Nel lontano 2017 andò in onda la prima sorprendente stagione di The Handmaid’s Tale, in Italia conosciuta come Il Racconto Dell’Ancella. Una serie che, all’epoca, fu tra le più apprezzate, conquistando gli spettatori con la sua intensa e verosimile rappresentazione distopica, capace di entusiasmare (o meglio, di turbare) profondamente chi seguiva le vicende della povera Offred.
Ma cosa è rimasto di quelle emozioni, arrivati ora alla sesta stagione? Purtroppo, a malincuore, quasi nulla. Tutto ciò che di bello e innovativo aveva affascinato il pubblico è stato progressivamente abbandonato, lasciando spazio a una ripetitività estenuante che finisce per anestetizzare e deludere. Una copia sbiadita del passato, portata avanti più per motivi economici che per reali esigenze narrative, incapace di fermarsi quando avrebbe dovuto.
TRA PRIMISSIMI PIANI E PRIMISSIMI PROBLEMI
Aspettarsi qualcosa di diverso da questa nuova, ed ultima, stagione sarebbe stato da inguaribili ottimisti, difatti ciò che si era lasciato nel 2022 lo si ritrova ora, lo show continua a trascinarsi con la stessa, identica stanchezza che caratterizza la serie da ormai troppe stagioni. Per questo, i pregi e i difetti risultano sempre gli stessi.
Sul piano tecnico, come al solito, nulla da eccepire. L’impatto visivo resta di primissimo livello: ottima fotografia, regia pulita e un’estetica caratteristica che non tradisce mai. Peccato che a tutto questo si accompagni un abuso sistematico dei primi e primissimi piani che ormai rasenta il ridicolo. Scelta registica che nelle prime stagioni riusciva ad esaltare l’empatia per i personaggi ma che ora va bene solo per un drinking game con gli amici.
STATICITÀ ETERNA DENTRO E FUORI GILEAD
Come accennato diverse volte nel corso delle nostre recensioni, nella serie di Hulu tra i problemi più evidenti vi è sia la staticità di certi personaggi che di certe situazioni. Moira e Luke sono due personaggi che da stagioni si aggirano sullo schermo senza dire o fare nulla di rilevante. Renderli combattenti del Mayday sembra l’ennesimo tentativo disperato di giustificarne la presenza, soprattutto per far ritrovare tutti main character nello stesso ruolo per il grande scontro finale.
A Gilead tutto procede come al solito. Nick, minacciato dal suocero, sembra abbandonare l’idea di stare con June. Ma chi conosce la serie sa già come andrà: tornerà da lei appena possibile, come da copione ormai consunto. La situazione politica interna resta congelata, anzi, ciò si era evoluto con l’allontanamento di Serena Joy è stato velocemente soppresso per ritornare comicamente come prima.
JUNE E SERENA: RITORNO ALLO STATUS QUO
Come appena accennato, il percorso di Serena Joy rappresenta forse la contraddizione più grossolana di tutte. Richiamata a Gilead come ambasciatrice, si ritrova esattamente nella posizione che avrebbe dovuto ricoprire prima della sua cacciata. Una parabola che si è rivelata inutile. Anzi, funzionale solo a confezionare l’ennesimo periodo di riavvicinamento tra lei e June. Tutto cambia perché tutto resti com’è. Altro risvolto comicamente involontario.
Altro personaggio che ha fatto un giro immenso per tornare come diverse stagioni fa è June. L’ex ancella è riuscita ad arrivare stranamente sana e salva in Alaska, avendo la fortuna di ritrovare la madre in uno dei momenti più commoventi delle ultime stagioni. Tuttavia, dopo un acceso ed interessante confronto con colei che pensava fosse morta, si è capito il motivo di tale incredibile riconciliazione: il parcheggio della figlia (tanto per risolvere il “problema bambini” senza complicarsi troppo la vita) e via, di nuovo verso Gilead. Per l’ultima e decisiva volta.
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Alla fine di “Exile” si ha la netta impressione di aver chiuso la seconda parte di un lungo prologo, utile solo a riportare la storia sui binari del passato. Dopo sei stagioni, lo spettatore meriterebbe un trattamento più rispettoso, mentre invece prevale la sensazione che, persino saltando una delle stagioni precedenti, il risultato finale non cambierebbe poi molto. Almeno, però, adesso c’è la certezza che questo sarà l’ultimo e definitivo ritorno a Gilead, in vista del gran finale.
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Detto anche Calendario Umano, si aggira nel sottobosco dei prodotti televisivi e cinematografici per trovare le migliori serie e i migliori film da recensire. Papà del RecenUpdate e Genitore 2 dei RecenAwards, entra in tackle in pochi ma accurati show per sfogarsi e dire la propria quando nessuno ne sente il bisogno.