Severance 2×06 – AttilaTEMPO DI LETTURA 4 min

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Severance Attila 2x06 recensioneOramai il livello di coinvolgimento emotivo di Severance ha raggiunto ottimi livelli. Questo sesto episodio non è da meno. Anzi, rivela sempre più una natura quasi morale nella scelta di scindersi in due dei protagonisti. Una scelta coraggiosa, ma anche inquietante.

PARADISO E INFERNO


Severance sembra nascondere dentro di sé tanti misteri ma, episodio dopo episodio, apre anche alla possibilità di esplorare sentimenti e situazioni che normalmente non sarebbero possibili. Almeno non se si pensa ad esseri umani che scelgono di scindersi e di entrare in competizione con se stessi, soprattutto in chiave morale.
Una delle caratteristiche che sembra accomunare tanti “esterni” è quella di essere persone che si potrebbero giudicare moralmente discutibili, se non proprio cattivi. Se si guarda a questo episodio è facile individuare come tale figura un inquietante Burt (un sempre splendido Christopher Walken), durante una stranissima cena con il marito Fields (John Noble) e un sempre più complesso Irving. Nei loro dialoghi emerge come la scelta delle scissione da sé stessi sembra acquisire anche un senso espiativo. In chiave religiosa, nel loro caso, ma estendibile anche ad una più generale possibilità di redenzione rispetto alla vita nel mondo reale.
Discorso applicabile ad Irving (alla luce anche dei documenti che un agente della Lumon scopre su di lui) ma anche a Helly e Dylan. Tutte persone su cui pende un giudizio morale negativo da parte dello spettatore, in favore delle loro versioni interne più pure e idealiste.

E MARK SCOUT?


Nel processo di riconciliazione con le due parti di sé stesso che Mark vuole portare avanti, il cammino sembra essere pieno di ostacoli, non solo dovuti al microchip installato nel cervello e che separa quelle parti. Mark ritrova le sue emozioni e la loro espressione, soprattutto rispetto alla sua piatta vita emozionale “interna” della prima stagione che gli ha comunque fatto raggiungere più dell’80% del completamento della sua missione.
Il suo rapporto complicato con Helly e la sua controparte Helena diventa sempre più stratificato e lo mette a confronto col suo desiderio che fa da specchio con la ricerca della verità sulla moglie. Anche qui, l’anima che sembra più buona la si vede nella sua controparte interna, quando riflette sul come abbia ferito Helly e cerchi di rimediare. Il suo spirito magnanimo sembra in contrasto con la sua controparte esterna nel prima parte dello scambio con Helena nel ristorante cinese. Mark arriva a flirtare con lei prima di rendersi conto che lo sta manipolando proprio agendo sul suo desiderio egoista. Tutto l’episodio è costellato di questi momenti di profonda introspezione alternati a confronti a due sempre molto intensi e pieni di testi e sottotesti.
Chi non ha provato un forte sentimento empatico in positivo e poi in negativo nei due momenti tra Dylan e sua moglie in questo episodio? La forza della narrazione di Severance sta tutta lì.

LA PERFEZIONE NEL PROPRIO RUOLO


Menzione d’onore per i momenti dedicati a Milchick, splendidamente interpretati da Tramell Tillman. Chi è familiare ai giudizi di performance annuali che alcune aziende fanno ai propri dipendenti sa cosa si può provare. Da quel giudizio può dipendere il futuro del dipendente, oltre al suo premio remunerativo, per cui vengono vissuti sempre con estremo stress. Milchick non è da meno e il giudizio espresso dalla Lumon è talmente pervasivo da portarlo a cambiare anche la sua modalità espressiva, sperando di essere meglio di quello che realmente è. Una persona quindi che si percepisce sbagliata e che vuole essere perfetta. Anche qui, un possibile sviluppo potrebbe prevedere anche per lui quella scissione che sembra rendere (apparentemente) migliori chi vi si sottopone.
A livello tecnico e, soprattutto in questo episodio, drammatico, la puntata tiene incollato lo spettatore allo schermo, attento a carpire ogni possibile gesto o parola dei personaggi, sperando di sciogliere il bandolo della matassa, senza considerare, però, quanto si rimane coinvolti nella tensione e nei sentimenti della narrazione. Un risultato così basta a classificare l’episodio molto positivamente.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Tutte le scene tra due (o tre) personaggi
  • Le successive scene in solitaria, raccogliendo i cocci emotivi generati
  • Tensione narrativa e livello d’attenzione altissimi
  • Scene anche decisamente raccapriccianti, sia a causa del sangue, sia per gli sguardi inquietanti di alcuni personaggi
  • Una decisa propensione a godere nel far vedere un’emorragia celebrale

 

Severance mantiene alto il livello di coinvolgimento, rivelando qualcosa (poco), ma aggiungendo cuore ed emozione al tutto. Il giudizio è quindi nettamente positivo.

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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