The Path 2×04 – The Red WallTEMPO DI LETTURA 4 min

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No one can change the color of a white wall.

Se vi domandassero di descrivere The Path utilizzando un’unica parola, quale scegliereste? Una scelta decisamente ardua, starete pensando voi, e con ragione. Si tratta infatti di una decisione talmente ostica che perfino noi, recensori cresciuti a pane e serie tv, ci ritroviamo in seria difficoltà. E dunque, per superare questa spiacevole impasse valutativa, ci limitiamo a dire quale parola non ci azzarderemmo mai ad utilizzare: memorabile. Eh già, perché nonostante la serie riesca nell’intento di intrattenere quanto basta lo spettatore, è altresì vero che spesso i quasi cinquanta minuti di visione rappresentano per lo stesso un poderoso pugno negli zebedei una sontuosa rottura di scatole. Non tutti i cinquanta minuti, attenzione, ma soltanto le (purtroppo) svariate deviazioni dal focus narrativo, le quali, invece che arricchire la storyline principale con parentesi piacevoli e coinvolgenti, spesso assumono i connotati del classico “allungamento di brodo”.
Esemplificativo il segmento narrativo dedicato ad Hawk, componente teen-drama non richiesta e utile, ai fini del tema portante della serie, quanto la linea comica di Martellone ne Gli Occhi Del Cuore. Per coloro i quali tale metafora risulterà incomprensibile consigliamo l’immediato recupero della serie Boris – momentaneamente disponibile su YouTube, fino a quando la falce della tutela del copyright non colpirà il generoso utente – ma in attesa di tale gesto, ve la spieghiamo in poche e semplici parole: non importa a nessuno delle conquiste sessuali del giovane Lane.
Su un gradino immediatamente superiore troviamo le due indagini, la componente diciamo investigativa della serie, condotte in parallelo da Abe, per conto dell’FBI, e dalla strana coppia Richard/Kodiak , determinati a far luce sulla misteriosa morte di Steve Meyer. Queste due storyline rappresentano infatti il vero potenziale della serie, purtroppo al momento ancora latente in virtù di uno spazio eccessivo dedicato ad altre sottotrame molto meno coinvolgenti, quali ad esempio la già citata vita sentimentale di Hawk oppure la disputa circa la reale paternità del figlio di Mary. Nulla da dire in merito all’imprescindibilità di un sentiero narrativo secondario alle vicende che coinvolgono il protagonista, ma l’impressione, al momento, è che la gestione di tale sentiero potrebbe essere condotta in maniera più accurata, sempre centellinando gli avvenimenti in modo tale da avere il classico colpo di scena di fine stagione, evitando però di annoiare lo spettatore nel corso di questa coltivazione delle aspettative.
Infine, sul gradino più alto di questo podio dell’utilità narrativa, troviamo il vero punto di forza del telefilm, costituito dal triangolo Eddie/Sarah/Cal che, anche grazie a una performance sempre eccellente dei rispettivi interpreti, riesce a tenere vivo l’interesse dello spettatore tra una digressione diegetica e l’altra. In aggiunta a quanto già detto e ripetuto in svariate occasioni nel corso delle precedenti recensioni, ci pare giusto sottolineare uno degli aspetti più interessanti della serie – in questo quarto appuntamento stagionale più evidente che mai – ovvero l’empatia provata nei confronti di Eddie, vittima di un movimento che a prima vista appare fondato su solidi principi etici e disinteressati atti di bontà ma che, in realtà, nasconde dietro di sé tutte le deviazioni morali, e non solo, che lo stesso movimento condanna strenuamente attraverso la sua rigida disciplina. È proprio in questo contesto che si inserisce la citazione d’apertura, simbolo di una presa di coscienza che ognuno di noi dovrebbe tenere bene a mente per non correre il rischio di sprofondare in un abisso di insensatezze da noi stessi create, maturando invece la consapevolezza che spesso le cose, per quanto brutte possano essere, non possono essere cambiate. Una famiglia distrutta o un figlio non tuo rappresentano certamente due situazioni dalle quali qualsiasi essere umano vorrebbe uscire, magari rimettendo a posto i cocci, tornando a quando tutto era fantastico. Ma la verità è un’altra: per quanto intensamente ci proviamo, limitarsi a pensare che una parete bianca possa diventare rossa non la renderà mai tale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sempre ben gestite le dinamiche del movimento religioso
  • Forte empatia spettatoriale con Eddie
  • Sacrosante bottigliate in faccia a Cal
  • Ritmi blandi e poco mordente nella trama
  • Storyline secondarie abbastanza noiose
  • Le trame che andrebbero sviluppate restano fossilizzate

 

La settimana scorsa qualcosa pareva essersi mosso, stavolta invece abbiamo l’ennesima battuta d’arresto. L’episodio comunque non è una totale tragedia e dunque noi, ‘sta parete, la vediamo gialla.

 

The Father And The Son 2×03 ND milioni – ND rating
The Red Wall 2×04 ND milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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