The Handmaid’s Tale 5×10 – SafeTEMPO DI LETTURA 5 min

/
5
(1)

The Handmaid's Tale 5x10 recensioneUn finale decisamente sottotono questo di The Handmaid’s Tale che presenta al pubblico la chiusura della sua penultima stagione. Molti eventi narrati sono la diretta conseguenza di quanto avvenuto negli ultimi due episodi.
L’attacco a Gilead per salvare Hannah, successivamente sventato, ha inasprito il rapporto tra il comandante Lawrence e June (come mostrato nel precedente episodio) tanto da portare i due in diretta contrapposizione obbligando Nick a schierarsi apertamente non solo con June, ma con il Canada alle cui autorità si consegna per diventare la spia infiltrata a Gilead che Tuello gli chiede di essere da diverso tempo. Un accordo che viene accettato giusto in tempo per cui Nick torni a casa per sferrare un colpo in pieno volto a Lawrence venendo di conseguenza arrestato. Uno sviluppo narrativo tanto utile quanto stupido.
Altro tasto dolente è il trattamento riservato a Janine, un personaggio totalmente in balia degli sceneggiatori che sembrano non avere la benché minima idea di quale strada far percorrere al personaggio.
Dopo essere diventata una fedelissima di Aunt Lydia, la ragazza viene inserita in casa di Naomi (ex moglie di Putnam) e Lawrence, così da poter essere nuovamente accanto alla figlia. Un arco narrativo che ha trasformato il personaggio rendendolo meno impulsivo e folle di come era stato presentato nelle prime stagioni totalmente gettato all’aria. Janine reagisce malamente durante un dialogo con Naomi e viene immediatamente arrestata e, probabilmente, portata alle colonie anche se di questo non c’è certezza.
“Safe” chiude una stagione di trasformazioni e cambi di prospettiva molto importanti. Non solo riguardanti June, ma anche Serena ed il suo nuovo ruolo di madre, ora in fuga esattamente come la sua ex handmaid per una alleanza talmente insperata guardando il passato dello show da lasciare in un certo tal senso interdetti.

PRIMA I CANADESI!


Il clima in Canada, come era lecito aspettarsi, si è ulteriormente incattivito nei confronti dei rifugiati di Gilead mettendo in mostra un lato cinico dell’essere umano di cui si è già scritto nella recensione di “Motherland”. Nel finale di “Allegiance” avviene una sorta di attentato durante le commemorazioni dei soldati morti durante il raid che doveva trarre in salvo Hannah (avvenimento già messo alle spalle da tutti, evidentemente). Chiaro segnale di un ambiente non più adatto alla vita tranquilla sperata da June e Luke.
Il monologo di June sulla fuga è utile per ricordare allo spettatore dov’era iniziata tutta la vicenda narrata dallo show, ossia dalla fuga (terminata in tragedia) di June, Hannah e Luke inseguiti dalla forza armata della nascente Gilead. All’epoca la fuga era avvenuta troppo tardi quindi ora sarebbe imperdonabile compiere lo stesso, medesimo, errore.
Da far notare in tutto ciò quello che sembra essere un pale buco narrativo con Rita e Moira, ufficialmente rifugiate in Canada con lo stesso tipo di problema di June e Luke, che appaiono come figure fisse sullo sfondo di una vicenda in cui, invece, avrebbero dovuto prendere parte attivamente visto il clima ostile. Difficile capire se sia solo un’enorme svista o frutto di una sceneggiatura come al solito non attentissima.

NUOVI EQUILIBRI IN VISTA DELL’ULTIMA STAGIONE


Il finale di stagione, come di consueto, ridelinea i nuovi equilibri. Nick e Luke sono confinati in prigione (rispettivamente in Gilead e in Canada). Lawrence ha preso moglie, riabilitando il suo nome, e sembra quasi farsi prendere la mano da quel potere tanto agognato e mai effettivamente avuto. Serena (con Noah) e June (con Nichole) si ritrovano in fuga, ancora una volta unite da un beffardo destino.
Rimane molto poco di interessante da dire sugli altri personaggi. A Gilead, fatta eccezione per i personaggi già citati, è il nulla: Aunt Lydia e Janine hanno ormai veramente poco da aggiungere oltre a quanto già esposto nei precedenti episodi.
Moira e Rita, che evidentemente non hanno interesse a fuggire dal Canada pur essendo a loro volta delle rifugiate di Gilead, sono svanite nel nulla ancora una volta.
Sembra esserci molta confusione riguardo a tutto ciò che non concerne i pochi, sparuti, personaggi principali rimasti in scena. Senza considerare che anche questi ultimi sembrano essere bloccati in loop narrativi interminabili: Luke nuovamente separato da June; il salvataggio di Hannah che non riesce a realizzarsi mai e poi mai; Janine tra genio e sregolatezza.
Da annotare poi come risulti di una pedanteria esagerata l’intera sequenza dell’incidente sia dal punto di vista cacofonico, sia dal punto di vista della regia. Per il primo punto non si sta facendo riferimento alla scelta della track musicale Kokomo dei The Beach Boys quanto piuttosto allo smodato uso dei rumori, dialoghi e suoni ovattati che rendono snervante la visione. Uno snervamento amplificato anche dalla regia che predilige lo slowmotion per una sequenza già di suo lenta e che quindi, amplificata sotto questo aspetto, risulta eccessivamente lunga e per l’appunto, pedante. Regista della puntata la stessa Elisabeth Moss, questa volta non benissimo.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lawrence in pieno controllo di Gilead, per ora
  • June e Serena di nuovo “amiche” (per necessità)
  • Nick e Luke in carcere
  • Parallelismi tra Canada e Gilead per sottolineare la debolezza dell’uomo
  • La scena dell’attacco a June
  • Moira e Rita
  • Tutti i personaggi secondari
  • La scelta di riportare Janine ad una situazione pre-esistente
  • Plot twist che sono, di fatto, tutti avvenimenti abbastanza prevedibili
  • June e Serena di nuovo “amiche”… ancora?

 

Un finale di stagione che tira le somme dei precedenti nove episodi e che proietta il pubblico verso l’ultimo arco narrativo. Alcune alleanze vengono ricostruite, altre distrutte in uno sconvolgimento abbastanza generale dove a rimetterci sono principalmente tutti i personaggi secondari. Per grande sfortuna sia della serie, sia del pubblico.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

5

Nessun voto per ora

Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

Precedente

Inside Man 1×03 – Episode 3

Prossima

The Crown 5×05 – The Way Ahead

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.