The Handmaid’s Tale 6×01 – TrainTEMPO DI LETTURA 3 min

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The handmaid's tale 6x01 recensioneCi sono voluti ben due anni e mezzo, ma The Handmaid’s Tale finalmente ce l’ha fatta a tornare in onda con l’ultima stagione.
Era il novembre del 2022 quando “Safe” chiudeva una quinta stagione che in realtà non aveva entusiasmato più di tanto. Una storia che ormai si trascinava da tempo e situazioni esasperate avevano portato ad episodi stanchi e privi di alcun acume narrativo.
Con queste premesse, i 10 episodi che compongono la sesta e ultima stagione non erano poi così tanto attesi. Da una parte l’esigenza di assistere ad un finale, dall’altra la paura dell’ennesimo inutile prolungamento.
“Train” si presenta ponendo le basi della stagione e portando tutti i personaggi ad un nuovo status quo. Un’introduzione legittima considerato che Hulu, come al solito, ha rilasciato insieme i primi tre episodi, permettendo così al pubblico di inoltrarsi in maniera più consistente nella nuova stagione.

LE RAGAZZE DEL TRENO


La season premiere riprende direttamente da dove si era interrotto lo scorso episodio, con il viaggio della speranza di June e Serena, insieme a tutti gli altri rifugiati di Gilead, su un treno senza destinazione ben precisa.
Una location ristretta che avrebbe potuto compromettere la dinamicità dell’episodio, ma che riesce a mantenere salde le aspettative grazie alle sue due protagoniste. Elisabeth Moss e Yvonne Strahovski continuano ad essere un duo ben rodato, capace di far risaltare al meglio le caratteristiche dei propri personaggi e, soprattutto, il complicato rapporto tra loro. Assistere a questa strana accettazione l’una dell’altra risulta sempre fonte di intrattenimento, anche grazie alle diverse percezioni che June e Serena portano sullo schermo.
Da un lato, infatti, c’è una June caparbia e disposta a tutto pur di andare avanti e che, per semplice compassione umana, non riesce a lasciare Serena in balia di rabbia e vendetta. Dall’altro lato, invece, c’è una Serena incapace di maturare come personaggio, incatenata alla dottrina di Gilead e ancora convinta delle scelte fatte in passato. Da questo punto di vista, i discorsi della vedova Waterford risultano ammorbanti e incoerenti con quanto ormai vissuto dalla donna, così come il suo considerare June compagna di avventura. Comportamenti che, come detto, non permettono alla donna di ottenere una presa di coscienza in realtà sacrosanta dopo gli eventi della scorsa stagione.
Quanto avvenuto sul finale di episodio, con il salto nel vuoto di Serena, non aiuta di certo il personaggio, che si ritroverà in una nuova situazione completamente da sola e senza nessun supporto di altri character. Situazione opposta a quella di June, che giunta in Alaska ritrova niente meno che sua madre. Un avvenimento, questo, che non appare indicativo per ciò che realmente serve al momento alla trama, ossia azione e concretezza.

CONTORNO E PROSPETTIVE


Oltre June e Serena, l’episodio non racconta molto altro. I personaggi che vengono presentati in un nuovo contesto sono solamente Nick e Moira.
Per quest’ultima, si apre la possibilità di una collaborazione da infiltrata, mentre Nick porta il pubblico a fare la conoscenza del suocero. Un uomo che rispecchia in pieno le caratteristiche di Gilead, con una posizione di potere e che, non si stenta a credere, prenderà il posto di Waterford nel ruolo di villain primario sia politico che personale.
Ma ciò che emerge maggiormente dal contesto in cui questi due personaggi sembrano ripiombare è il ritorno nel luogo dove tutto ha avuto inizio. La parentesi canadese, per forza di cose, non poteva essere il punto finale della trama. Gilead è ancora lì, ben salda con le sue regole e con la sua politica e appare inevitabile che, in un modo o nell’altro, tutti i personaggi principali vi convergeranno nuovamente per far ripartire e poi terminare l’intera storia.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Le dinamiche tra June e Serena riescono sempre a catturare l’attenzione
  • Un’ultima stagione a lungo attesa 
  • Serena e l’inconscia ipocrisia che rende infantile il suo personaggio
  • Gli altri character appaiono sempre come mero contorno

 

Dieci episodi per concludere una serie che, negli ultimi anni, si è un po’ persa per strada. Le possibilità di ennesimo sbandamento non mancano, ma, se ben sfruttate, non è troppo tardi per regalare un degno finale.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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