“Hair is our heritage. Hair tells us who we are, where we’ve been and where we’re going. My name is Sarah Breedlove. Making products for our hair is my passion. Hasn’t been easy, but no matter what, I refuse to give up the fight.”
Ispirata alla storia vera di Sarah Breedlove, meglio conosciuta come Madam C.J. Walker, e in particolare sulla biografia “On Her Own Ground“, scritto dalla nipote A’lelia Bundles, Self Made è qualcosa che non si vedeva da tempo, sia nel piccolo che nel grande schermo.
Madam C.J. Walker è stata, infatti, la prima self-made-woman americana in un’epoca (gli inizi del 900) che non brillava decisamente per l’intraprendenza nell’imprenditoria femminile. Se poi a questo si aggiunge il fatto che la protagonista in questione è una donna afro-americana allora la vicenda assume un contorno ancora più iconico.
Il tema del self-made man che si fa strada nella vita nonostante le difficoltà è un topos abbastanza diffuso nella filmografia e nello storytelling televisivo, ed è qualcosa di tipicamente americano. Tuttavia, negli ultimi tempi, causa un certo scetticismo nei confronti del sistema capitalistico, sono state molte di più le serie tv e i film che hanno criticato questo modello narrativo, proponendo businessman anti-eroi (la serie “Breaking Bad“) o facendo luce proprio sui lati oscuri di questo sistema (i film “The Wolf Of Wall Street” e “The Social Network“).
In questo senso Self Made si presenta, invece, come un prodotto abbastanza tradizionale, con una storia di riscatto sociale e di formazione che trasuda di retorica tipicamente made in USA. Ma questo non va letto nel senso negativo del termine. In realtà il nuovo show Netflix è un prodotto ben confezionato e che dimostra di volere veramente imprimersi nella mente dello spettatore. Prova di tutto ciò l’aver scomodato un cast di tutto rispetto, a cominciare dalla protagonista interpretata da un’ottima Octavia Spencer.
È soprattutto il comparto tecnico e registico però a farla da padrone in questa rappresentazione. Trattandosi di una storia ambientata nel mondo dell’industria cosmetica femminile è abbastanza naturale, infatti, che ad emergere sia soprattutto il lavoro di trucco e parrucco dello show, oltre alla scenografia che riproduce fedelmente il paesaggio urbano americano di inizio 900. Il tutto impreziosito dalla regia di Kasi Lemmons (anche co-produttrice della mini-serie), già autrice di lungometraggi della stessa pasta che qui mischia racconto biografico con fotografie storiche e scene metaforiche di alto impatto visivo come la lotta sul ring fra le due co-protagoniste della vicenda, Sarah e Addie (Carmen Ejogo), rivali d’affari la cui lotta richiama alla famosa “Sfida del Secolo di Jack Johnson” (che dà il titolo all’episodio).
Queste scelte, unite ad un ritmo narrativo e ad uno storytelling che, come già detto, è semplice ma efficace, fanno sì che questa puntata pilota scorra molto agilmente e riesca nel tentativo di far appassionare alle vicende di Sarah e ai suoi tentativi di sfondare in un mondo che non incoraggia di certo persone come lei. E forse, anche con questo livello di consapevolezza si può entrare maggiormente in empatia con il personaggio e decidere così di lasciarsi guidare nel suo racconto, fatto di momenti positivi ma soprattutto negativi.
Ovviamente l’episodio si conclude con quella che apparentemente è una sconfitta dell’american dream di Sarah, ma il monologo finale della protagonista (e il fatto che comunque mancano ancora altre 3 puntate) offrono una buona speranza, per chi non conoscesse già la sua storia, di ulteriori sviluppi.
Non rimane dunque che proseguire nella visione e scoprire come si evolverà la storia di questa originale e incredibile imprenditrice. A patto, ovviamente, di lasciarsi immergere nel mood dello show e nello spirito dell’american way of life di cui la mini-serie è impregnata. Safe Made non è certamente qualcosa di nuovo nel panorama televisivo, ma è senz’altro un prodotto a suo modo originale e genuino. E prosegue quella fortunata scia di mini-serie impegnate che, da “When They See Us” in poi, rimangono una delle modalità narrative della serialità televisiva che ancora dimostra di avere qualcosa da dire al proprio pubblico.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!