 

1923 è un prodotto che va visto per chi è rimasto folgorato da Yellowstone e da 1883, ma si fatica a trovare un senso per chi non lo fosse. Questo nonostante abbiamo tutte le carte in regola per essere di valore.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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