The Handmaid’s Tale 6×06 – SurpriseTEMPO DI LETTURA 3 min

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The Handmaid's Tale 6x06 recensioneEcco la buona notizia: questo episodio dura appena 37 minuti.
Potrebbero essere 37 minuti condensati di soddisfazione, dove il tempo limitato riesce comunque a racchiudere una determinata storyline. Naturalmente non è questo il caso.
A posteriori, “Surprise” racchiude un significato decisamente amaro per il pubblico, ma che non ha niente a che fare con quanto accade a fine episodio. Quello che viene spacciato per colpo di scena finale è infatti un risvolto ampiamente previsto e forse anche atteso, che quindi non sorprende di certo nessuno.

PAROLE, SOLTANTO PAROLE


Mancano appena quattro episodi al finale di serie, eppure lo show sta ancora perdendo tempo in inutili giri su sé stesso. Questo sesto episodio ne è la rappresentazione lampante. Appena 37 minuti di soli dialoghi vecchi, usurati e vuoti.
Sono tante le coppie protagoniste di conversazioni inconsistenti che sembrano più resoconti del passato che parti di dialoghi presenti.
A partire da Janine e Zia Lydia, uno strascico di storyline che si trascina da diverse stagioni proponendo sempre la solita dinamica. Anche qui, la conversazione tra le due non apporta nulla di nuovo o interessante: il risentimento di Janine è ovviamente ben saldo, mentre la folle percezione di salvezza da parte di zia Lydia non può che ritrovarsi schiacciata da più fronti. Le scene tra le due appaiono così fine a sé stesse, il cui unico motivo sembra quello di voler sfruttare ancora questi personaggi.
L’altra accoppiata non può che essere quella composta da June e Serena. Nella season premiere le dinamiche tra le due erano stato “apprezzate” in quanto creavano quel giusto contrasto per rendere più interessante i loro incontri. Adesso si assiste anche qui alla riproposizione di dialoghi consumati dal tempo, accuse reciproche che, ancora una volta, non apportano niente di nuovo alla trama, ma servono solo a ripercorrere il passato.
Il rapporto tra June e Serena poteva essere sfruttato in maniera più energica, con due personalità così contrastanti e un passato in comune pesante che porta con sé buon materiale narrativo. Si preferisce invece accontentarsi di questi incontri vacui e privi di qualsiasi input in favore della trama che rappresentano solo l’ennesima occasione sprecata.

LA TALPA


Come detto ad inizio recensione, nella mente degli autori probabilmente questo episodio doveva nascondere un colpo di scena finale. Il ruolo di Nick è sempre stato ambivalente, ma i continui aiuti a June sembravano tenere l’uomo, seppur sempre in bilico, più dalla parte dell’ex ancella. Al contrario di June, però, dal punto di vista dello spettatore era inevitabile aspettarsi un voltafaccia, non tanto per mero tradimento, quanto più per salvezza personale.
La rivelazione del piano MayDay da parte di Nick, dunque, non sconvolge per l’atto in sé, anche se questo cambierà sicuramente il rapporto con June e i risvolti ad esso legati. Molto più importante, invece, sono le conseguenze ai fini della trama, ciò che davvero importa ad uno spettatore ormai stanco e che si trascina in questi ultimi episodi solo per ottenere un agognato epilogo.
Con appena quattro episodi rimasti e un piano apparentemente fallito, il tempo a disposizione per creare un finale efficace sembra ristretto, mentre la voglia di assistere a nuove perdite di tempo è ormai da tempo esaurita.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Il “tradimento” di Nick e la scoperta del Mayday smuoverà finalmente le acque?
  • Mancano solo quattro episodi al finale
  • Episodio pieno di dialoghi usurati e inconsistenti
  • Appena quattro episodi al finale e la narrazione è ancora ferma 

 

Quattro episodi al finale e The Handmaid’s Tale forse rimette tutto in gioco. Considerata la perdita di tempo abusata delle ultime stagioni (e in questi episodi) il tempo restante sarà sufficiente per creare un degno finale?

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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