L’introduzione iniziale a cura di Russ Willard (uno splendido e magnetico Jonathan Pryce) ha lo scopo di far strada nel mondo di Tales From The Loop, nuova serie antologica a cura di Amazon Prime.
Ogni episodio di questa serie è ispirato ad un’illustrazione dell’omonimo art-book (poi divenuto gioco da tavolo) dell’artista svedese Simon Stålenagh. In questo universo alternativo, dei ragazzini si muovono in un ambiente arido e abbandonato (il paesaggio delle campagne svedesi nell’originale, l’Ohio in questa serie) in cui si mischia un’ambientazione volutamente retrò anni ’50-’60 con macchine e robot futuristici.
Le stesse ambientazioni e design che vengono qui replicate, con una straordinaria fotografia e scenografia, dal regista Mark Romanek, tra l’altro produttore della serie e autore di questo episodio pilota.
“Good evening. Or good morning, depending on where you reside. My name is Russ Willard, and I’m the founder of The Mercer Center for Experimental Physics, which was constructed here beneath the town of Mercer, Ohio, and which is referred to locally as the Loop. Its purpose: to unlock and explore the mysteries of the universe. As a result of our unique research, you will see here sights that, well, you’d say were impossible. And, yet, there they are.”
Tutte le vicende narrate negli 8 episodi di questa prima stagione si svolgono nella cittadina di Mercer e hanno per protagonisti gli abitanti stessi, tutti più o meno collegati al Loop, il Centro Ricerche nato per studiare una misteriosa roccia proveniente dal cielo, l’Eclipse, i cui pezzi sono sparpagliati in giro e provocano strani fenomeni la cui spiegazione è spesso oscura. Esattamente come in questo particolare episodio in cui una ragazzina, Loretta, si trova catapultata improvvisamente nel futuro dopo aver perso sua madre, scomparsa misteriosamente dopo aver rubato dal laboratorio un pezzo dell’Eclipse.
In questo particolare futuro in cui strani robot vivono assieme agli esseri umani, Loretta viene “adottata” dalla famiglia di Cole, un ragazzino della sua età, il cui nonno paterno è lo stesso Russ Willard. Nonostante la lenta risoluzione finale lasciata fino all’ultimo in uno stato perenne di suspense, meravigliosamente mostrata dalla regia di Romanek, in realtà il “mistero” dietro il funzionamento dell’Eclipse rimane. Ed è questo in realtà il bello di Tales From The Loop: si dà per scontato che il soprannaturale esista, ma senza alcuna spiegazione logica definitiva. Si tratta di un luogo al di là del tempo e della geografia ed ha a che fare più con l’inconscio che non con la realtà vera e propria.
La particolarità della serie sta proprio in questo mood particolare che cattura lo spettatore come se entrasse dentro un luogo magico ma la tempo stesso molto reale. La serie si presenta come “antologica” in quanto si presuppone che i prossimi episodi riguarderanno altri abitanti della misteriosa cittadina dell’Ohio. Ma il collegamento comune con il Loop e il ruolo di Willard fa presumere che alcuni character visti in questo episodio potrebbero tornare anche prossimamente. D’altra parte, così come l’Eclipse, anche i personaggi in questione sono dei “pezzi”, ciascuno collegato con l’altro. Non rimane quindi che vedere come le successive storie si collegheranno fra loro nei restanti 7 episodi, ma una cosa è certa: Tales From The Loop si candida per diventare una delle serie più interessanti di questa primavera appena iniziata.
Anche se basata su un format già ben collaudato da tempo (quello delle weird tales), la fantascienza mostrata in questa serie è più basata sulla meta-fisica che non sulla fisica vera e propria. Un lungo “sogno” capace di catturare l’attenzione dello spettatore e non rilasciarla fino alla fine.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!